Lo scrivo alla Difesa. Don Ciotti, la Chiesa esprima vicinanza
Gentile direttore, le parole, per carità cristiana le definisco solo parole, del ministro Salvini contro don Ciotti, dimostrano una preoccupante arroganza, non solo, verso un sacerdote ma, anche, verso una persona impegnata, a rischio della propria vita, nel denunciare ingiustizie, e soprusi da parte delle mafie
Non serve entrare nei termini del contenzioso sollevato dal ministro, quello che mi preoccupa, in questo momento di strisciante fascismo, è il silenzio della Chiesa. Una Chiesa senza profezia, una Chiesa che, non sa leggere i segni dei tempi, come ci ha insegnato papa Giovanni XXIII. Spero di sentire, da parte della Chiesa una parola, un cenno di vicinanza e di difesa verso don Ciotti. Gli siamo tutti debitori. Da parte mia, l’augurio solidale, per ancora tanto esempio profetico. Grazie don Luigi.
Elvio Beraldin Padova
Carissimo Elvio, la ringrazio per la sua lettura dell’episodio su cui molto si è detto e scritto in questi giorni. Le confesso che, di fronte al modo in cui il ministro ha apostrofato le parole del fondatore di Libera e del Gruppo Abele, mi sono sentito in profondo imbarazzo. Il merito, che Lei ha elegantemente posto in secondo piano, secondo me ha una sua centralità e, per chi non avesse seguito la polemica, riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina. Don Ciotti ha usato un’espressione caustica («Il ponte che anziché collegare due coste finirà per collegare due cosche») per sottolineare il rischio di fornire ulteriori opportunità alla criminalità organizzata in un territorio in cui mafia e ‘ndrangheta sono radicate da secoli e che ha forse più bisogno di altre infrastrutture più urgenti, più economiche e meno impattanti. A partire da strade, autostrade e ferrovie per attraversare un’isola rimasta per di più senza il suo secondo aeroporto per oltre dieci giorni in piena stagione turistica. Sull’ipotetico intervento della Chiesa: mi auguro anche io che sempre più vescovi, preti e laici abbiano il coraggio di prendere posizione nello spazio pubblico su temi importanti, per alimentare il dibattito e anche – perché no? – per orientare l’opinione pubblica. Ogni cittadino, ogni gruppo e ogni comunità sono chiamati a farlo, senza paura di distinguersi, di andare contro l’opinione più forte o del più forte, anche a costo di mettere in discussione rapporti consolidati