Manca quell’inchiostro. A 80 anni da Camaldoli un futuro da scrivere
Dopo 80 anni, le domande sono se un laicato pensante come quello di Camaldoli esiste oggi e se così non è quali sono le cause della dissolvenza.
“La visione di Camaldoli aiutò a preparare quell’inchiostro con cui venne scritta la Costituzione, frutto di idealità ma anche di capacità di confronto, visione, consapevolezza dei valori della persona, la giustizia e la libertà”.
L’immagine dell’inchiostro è nella prolusione del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, al Convegno sul “Codice di Camaldoli” tenutosi il 21 luglio scorso alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono trascorsi 80 anni dal luglio 1943 quando un gruppo di giovani intellettuali cattolici, pensatori del sociale, mettevano per iscritto il frutto di un cammino culturale e spirituale iniziato qualche anno prima e che prendeva spunto dal Codice Sociale di Malines (Belgio) pubblicato nel 1927 per iniziativa dell’Unione Internazionale di Studi sociali di ispirazione cristiana.
In realtà quello di Camaldoli non è un vero e proprio Codice anche se per consuetudine così continua ad essere definito. Il titolo del documento programmatico, “Principi dell’ordinamento sociale”, indica il percorso che, in coerenza con il pensiero sociale della Chiesa, si misurava con le sfide di quegli anni difficili e nel contempo poneva le basi per affrontare le sfide del futuro.
Nel rileggere il testo balza subito agli occhi la “premessa sul fondamento spirituale della vita sociale”.
È sul fondamento spirituale che a Camaldoli si sono sviluppati e sono cresciuti il pensare e l’agire di alcuni visionari cattolici. Oggi di questo fondamento spirituale non c’è quasi più traccia. Lo si ritiene addirittura superfluo in nome di un pragmatismo politico che, afferma il card. Zuppi, denota una mancanza di visione e una preoccupante ignoranza. Non a caso il sociologo Mauro Magatti in un articolo apparso su Avvenire il 15 gennaio scorso scriveva: “Dare risposta alle domande di giustizia sociale e di senso che salgono da tante parti, riconoscere le diversità culturali della persona, della pace sono passi difficili e possibili solo grazie a una nuova intelligenza politica che presuppone un livello spirituale più alto. Senza il quale il prezzo che dovremo pagare alle sfide che ci stanno interpellando sarà ancora più alto”.
È possibile, come accadde con Camaldoli per la Costituzione, ritrovare l’inchiostro, oggi si direbbe il toner, per scrivere pagine di futuro ricche di genuina umanità? È possibile un soprassalto spirituale per mantenere viva la politica e quindi la democrazia? Allora si levò la parola di Pio XII e un laicato pensante l’accolse, la studiò, la rese generativa di pensieri, di progetti e di processi per costruire il bene comune.
Cosa rimane di un’esperienza di cattolici che compie 80 anni? Non c’è più quell’inchiostro?
Nel 2013 Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium scriveva: “Ora vorrei condividere le mie preoccupazioni a proposito della dimensione sociale dell’evangelizzazione precisamente perché se questa dimensione non viene debitamente esplicitata si corre sempre il rischio di sfigurare il significato autentico e integrale della missione evangelizzatrice”.
Ecco il richiamo a “quell’inchiostro”, all’irrinunciabile legame tra la dimensione spirituale e quella culturale.
Dopo 80 anni, le domande sono se un laicato pensante come quello di Camaldoli esiste oggi e se così non è quali sono le cause della dissolvenza e quali le condizioni per una ripartenza, per un nuovo inizio.
C’è un Sinodo in corso a parlare di ascolto dello Spirito e il prossimo anno ci sarà la cinquantesima Settimana sociale dei cattolici in Italia a parlare di democrazia. Due occasioni per ritrovare quell’inchiostro.