Ricucire col terzo settore. La “svolta” attesa dal nuovo governo
Intervenire sulla non autosufficienza e lavorare ad un “rapporto sereno, costruttivo e promozionale con la società civile”. Ecco cosa avrebbe aggiunto Gianfranco Marocchi, direttore di Welfare Oggi, in un ipotetico trentesimo punto del programma di governo. “Le convergenze per fare cose interessanti ci sono”
ROMA - Le convergenze tra Movimento 5 stelle, Pd e Leu per fare “cose interessanti” ci sono, ma la vera svolta ci sarà soltanto se il nuovo esecutivo riuscirà a ricucire un “rapporto sereno, costruttivo e promozionale con la società civile, in tutte le sue forme”. Ne è convinto Gianfranco Marocchi, direttore di Welfare Oggi, che su Redattore Sociale passa al setaccio gli aspetti relativi al welfare e al mondo del terzo settore contenuti nei 29 punti del programma condiviso dalle forze politiche attualmente al governo. Un documento che “mostra delle convergenze abbastanza consistenti soprattutto su alcuni temi sensibili per il sociale”, spiega Marocchi. “Ci sono tutti gli elementi per dare vita ad una esperienza che ha buone possibilità di fare cose interessanti. In questi anni, queste due forze politiche si sono osteggiate in modo molto duro e non sempre è facile ricucire, ma ritengo che le possibilità ci siano”.
Convergenze “effettive”, spiega Marocchi, che emergono anche dalle parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alle Camere, a partire dall’annuncio di un provvedimento che riguarderà i servizi per l’infanzia, ma il programma che ha messo d’accordo M5s e Pd è ricco di note dedicate al sociale. Basti pensare al primo dei 29 punti che indica come prioritarie nella prossima legge di bilancio “misure di sostegno alle famiglie e ai disabili” e “il perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa”, ma anche “l’incremento della dotazione delle risorse per la scuola, per l’università, per la ricerca e per il welfare”. Una promessa, certo, ma secondo Marocchi ci sono tutti gli elementi perché venga mantenuta. “Sia con il bonus degli 80 euro di Renzi che con il Reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle, quando si è trattato di reperire cifre che si aggirano attorno ai 10 miliardi, i governi sono riusciti a farlo - spiega Marocchi -. Immagino quindi che la cosa non sia impossibile”.
Per Marocchi, però, una priorità per l’Italia c’è e non sembra essere stata esplicitata né dal programma di governo, né dal discorso programmatico di Conte. “Ci sono alcune ‘scoperture’ importanti nel welfare italiano - spiega Marocchi -. Una di queste è la non autosufficienza su cui il governo dovrebbe iniziare pensare interventi consistenti”. E la scomparsa del ministero dedicato alla disabilità non rappresenta di certo un ostacolo nell’affrontare quella che Marocchi ritiene essere una delle più importanti priorità sociali da affrontare. Un dicastero dedicato, infatti, “sembra voler dare più attenzione al tema - aggiunge Marocchi -, ma in realtà è tra i motivi che negli anni hanno fatto crescere il nostro welfare in modo disorganico. Se mi si chiede dove giocherei 10 miliardi di euro, dico la non autosufficienza, ma senza creare strutture amministrative settoriali e categoriali. Il tutto deve essere realizzato nell’ambito di un disegno di welfare dove vengano via via individuate le priorità”.
L’attenzione alle fasce più deboli è di sicuro un punto d’incontro tra le forze politiche del nuovo esecutivo e i passi avanti fatti nell’elaborazione del Reddito di cittadinanza (Rdc) in qualche modo hanno spianato la strada per un dialogo tra le parti. “Molte delle critiche fatte al Reddito di cittadinanza, sia da forze politiche ma anche dal mondo del terzo settore, riguardavano una prima versione della misura che effettivamente prestava il fianco a quel tipo di osservazioni - continua Marocchi -. Poi, anche in assenza di un dibattito pubblico e di un confronto intenso con i diversi stakeholder, comunque il provvedimento finale è molto migliorato”. È la stessa rivista guidata da Marocchi che nell’ultimo numero approfondisce il tema e il ruolo degli enti locali nel Reddito di cittadinanza. “La misura presenta una serie di incertezze organizzative, che sono quelle messe in luce anche sulla nostra rivista, ma presta molto meno il fianco alla critica di essere una misura meramente lavoristica - spiega Marocchi -. Se a questo punto le forze politiche riusciranno a fare sintesi prendendo il meglio delle due misure, sicuramente ci sarà la possibilità di fare un ulteriore passo avanti”.
Da interpretare, invece, la promessa di un “rafforzamento” della cooperazione allo sviluppo da parte del nuovo governo. Il timore di Marocchi è che questo tema sia legato in qualche modo con quello dell’immigrazione. “Dire ‘aiutiamoli a casa loro’ come alternativa a politiche di integrazione è un pensiero distorto”, chiosa il direttore di Welfare Oggi. “Il rilancio della cooperazione allo sviluppo è positivo - spiega Marocchi -, ma non si manchi di dare discontinuità alle politiche della parte verde del passato governo sull’accoglienza”. Per Marocchi, su questo fronte si gioca “una delle sfide più importanti” per questo governo. “Se non la vinciamo, le forze xenofobe batteranno la grancassa in vista delle prossime elezioni, mentre se si rinuncia e si ricade in politiche un po’ alla Minniti semplicemente si perderà perché la parte della sinistra si disaffezionerà al Pd. Bisogna riuscire a fare politiche di accoglienza e a farle bene”.
La vera “svolta” che ci si può aspettare dal nuovo governo, però, riguarda soprattutto il rapporto con il mondo del terzo settore. In un ipotetico trentesimo punto del programma di governo, Gianfranco Marocchi avrebbe inserito anche questo, oltre all’urgenza di un intervento a favore della non autosufficienza e alla necessità di un cambio di passo nelle politiche di accoglienza. “Occorre definire un rapporto sereno, costruttivo e promozionale con la società civile, in tutte le sue forme - conclude Marocchi -. Sarebbe una svolta. Bisognerebbe iniziare a dirlo, cosa che il Movimento non fa. Poi dal dirlo al farlo bisogna trovare il giusto equilibrio tra l’essere promozionali, i necessari controlli e la necessità che le forze della società civile siano lasciate libere di esprimersi”. Per Marocchi, il Movimento 5 stelle “deve accettare la realtà che il terzo settore è un pezzo prezioso del nostro paese, positivo e da sostenere. Quello che questo mondo ha sofferto in questi ultimi anni è una regolazione che invece di essere promozionale si è dimostrata deprimente, repressiva e gravosa. Questo è uno dei punti che mi piacerebbe vedere enunciato come importante e strategico”.
Giovanni Augello