Serbatoio del Vanoi. Ora nessuno vuole la diga, ma aiuterebbe a contrastare la siccità

Il Serbatoio del Vanoi è al centro del dibattito pubblico e politico. Al confine tra Trentino e Bellunese, aiuterebbe a contrastare la siccità. I pareri critici hanno aperto il dibattito

Serbatoio del Vanoi. Ora nessuno vuole la diga, ma aiuterebbe a contrastare la siccità

Alla fine, chi resterà con il cerino in mano? La domanda sorge spontanea alla luce della “frana di consensi” che si è scatenata dopo l’avvio del dibattito pubblico sul Serbatoio del Vanoi (tra i Comuni di Canal San Bovo, nel Trentino, e Lamon, nel Bellunese). L’obiettivo dell’opera, finalizzata a mitigare la penuria d’acqua lungo l’asta del Brenta tra Bassanese, Vicentino e Padovano, è la raccolta delle acque del torrente Vanoi, tra i principali affluenti del torrente Cismon, a sua volta primo affluente del fiume Brenta. Il bacino – coinvolgendo anche Cinte Tesino – potrebbe avere una capienza fino a 33 milioni di metri cubi d’acqua (con 245 mila metri cubi di calcestruzzo impiegato).

Il dibattito pubblico. Sul tavolo di confronto c’è il Docfap, ovvero il Documento di fattibilità delle alternative progettuali, presentato dal Consorzio di bonifica Brenta con il finanziamento di un milione di euro, concesso il 21 luglio 2022 dal ministero delle Politiche agricole e forestali. Il primo incontro si è svolto il 9 settembre a Canal San Bovo. L’indomani la discussione a Valbrenta. Dopo la terza tappa del 16 settembre a Cittadella, lunedì 23, alle 10.30, il progetto verrà illustrato online, sul sito dp-serbatoiovanoi.it. Osservazioni entro il 4 novembre.

Vanoi come il Vajont? «Sembra di rivivere il Vajont. Noi come Longarone negli anni Sessanta» ha affermato il sindaco di Fonzaso, Christian Pasa, intervenuto a Canal San Bovo. Una presa di posizione che ribadisce il “no” contenuto nell’ordine del giorno votato il 31 luglio dal consiglio comunale. «Le recenti analisi tecniche – recita il documento – hanno confermato che il Comune più interessato dai danni in caso di dam break (ovvero cedimento di una diga, ndr) sarebbe proprio Fonzaso. Anche se il cedimento completo della diga può sembrare un’eventualità remota, le conseguenze sarebbero devastanti». Sulla stessa linea anche Lamon e Sovramonte.

Valbrenta: difendiamo Valstagna. «A Valstagna nel fiume Brenta – ricorda il sindaco di Valbrenta, Luca Ferazzoli – scorrono di regola 900 metri cubi d’acqua al secondo. Durante l’alluvione del 1966, di cui conserviamo un triste ricordo, scorrevano 2.500 metri cubi al secondo. Ebbene l’autorità di bacino, che sviluppa modelli matematici di previsione dei quali dobbiamo tener conto, ci ha fatto sapere che nell’arco di 30 anni il nostro territorio potrebbe vivere una situazione in cui a Valstagna scorrano 2.400 metri cubi al secondo. E ancora che, nei prossimi cento anni, potremmo affrontare una situazione di 3.200 metri cubi al secondo. Proprio per scongiurare questa previsione drammatica, riteniamo che nella realizzazione del bacino del Vanoi possa essere compresa la cassa di laminazione che ci permetta di scongiurare la distruzione dei nostri abitati».

Chi ha voluto l’opera? Era il 17 novembre 2020 quando la giunta Zaia, approvando la delibera 1529/2020, ha inserito il progetto 110 (“Difesa idraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovo serbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta”) nell’allegato A del Pnrr del Veneto. Il progetto è compreso nel Macroprogetto 12 “Gestione risorse idriche”, un livello di priorità 2 (ovvero necessario ma non indispensabile). La motivazione dell’opera è a pagina 377 dell’allegato: «Un ampio territorio del bacino idrografico del fiume Brenta presenta caratteri di fragilità idraulica, tali da richiedere interventi di riduzione rischio idraulico. La realizzazione del Serbatoio del Vanoi garantirà tale risultato e, nel contempo, il deflusso ecologico nel fiume Brenta, la ricarica della falda e la navigabilità fluviale. Particolare importanza assume la presenza del nuovo invaso ai fini irrigui, attraverso la tesaurizzazione dell’acqua e l’aumento dei deflussi di magra, a favore dell’irrigazione di un vasto territorio delle province di Vicenza, Padova e Venezia». Nel novembre 2020 il cronoprogramma dell’opera veniva indicato in 60 mesi (entro il 31 dicembre 2026), per un costo di 150 milioni di euro.

Sostegno al progetto Vanoi. Con la delibera 116 del 2 agosto 2022 il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una mozione a sostegno dell’opera. Primi firmatari il capogruppo leghista Giuseppe Pan e il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti: 44 voti a favore, nessun contrario. A maggio 2023, il presidente Zaia ha fatto sapere di aver inserito il progetto della diga al primo posto nella lista – trasmessa al ministero delle Infrastrutture – di sei opere finalizzate agli interventi urgenti per il contrasto della scarsità idrica. In allegato la richiesta di un finanziamento di 150 milioni di euro.

