La scuola e quella "attenzione spasmodica delle famiglie"

Appello del pedagogista Daniele Novara a pochi giorni dall'inizio delle lezioni: "Studenti circondati da una bolla ansiogena, per cui vengono controllati da tutti e su tutto". Il 12 ottobre convegno a Milano sulla gestione dei conflitti

La scuola e quella "attenzione spasmodica delle famiglie"

MILANO - "A scuola ci vanno i figli, non i genitori: se lo ricordino bene sia i genitori che gli insegnanti". Per Daniele Novara, pedagogista e presidente del Cpp di Piacenza (Centro PsicoPedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti), in Italia si vive un paradosso: "A fronte di un disinvestimento istituzionale e della politica nei confronti della scuola, si è creata un'attenzione spasmodica delle famiglie su come i figli vanno a scuola. Sono ossessionate che tutto sia perfetto, che il proprio figlio sia sempre il migliore". A pochi giorni dal suono della prima campanella del nuovo anno scolastico, Daniele Novara ha una richiesta per il neo ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti: "Mandi in ogni scuola un grande manifesto in cui ci sia scritto: 'Solo sbagliando si impara'". Perché il problema, secondo Novara, è che la scuola non è vissuta come un luogo in cui si impara e si cresce. "Genitori e insegnanti spesso pretendono la perfezione, ma l'errore è invece un elemento fondamentale per crescere".

Da alcuni anni è stato introdotto nelle scuole medie superiori il registro elettronico, che permette ai genitori di controllare on line voti, compiti assegnati e assenze dei propri figli. "Io lo abolirei subito - sottolinea Daniele Novara -. È pazzesco che capiti che i genitori sappiamo i voti prima addirittura dei figli. Gli studenti sono circondati da una bolla ansiogena, per cui vengono controllati da tutti e su tutto. Questi ragazzi hanno tutta la mia solidarietà. E l'errore di questa ansia di controllo degli adulti è che spegne nei ragazzi ogni necessità di gestirsi. Se un bambino non cade, non impara a camminare".

La scuola dunque come luogo di crescita, in cui l'alunno impara, dove dovrebbe essere stimolata la curiosità e alla stesso tempo in cui impara anche ad affrontare i problemi e le frustrazioni, a gestire i conflitti. Daniele Novara e il Centro psicopedagogico di Piacenza da trent'anni insistono proprio sul fatto che i conflitti non sono di per sé un aspetto negativo della vita personale e sociale. Ciò che conta è saperli gestire. E per festeggiare il trentennale, il Centro psicopedagogico organizza per il 12 ottobre al Teatro dal Verme di Milano un convegno che ha un titolo particolarmente significativo, anche in questi giorni di vigilia dell'inizio dell'anno scolastico: "Né buoni né cattivi. L'alfabetizzazione al conflitto per una nuova cittadinanza". "Se una volta la conoscenza dei diritti e dei doveri rappresentava la base per una buona cittadinanza, oggi non basta più - spiega Daniele Novara -: occorre la capacità di affrontare imprevisti che la vita relazionale e sociale sempre più complessa presenta. Oggi le contrarietà si presentano nei luoghi di lavoro, nelle situazioni educative, nella vita affettiva e sentimentale. Una volta bastava sottrarsi ai conflitti e ai litigi per vivere in maniera tranquilla. Oggi servono nuove competenze. E il convegno è l'occasione per genitori, insegnanti, educatori, formatori e professionisti per scoprirle". Oltre a Daniele Novara, interverranno Adolfo Ceretti, criminologo, Milena Santerini, pedagogista dell'Università Cattolica, Francesco Lorenzoni, insegnante e membro del movimento Cooperativa Educativa, Paolo Ragusa, formatore e esperto di gestione dei conflitti, Alberto Oliverio, neurobiologo, e l'attore Giacomo Poretti. (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)