L’arte del rammendo. Renzo Piano e il discorso del presidente della Repubblica

La memoria, il presente, il futuro si intrecciano e formano il filo robusto per ricucire gli strappi.

L’arte del rammendo. Renzo Piano e il discorso del presidente della Repubblica

“Il rammendo non è un rattoppo, rammendare non è rattoppare. Il rattoppo è un rimedio malfatto il rammendo è sapiente, intelligente, sottile. È complesso. L’Italia è un Paese che ha bisogno di un grande rammendo su più fronti, sulla difesa del territorio come dal punto di vista sociale”.

Potrebbero essere le parole di un sarto e invece sono quelle di un architetto. Vengono da Renzo Piano, senatore a vita, all’indomani del discorso di Sergio Mattarella all’inizio del nuovo settennato di presidenza della Repubblica.

Le mani del sarto e quelle dell’architetto nell’esercizio di differenti arti hanno la stessa delicatezza e così è per le mani di quanti si sentono coinvolti nella bellezza e responsabili della sua crescita.

La foto sul giornale ritrae Renzo Piano accanto a Liliana Segre, si tengono a braccetto, sembrano due ragazzi all’uscita da scuola: sono due anziani che amano sedersi accanto ai giovani.

Entrambi credono nei giovani e i giovani credono in loro, insieme offrono una splendida immagine di quel dialogo tra generazioni che è fragile oppure non esiste come dicono gli studenti che in questi giorni sono scesi in piazza mettendo sotto esame la maturità di adulti dai quali hanno ricevuto tante cose ma non quelle essenziali.

C’è dunque un rammendo da iniziare senza perdere tempo.

“E questo lavoro – aggiunge Piano – si fa cominciando dalle periferie, che sono sempre state screditate, accompagnate da aggettivi denigratori. Invece è lì che c’è la forza del Paese, sono fabbriche di energia”.

Detto questo cita l’esempio dei ragazzi di Sora in Ciociaria con i quali sta progettando una scuola in una zona periferica.

Un esempio che rilancia una domanda: in quale misura la dignità viene garantita e coltivata nella vita e nel pensiero di una città fatta da periferie visibili e invisibili?

Le prime periferie sono i cittadini ridotti a consumatori, utenti, abitanti anonimi, numeri per calcoli politici. Periferia è la società strappata, è l’assenza di una comunicazione di fiducia reciproca tra le generazioni.

“Bisogna agire, non stare a piangere, interrogarsi su come risolvere i problemi e farlo”: ecco la conclusione dell’architetto Piano e di architetti quali sono i cittadini che nel pensiero e nella cultura ritrovano sé stessi e il senso della vita, trovano le ragioni per essere artisti del rammendo sociale. La memoria, il presente, il futuro si intrecciano e formano il filo robusto per ricucire gli strappi. Ravvivano l’appello del presidente della Repubblica quando il 3 febbraio 2022 rivolgendosi al Parlamento e al Paese invitava entrambi a un sussulto di dignità.

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Fonte: Sir