La distanza dalla parità di genere. Una riflessione sulla mancanza di parità di genere a partire dai dati Istat pubblicati questa settimana
La gestione dei tempi è un grande tema che discrimina la possibilità di godere di pari opportunità per le donne.
Conciliare la vita e il lavoro è un vero punto nevralgico per la quotidianità. La gestione dei tempi è un grande tema che discrimina la possibilità di godere di pari opportunità per le donne. Lo squilibrio che si crea finisce per ripercuotersi anche sulle decisioni di diventare genitori (e in particolare mamme). L’ultimo rapporto Istat sullo stato in Italia dei Substainable Development Goals (SDG) – gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile – evidenzia in modo molto chiaro il problema.
I ricercatori osservano che nell’anno 2021 il tasso di occupazione tra le donne di età compresa tra i 25-49 anni con figli di età minore dei 6 anni è pari al 53,9%, questo tasso cresce e arriva al 73,9% tra le loro coetanee senza figli. Oltre all’evidente differenza va segnalato che il confronto dal rapporto delle due percentuali mostra un aumento della distanza a favore delle donne senza figli, le quali godono di maggiori opportunità occupazionali. Emerge quindi un forte squilibrio che le donne – a differenza degli uomini – pagano quando diventano mamme nel mondo del lavoro. Nel rapporto si estrapola un’altra indicazione: il livello di istruzione agisce come elemento che mitiga la disparità. Quando si confrontano gli stessi tassi tra le donne con titolo terziario (almeno con la laurea), le mamme raggiungono quasi lo stesso livello di occupazione delle altre, mentre quelle che hanno conseguito titoli di studi meno elevati ottengono sempre dati di occupazione inferiori non solo delle loro coetanee, ma anche della stessa media, di poco le diplomate e molto tra quante si sono fermate prima nel loro percorso di scolastico, dove il rapporto è di 1 occupata tra le mamme ogni 2 occupate tra le altre. Questo risultato ci mostra che l’istruzione ha ancora un valore aggiunto per il mercato del lavoro. Molto probabilmente le più istruite raggiungono lavori più protetti e sicuri, oltre ad avere una dotazione formativa che le rende più preziose per un’azienda.
Nella conciliazione dei tempi altro dato significativo è quello che mostra l’asimmetria dei carichi del lavoro di cura all’interno della coppia. Anche se nel 2021 si è riscontrato un avvicinamento il tempo dedicato dalle donne tra i 25 e i 44 anni è del 62,6% rispetto al lavoro di cura totale. Manca ancora molto quindi prima di arrivare alla distribuzione paritaria (50% ripartito tra i due partner), ma sicuramente c’è un progresso.
Mentre nella famiglia il clima sta cambiando e sembra avvicinarsi il momento in cui vedremo un modello paritario, sul lavoro l’idea che essere contemporaneamente genitore e lavoratrice di qualità sia possibile fa ancora fatica ad affermarsi.
Dentro questo spazio occorre lavorare per costruire un welfare solidale con le famiglie, altrimenti il numero di donne che si troverà a dover scegliere tra lavoro e maternità sarà sempre più alto e come stiamo imparando dai dati sulla natalità, oggi la preferenza cadrà sempre più sulla scelta professionale.