La difficoltà di trovare risorse e di tagliare senza penalizzazioni
In molti dicono di non credere ai miracoli, salvo poi chiederli anzi pretenderli dai vari ministri dell’Economia che si susseguono.
“Com’era prevedibile” questa volta non si può scrivere, perché non era previsto a breve l’assalto alla diligenza dei conti pubblici guidata dal neo-ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: questo è un governo che sarà impegnato più a reperire risorse, che a distribuirle. E invece gli indiani sono arrivati numerosi, appena dopo la partenza del governo.
Ha iniziato il ministro all’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, dichiarando di voler dare un aumento di stipendio di 100 euro a testa a tutti gli insegnanti senza se e senza ma, cioè a prescindere da valutazioni di convenienza o merito ma a titolo risarcitorio per stipendi considerati troppo bassi. Solo che la misura costerebbe circa un miliardo di euro, mentre Gualtieri sta ribaltando ogni angolo della spesa pubblica per trovare i 23,1 miliardi necessari per sterilizzare l’aumento dell’Iva. E gli altri che dovranno far partire alcune misure promesse dal governo: (piccola) riduzione delle imposte sul lavoro dipendente; nuovi incentivi al Piano Industria 4.0 per riattivare gli investimenti; più posti negli asili nido tanto per cominciare.
Fioramonti di suo ci ha messo un altro impegno (assunzione di 55mila nuovi insegnanti) e qualche idea per rastrellare la somma: tasse. Sui biglietti aerei (un euro sui voli nazionali, uno e mezzo su quelli internazionali); addirittura sulle bevande zuccherate e sugli snack ad alto contenuto zuccherino (farebbero male, quindi vanno penalizzati).
In attesa di conoscere la percentuale di zucchero tassabile e quella esente, c’è da registrare che giammai si toccherà (per ora) quota 100 per le pensioni; giammai si revisionerà la spesa per il reddito di cittadinanza; gli asili nido dovrebbero essere gratis; l’acquisto delle auto ecologiche, incentivato da bonus pubblici (e qui Gualtieri ha battuto immediatamente un colpo: con quali soldi? Nisba). E poi i paletti: niente fondi sottratti a sanità e welfare, figuriamoci all’istruzione, men che meno agli investimenti pubblici.
Allora si è pensato: togliamo gli sgravi concessi al carburante usato dall’autotrasporto e dai mezzi agricoli… Sì, e poi chi va a parlare a camionisti e agricoltori che si metteranno letteralmente di traverso sulle nostre strade?
Rimane qualche tassa occulta da inserire senza dare nell’occhio – si ritocca all’insù qualche aliquota Iva su beni “di lusso” –; la solita “lotta all’evasione fiscale” i cui frutti vedremo però non prima di almeno un anno; alcuni sgravi fiscali cancellati nottetempo; qualche debituccio vista la situazione “emergenziale” e c’è sempre la cara, vecchia benzina che attende un’accisa capace di fare cassa subito e abbondantemente.
Se sarà tutto un taglia-e-cuci, non invidiamo Gualtieri come non invidiavamo il suo predecessore, Giovanni Tria. In molti dicono di non credere ai miracoli, salvo poi chiederli anzi pretenderli dai vari ministri dell’Economia che si susseguono. Senza nemmeno il conforto di un’aranciata, che fa male.