Le due facce del Governo. Il primo vero scoglio da superare per il Governo sarà la legge di bilancio
C’è un oggettivo contrasto tra l’approccio “prudente, realistico e sostenibile” (parole del ministro dell’Economia Giorgetti) che il governo Meloni ha mostrato in materia di conti pubblici, con il varo della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, e una serie di decisioni assunte in altri ambiti, dall’immigrazione alla sicurezza, con un interventismo così affrettato da esporre l’esecutivo alla necessità di correzioni in corsa, com’è accaduto per le norme sui raduni illegali.
Non è un caso di schizofrenia politica. Le due facce del governo rispondono a due diverse esigenze molto precise. Bisogna infatti prendere atto di come la situazione politica ed economica internazionale consenta margini di movimento assai contenuti, soprattutto per un Paese con un debito pubblico molto elevato come il nostro. Ci sono binari da cui non è materialmente possibile uscire senza provocare sconquassi e almeno nella traiettoria di fondo è inevitabile una certa continuità con la gestione precedente. Per le prime misure contro il caro energia, del resto, il governo si trova a utilizzare una decina miliardi ereditati dall’epoca Draghi e un altro “tesoretto” analogo va in dote alla manovra per il prossimo anno.
In questa primissima fase, quindi, l’esecutivo ha avuto bisogno di marcare la propria specificità con provvedimenti di altra natura, toccando i temi che più intensamente attivano il consenso dell’elettorato di riferimento. Staremo a vedere se questa tendenza proseguirà anche in futuro. I provvedimenti “identitari” per definizione sono anche i più divisivi rispetto all’opinione pubblica. Ma finché i partiti di opposizione non riusciranno a esprimere una strategia incisiva e credibile, non è su questo versante che il governo incontrerà le difficoltà più insidiose.
Il primo vero scoglio da superare sarà piuttosto la legge di bilancio, da presentare in Parlamento a strettissimo giro dato che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre. Nella Nadef l’esecutivo ha aumentato il deficit programmato per il 2023 dal 3,4% al 4,5% del prodotto interno lordo, per consentire una manovra economica netta stimata in circa 21 miliardi, destinati interamente al contrasto del caro energia, come ha precisato il comunicato di Palazzo Chigi. Se questo fronte assorbirà tutto il deficit extra, la conseguenza è che le altre operazioni dovranno essere finanziate tagliando gli stanziamenti in precedenza fissati nei rispettivi settori. L’estensione della flat tax o l’eventuale quota 41 per le pensioni avranno forti ripercussioni sul reddito di cittadinanza, tanto per fare degli esempi non casuali. Si tratterà di compiere delle scelte che definiranno profondamente il profilo del governo anche sul piano socio-economico. Sempre che i problemi su scala internazionale non impongano correzioni di rotta che nessuno oggi è in grado di prevedere.