"Nelle nostre carceri non c'è la «peggior umanità»". La lettera alla Difesa del diacono Vito Ometto dopo le parole di Elena Donazzan
Tanto clamore hanno generato le parole dell'assessore regionale al lavoro Elena Donazzan, che riferendosi alle persone chiuse in carcere ha parlato di "peggior umanità". Di seguito riportiamo la lettera inviata alla Difesa da Vito Ometto, diacono permanente impegnato proprio presso il Carcere circondariale di Padova.
«La peggior umanità». Con queste parole l'assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan, si è espressa commentando gli ultimi episodi di violenza nelle carceri di Padova.Ma esiste una peggior umanità? Secondo la sig.ra Donazzan sì e si trova nelle carceri d'Italia. Ma questa rappresentante regionale conosce chi è ospite dei nostri carceri? Conosce le storie di chi si trova dietro le sbarre e le vicende che li hanno portati lì? Mi permetto di presumere di no. Conosce per bene lo stato in cui vivono i reclusi e il grande lavoro che fa la polizia penitenziaria? È vero, ci sono dei reclusi che sono più problematici di altri, ma spesso hanno anche problemi legati a depressioni e malattie mentali che avrebbero bisogno di più attenzioni o luoghi diversi dal carcere normale. Nelle nostre carceri non c'è la «peggior umanità»; ma ci sono umanità che hanno avuto nella vita meno opportunità di umanizzazione rispetto ad altri. E il compito di chi li incontra come i cappellani, diaconi, religiose/i, volontari... è quello di ascoltare e parlare loro con il cuore, che significa, essenzialmente, sentire per l’altro e sentire con l'altro. L’umanità, che non si può non avere, si può vivere nella quotidianità attraverso un’educazione attenta all’affettività, alle emozioni, all’empatia, al confronto, alla resilienza. L’umanità è il sentimento che identifica ognuno di noi che ci rende simili, assomiglianti, vicini, solidali, uniti. Umani insomma. Noi ci crediamo e ci proviamo.
Vito Ometto
diacono permanente presso il Carcere circondariale di Padova