C’è chi dice no. Il 18 maggio 2023 la Provincia di Trento, guidata dal leghista Maurizio Fugatti, ha preso le distanze dal progetto. Sottolineando che «l’area dov’è prevista la costruzione del Serbatoio è connotata perlopiù da pericolosità massima (P4) della Carta di sintesi della pericolosità provinciale». Il 5 ottobre 2023 ha espresso il suo “no”, all’unanimità, anche il Consiglio provinciale di Belluno. Il 12 luglio 2024 il presidente Fugatti ha inviato al Consorzio Brenta una formale diffida, intimandogli di sospendere l’iter di progettazione. Il 23 luglio scorso il Consiglio comunale di Canal San Bovo (in Trentino) ha bocciato all’unanimità il progetto. A fine luglio pollice verso giù anche dalla Società alpinisti tridentini e dal Cai.

Interrogazioni, mozioni e interpellanze. L’11 agosto 2023 l’onorevole Ilaria Fontana aveva chiesto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin se fossero state depositate richieste di valutazione d’impatto ambientale per l’invaso del Vanoi: la deputata M5s è ancora in attesa di risposta. Il 17 luglio 2024 i consiglieri regionali del Pd hanno presentato una mozione con la quale chiedono alla giunta Zaia di esprimere ufficialmente un parere contrario alla realizzazione dell’opera.

La protesta. Michele Facen, del Comitato per la difesa del Torrente Vanoi, ha annunciato per sabato 5 ottobre una manifestazione contro la diga a Lamon. L’iniziativa è nata a seguito dell’affollato incontro di approfondimento (svoltosi il 7 settembre a Lamon), al quale hanno partecipato, per Europa Verde, l’europarlamentare Cristina Guarda e il consigliere regionale Renzo Masolo (che il 18 luglio ha chiesto alla giunta veneta quali siano i suoi “effettivi intendimenti”) . «Noi – sottolinea Facen – non siamo soltanto il Comitato del no, come ci definisce il partito del cemento. La nostra petizione, che ha superato le seimila firme, recita “No alla diga, sì alle alternative”».

La Regione Veneto frena: via ogni dubbio, altrimenti è no

Fa chiarezza il Governo: pur volendo, non ci sono risorse economiche per finanziare la diga. A evidenziarlo è Simona Angelini, direttore generale del ministero dell’Agricoltura, che ha spedito giorni fa una lettera a Regione, Provincia di Belluno e quella di Trento e ai sindaci in cui afferma che «non è previsto alcun finanziamento per la realizzazione dell’opera». La lettera precisa che oggetto del finanziamento da parte del ministero dell’Agricoltura era solo «lo sviluppo progettuale avente a oggetto la realizzazione di un bacino sul torrente Vanoi». Intanto anche il presidente Luca Zaia manifesta, a voce, la sua contrarietà: «Non siamo innamorati né della causa a favore, né di quella contraria, certo non ci possiamo permettere un secondo Vajont e finché non è risolto anche il più piccolo dettaglio che potrebbe creare allarme e preoccupazione la nostra posizione è di chiusura».  

Un lago artificiale in tutta la Val Cortella

La diga verrebbe costruita nella zona più a nord del Comune di Lamon, in provincia di Belluno, al confine con la provincia di Trento. Lo scopo è quello di raccogliere le acque del torrente Vanoi, principale affluente del torrente Cismon, a sua volta uno degli affluenti più importanti del fiume Brenta che attraversa la campagna veneta fino a sfociare nel mar Adriatico. Secondo le stime dei tecnici, la diga porterebbe a creare un lago artificiale da 33 milioni di metri cubi di acqua. Il bacino invaderebbe tutta Val Cortella, in particolare una parte consistente del territorio di Canal San Bovo, in Trentino.

Chi ha voluto l’opera? Era il 17 novembre 2020quando la giunta Zaia, approvando la delibera1529/2020, ha inserito il progetto 110 (“Difesaidraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovoserbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta”)nell’allegato A del Pnrr del Veneto. Il progettoè compreso nel Macroprogetto 12 “Gestione risorse idriche”, un livello di priorità 2 (ovvero necessario ma non indispensabile). La motivazionedell’opera è a pagina 377 dell’allegato: «Un ampioterritorio del bacino idrografico del fiume Brentapresenta caratteri di fragilità idraulica, tali da richiedere interventi di riduzione rischio idraulico.La realizzazione del Serbatoio del Vanoi garantiràtale risultato e, nel contempo, il deflusso ecologico nel fiume Brenta, la ricarica della falda e lanavigabilità fluviale. Particolare importanza assume la presenza del nuovo invaso ai fini irrigui,attraverso la tesaurizzazione dell’acqua e l’aumento dei deflussi di magra, a favore dell’irrigazionedi un vasto territorio delle province di Vicenza,Padova e Venezia». Nel novembre 2020 il cronoprogramma dell’opera veniva indicato in 60 mesi(entro il 31 dicembre 2026), per un costo di 150milioni di euro. 

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