Ma il mare non era di tutti? Sdraio a centinaia di euro? Meglio i “leoni dell’Atlante”
Sdraio e ombrelloni a centinaia (se non migliaia) di euro al giorno? Nell’Italia del 2024 sembra sempre più diffusa la moda del lido super-lusso per (micro)vacanze esclusive, almeno a leggere i giornali, che pure, tra tensioni geopolitiche, sbalzi in borsa e bilanci regionali a ridosso di Ferragosto, non sarebbero di certo a corto di informazione.
A tutto questo, anche al costo di scivolare sul piano inclinato di un moralismo “da spiaggia”, è il momento di dire basta. Bravi, ma basta. In questa temperie mediatico-sociale, infatti, sembra non esserci sufficiente considerazione per un paio di questioni che invece di attenzione ne meritano. Ma andiamo con ordine. Da settimane, leggiamo sulla stampa nazionale di spiagge, in terra di Puglia o in Versilia, nelle quali il solo pacchetto ombrellone+lettino oscilla dai 300 ai 700 euro al giorno. Ci sono poi le voci “componenti nucleo famigliare”, consumazione al bar o ristorante, massaggio, servizio all’ombrellone. Insomma, se si è in quattro, sforare i mille euro è un gioco da bagnanti. E se i lidi veneti appaiono più abbordabili, i giornali locali ci confermano che lo stabilimento dell’hotel Excelsior del Lido di Venezia è il terzo più caro del Belpaese, superato solo da Le cinque vele Beach club della Marina di Pescoluse (detta anche “le Maldive del Salento”) e dall’immancabile Twiga di Marina di Pietrasanta (e non di Forte dei Marmi, che è lì a due chilometri), di proprietà di Flavio Briatore al 56 per cento, attraverso la società Majestas basata in Lussemburgo, e per il 33 per cento di Dimitri Kunz, compagno della ministra del Turismo Daniela Santanché, attraverso più società riconducibili a lui. Ebbene, in uno di questi servizi, emerge come il gestore di un lido ligure paghi allo Stato 4.850 euro l’anno di canone, quanto ricava da una fila di ombrelloni in un solo giorno di apertura. E qui si spalanca l’eterna questione della direttiva europea sulla gestione delle concessioni balneari. Intendiamoci, nulla da eccepire sul lavoro dei singoli imprenditori, tanto più se ai mille servizi proposti a prezzi esorbitanti corrispondono decine di posti di lavoro (speriamo altrettanto ben pagati). Ma davvero è possibile chiedere cifre ridicole in cambio dell’utilizzo di porzioni uniche di demanio pubblico a scopi di lucro? Nel decennio 2010-2020, solo nella nostra Regione, i sindaci si sono visti tagliare risorse in bilancio per oltre 775 milioni di euro – che si sono tradotti in riorganizzazione (leggi taglio) di servizi alla cittadinanza in ambiti chiave come la sanità, la scuola, i servizi sociali, la cui domanda è esplosa dopo la pandemia. Davvero possiamo permetterci di “regalare” ogni anno a pochi l’opportunità di guadagnare molto su un bene pubblico? Quanto meno, mettiamo a bando le concessioni e allarghiamo a tutti questa possibilità, che oggi passa quasi come diritto di successione dai genitori ai figli. Per questo non scandalizza la sentenza della Corte di giustizia europea di un mese fa: alla fine della concessione – hanno stabilito le toghe comunitarie di stanza (anch’esse) in Lussemburgo – lo stato può entrare in possesso di tutte le strutture inamovibili come spogliatoi, piscine, bar. Il contenzioso è stato elevato davanti alla corte dal Consiglio di stato italiano che si occupava di un caso di Rosignano Marittimo (Li) dove la stessa società ha gestito un lido dal 1928 al 2007… Sono passati 18 anni dalla direttiva Bolkenstein con cui l’Europa incentivava la concorrenza aprendo i bandi. Tutti i Governi hanno prorogato, ultimo rinvio firmato Meloni (ministra Santanché, qualcuno intravvede un conflitto di interesse?) fino a fine 2024: vediamo che succede. Ma non è tutto qui. Mentre scriviamo queste righe il missionario in Marocco padre Renato Zilio ci invia il racconto dei «veri Leoni dell’Atlante», che non sono i calciatori, ma i minori non accompagnati che di giorno mendicano per le strade di Rabat dopo aver attraversato il Sahara e di sera si scatenano a calcio nel campo della missione cattolica. Che l’estate di vip e lustrini lasci il posto al loro coraggio. E al loro futuro.