L'Islam e la scienza dell'occidente: tra condivisione di scoperte e di tecnologie
Se, insieme al contributo delle scienze matematiche, mediche, naturalistiche e astronomiche si considerano anche gli apporti dell’islàm anche alla filosofia, alla teologia, alla letteratura e alle arti dell’occidente (e in Italia l’origine araba di non pochi vocaboli della nostra lingua), può sorgere spontaneamente la conclusione che questa religione non sia per nulla estranea alla cultura occidentale.
Ed è soprattutto l’apporto della cultura islamica alla scienza, alla base del progetto “Scienza dal mondo islamico all’Europa di oggi. Arricchimenti incrociati tra passato e futuro”. Proposto dal Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova e finanziato dall’ateneo patavino, l’iniziativa ha come finalità quella di far conoscere il contributo della cultura islamica alla nascita della scienza moderna (soprattutto tra il XVI° e XVII° secolo) e del suo apporto alla fisica e all’astronomia di oggi. Ha come promotori il museo Poleni, il Comune di Padova con il gabinetto del sindaco e il settore Cultura, i Musei civici.
«Il percorso – spiega l’ideatrice Sofia Talas, conservatrice del museo della fisica Giovanni Poleni di Padova – nasce per facilitare, attraverso la conoscenza degli apporti al sapere scientifico della civiltà islamica, l’incontro tra persone appartenenti a culture diverse per costruire ponti, in un’epoca in cui la società è sempre più multiculturale». La studiosa aggiunge che in questo percorso si vorrebbe coinvolgere anche le comunità straniere islamiche – ma non solo – della città «perché si instauri un dialogo con l’Università patavina».
Il progetto prevede diverse iniziative: la mostra sul vetro dal titolo “Vetro. Dall’antichità romana alle sonde spaziali” organizzata presso il museo Giovanni Poleni, verrà inaugurata il 16 dicembre 2022 e rimarrà aperta fino al 30 aprile 2023. L’esposizione presenterà le proprietà fisiche di questo materiale mostrandone le varie modalità di produzione e alcuni suoi impieghi nella vita quotidiana, nell’arte e nella scienza. Si partirà dal periodo romano passando dall’epoca islamica sino a giungere alla ricerca attuale e ai suoi usi in diverse tecnologie anche spaziali. È previsto inoltre un ciclo di conferenze – la prima il 30 novembre con Taha Arslan dell’Università di Istambul, tratterà di scienza islamica – che andranno dall’arte all’archeologia, dalla storia della scienza sino ai giorni nostri. L’ultima il 31 maggio 2023 con Giulio Monaco dell’Università di Padova che parlerà del vetro e le sue caratteristiche. Nel mezzo le altre 13. Sono inoltre previsti gruppi di lavoro per approfondire diverse tematiche legate al progetto: saranno composti da giovani del dipartimento di fisica e astronomia, da persone interessate alla proposta, in particolare dai membri della comunità islamica. Ognuno di questi svilupperà un’attività finalizzata alla comunicazione della scienza o che riguardi gli studi sviluppati nel percorso. Un’ultima iniziativa consisterà in visite guidate al museo Poleni con figuranti in costumi del ