La catena da spezzare. Le morti sul lavoro e il “bollettino quotidiano” di Mario Agnes
Il direttore dell'Osservatore Romano con il “bollettino quotidiano” richiamava la sicurezza come dato irrinunciabile per la dignità di chi lavora e di chi dà lavoro.
Mario Agnes, direttore del quotidiano della Santa Sede dal 1984 e il 2007, dedicava particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro pubblicando quotidianamente un bollettino dedicato agli infortuni professionali avvenuti il giorno precedente. Anche in questo modo richiamava le ragioni, economiche e sociali, di una prevenzione mirata e puntuale. Una campagna quotidiana che ricevette il plauso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Per Agnes il dare notizia ogni giorno di queste tragedie era condividere il dolore immenso di tante famiglie e insieme prendere la parola per dire al legislatore e all’imprenditore che la sicurezza era un dovere inalienabile. Lo ribadiva anche ai sindacalisti e ai lavoratori richiamandoli alle rispettive e diverse responsabilità.
Le motivazioni della scelta del direttore de L’Osservatore Romano erano nella dottrina sociale della Chiesa, nel magistero sociale dei pontefici, nella cultura sindacale di laici cattolici come Achille Grandi.
Benedetto XVI, due anni prima delle dimissioni, si era soffermato sul “grave problema” della sicurezza sul lavoro. “So che più volte avete dovuto affrontare anche questa tragica realtà – aveva detto all’udienza dei lavoratori delle acciaierie di Terni il 26 marzo 2011 – Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata”.
Sulla stessa linea lo scorso 2 giugno, nel 75° anniversario della Repubblica, il presidente Sergio Mattarella ricordava Luana D’Orazio stritolata da una macchina tessile per affermare: “Ancora condizioni non sopportabili per la coscienza collettiva, come l’evasione fiscale o le morti sul lavoro”.
Tante tragedie non sono dunque da lasciare alla cronaca, alle statistiche, ai confronti tra i numeri di un anno con quelli dell’anno precedente. Occorre metterle al centro delle analisi, delle riflessioni e degli impegni di una comunità.
La sicurezza sanitaria che si sta concretizzando con il vaccino è un motivo in più per attivare questo processo.
Non mancano le norme ma la loro applicazione il numero dei controllori appaiono insufficienti. Ancora vacilla nella coscienza il prendere atto che la cultura della prevenzione non indebolisce la produzione e il mercato, non è un costo in più.
Mario Agnes con il “bollettino quotidiano” richiamava la sicurezza come dato irrinunciabile per la dignità di chi lavora e di chi dà lavoro.
Le morti che si sono susseguite nel tempo non sono state vane: hanno cambiato almeno in parte la direzione di una storia. Oggi però gridano che non c’è tempo da perdere: la catena deve essere spezzata subito.