Luce, la mascotte del Giubileo in stile anime, conquista il web e il Lucca Comics. Nuova evangelizzazione parlando la "lingua corrente"

Quest'anno, tra i tanti protagonisti di Lucca Comics & Games, ha brillato una figura inaspettata: Luce, la mascotte ufficiale del Giubileo 2025. Presentata ufficialmente da mons. Rino Fisichella, Luce ha saputo catturare l'attenzione non solo dei fedeli, ma anche degli appassionati di fumetti e cultura “nerd” di tutto il mondo. Il fenomeno mediatico che l'ha coinvolta è andato ben oltre le aspettative, generando fanart, meme e discussioni appassionate, e dimostrando come un simbolo religioso possa diventare un ponte culturale universale.

Luce, la mascotte del Giubileo in stile anime, conquista il web e il Lucca Comics. Nuova evangelizzazione parlando la "lingua corrente"

A Lucca Comics and Games, quest'anno, la protagonista era lei: Luce, la mascotte ufficiale del Giubileo 2025, presentata lunedì scorso da mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, durante una conferenza stampa dedicata agli eventi culturali che precedono l'apertura ufficiale del Giubileo, la notte di Natale.

Luce si può ammirare appena dietro il Duomo, subito dopo la versione gigante di Rufy di One Piece, anch'essa titanica, gonfiabile e illuminata di notte. A poca distanza, dentro una teca trasparente, c'è anche uno dei prototipi della sua statuetta, circondata da adesivi e volantini che spiegano a decine di migliaia di giovani e meno giovani amanti di fumetti e cosplay che cos'è un Giubileo. In molti si fermano per farsi una foto con questa ragazzina ormai entrata nell'immaginario di tutto il mondo.

I social media – non solo nei profili cattolici, ma anche in quelli legati al vasto mondo della cultura “nerd” in varie lingue, giapponese e coreano compresi – sono un susseguirsi di fanart, omaggi e commenti che evidenziano come, insomma, il messaggio sia passato. Perché Luce non è solo una mascotte: Luce è una “traduzione in lingua corrente” dei valori che il Giubileo vuole rappresentare. “Pellegrini di speranza”. Una delle regole non scritte del web è che ciò che arriva in rete può essere ripreso, modificato, adattato e adottato in mille modi. Ecco che allora l'ex Twitter, Tumblr e Instagram si sono riempiti in pochi giorni di nuove immagini di Luce. Le prime – affrettate – sono state realizzate con l'intelligenza artificiale. Poi sono arrivati gli artisti veri. Da tutto il mondo. Di tutte le fedi.

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La mangaka giapponese “Diva”, che disegna su Twitter la vita agreste di un convento di suore circondate da paperelle, a due ore dalla conferenza stampa di mons. Fisichella aveva già postato la sua fanart di Luce che cammina, rosario al collo e bordone in mano, seguita da tre paperelle. Anche loro con l'impermeabile giallo. Anche loro pellegrine. Poco dopo, Alumera, illustratrice e influencer cattolica italiana, ha affidato a Instagram la sua versione di Luce in tinte pastello. Per lei, Luce non può che ricordare il canto della Gmg 2000, vissuto da bambina: “Siamo qui, sotto la stessa luce, sotto la sua croce, cantando ad una voce”.

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«E così per 25 anni ho atteso il Giubileo come un appuntamento speciale con Dio. Quello di una bambina, oggi donna, in cammino verso l'abbraccio misericordioso del Padre». Abbonda la produzione di fanart e meme: vignetta dopo vignetta, nell'anarchia della Rete, Luce incontra i principali personaggi dell'animazione giapponese, combatte contro il diavolo, abbraccia Gesù, esprime il suo candore e la sua tenerezza “kawaii”, termine con cui i giapponesi definiscono ciò che è “carino”, ma che è diventato un filone estetico preminente, dall'abbigliamento Hello Kitty fino alle mascotte delle aziende municipalizzate. I commenti più entusiasti arrivano da fuori del mondo cattolico, da youtuber e commentatori della scena manga e anime, da Otaku Spirit a ChibiReviews, fino a Know Your Meme. Nessuno di loro vede in Luce – come invece malignato soprattutto nei pensatoi di area cattolica – un tentativo di facile marketing o di sfruttamento di linguaggi alla moda per mettersi in mostra, ma piuttosto il segno che le loro passioni, le iconografie che le caratterizzano e certi aneliti di infinito in esse contenuti sono sempre più universali, non solo accettati, ma abbracciati. Il mondo tradizionalista della destra americana cattolica – fingeremo stupore – si è scagliato contro la mascotte del Giubileo, elencando rimostranze: il bastone da strega (in realtà è un bordone da pellegrino), il nome Luce che richiama Lucifero (qualcuno avvisi santa Lucia), gli occhi “satanici” (in realtà sono le conchiglie dei pellegrini di Santiago de Compostela), il cagnolino (simbolo di san Rocco).

 

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C'è stata critica anche per l'autore, il romano Simone Legno del marchio Tokidoki, per aver realizzato in passato disegni per il mese del gay pride o per aver inserito, nell'impermeabile di Luce, richiami ambientalisti legati a Greta Thunberg (la Laudato Si' è ancora indigesta a molti). Altri commentatori, sempre tradizionalisti ma fedeli al Papa, hanno lamentato il fatto che oltre il Tevere ci si occupi di mascotte colorate invece di affrontare gli scismatici. A Lucca, molti si fermano e si fanno delle foto insieme alla versione gigante di Luce. Ci sono anche commenti poco simpatici, ma prevale la curiosità. Due ragazze sedicenni di Prato, con tratti orientali inconfondibili, si avvicinano e si fermano ad ammirare la statuina. Un gruppo di amici provenienti da varie parti d'Italia ha un'opinione diversa, e i loro appunti riguardano più che altro la somiglianza di Luce con altri personaggi con l'impermeabile giallo, come Coraline. Non c'è però un'aperta avversione o contrarietà. Anzi, quando si spiega loro cosa rappresentano le simbologie, dal rispetto si passa a un principio di apertura. E stiamo parlando di giovani che non nascondono la loro distanza dal mondo della Chiesa. Due elementi, per concludere. Primo, un commento sul web di un certo Nox Lucis, citato nel video di Know Your Meme su YouTube, riassume in modo perfetto la vicenda: “The Vatican being a patron of contemporary art is actually a return to form, in a way”, cioè “Il Vaticano che fa il mecenate dell'arte contemporanea in realtà è un ritorno alle origini, in un certo senso”.

Insomma, un anonimo utente su Internet riassume con una battuta una delle conclusioni del Sinodo pubblicate la settimana scorsa: «La cultura digitale costituisce una dimensione cruciale della testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea, nonché un campo missionario emergente». Secondo, giovedì 24 ottobre è uscita la quarta enciclica di papa Francesco, “Dilexit Nos”. Lunedì 28 ottobre è stata presentata Luce. L'eco mediatica tra le due vicende – uno degli atti ufficiali più importanti di un pontificato da una parte, e lo svelamento di una mascotte dall'altra – è imparagonabile. E la bilancia pende verso Luce. Segno di un mondo in cui tutto è velocissimo, in cui le immagini catturano e le parole spesso non vengono ascoltate (figuriamoci lette), ma in cui, quando si crea il contatto, l'attenzione, l'interesse, si aprono nuove strade che possono portare a risultati inaspettati.

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