La gestione del tempo libero a partire da alcune indicazioni del Rapporto Istat sui tempi di vita quotidiana
Anche le religioni ci insegnano che il tempo della festa ha un valore unico perché da il senso al tempo in cui si costruisce la propria vita.
Tempo libero non può essere tempo vuoto. Le persone corrono due rischi quando non sanno gestire i loro spazi di libertà. Da un lato c’è l’inerzia dell’inattività. L’esperienza può essere vissuta dalle persone anziane sole che non hanno più una vita scandita dai ritmi del lavoro e non hanno più la forza da dedicare attenzione alla cura dei familiare. Ci si può ritrovare abbandonati a se stessi con il pericolo di non saper più intrecciare relazioni con gli altri, con la difficoltà di non poter chiedere aiuto quando in situazioni di fragilità. Dall’altro lato c’è l’iperattività che riempie di esperienze continue uno spazio della giornata e porta allo smarrimento, perché si perdono le traiettorie del proprio percorso di vita. Un atteggiamento che potrebbe essere sperimentato dai giovani e dagli adulti che cercano nello svago una distrazione dai loro impegni.
Come usare il tempo disponibile diventa prezioso, perché qualifica il benessere personale. Le stesse religioni ci insegnano che il tempo della festa ha un valore unico perché da il senso al tempo in cui si costruisce la propria vita. Il Rapporto Istat su “I tempi della vita quotidiana” offre delle indicazioni su come gli italiani passano il loro tempo libero. La sua gestione è variegata: il gioco, la partecipazione alla vita sociale e religiosa, lo sport, il tempo per se stessi, il divertimento, la comunicazione e l’utilizzo dei media sono tra le attività che vengono considerate all’interno del tempo libero.
I ricercatori hanno raggruppato la possibilità di fruizione del tempo in due modalità: ci sono i momenti in cui rimaniamo da soli e quelli che passiamo insieme agli altri. L’indagine ci ricorda che non tutto il tempo passato in solitudine è indicatore di isolamento, anzi una parte di questo può diventare strumento di recupero e di rigenerazione, di meditazione e di verifica personale. Quando, però, questi periodi aumentano, allora si possono incontrare le tracce di un’emarginazione. Episodi del genere, avverte il rapporto possono essere verificabili tra gli anziani – e soprattutto tra le donne anziane: loro hanno a disposizione molto tempo libero che passano senza incontrare nessuno, spesso in casa in compagnia dei soli mass media.
Tra le persone che vivono il loro tempo libero soprattutto con gli altri ci sono, invece, i giovani tra i 16 e i 25 anni e gli adulti. L’indicazione ci mostra due elementi: innanzitutto smentisce il luogo comune che vede i giovani essere isolati e incollati ai loro telefonini, in secondo luogo ci mostra che sono gli adulti le persone a non riuscire a gestire il proprio tempo libero, spesso perché il loro tempo rimane occupato. Quando non lavorano, sono impegnati nei compiti domestici e nella cura dei familiari (specialmente le donne). Così molto spesso i margini di tempo vuoto sono riempiti altre attività per sfuggire alla responsabilità. Il pericolo, però, è non fare mai un punto della situazione.
Vivere la festa come dimensione personale e sociale può preservare dal pericolo di rimanere isolati e come quello di rimanere dominati dalle preoccupazioni dell’immediato senza mai guardarsi dentro per alzare la testa e guardare dove andare.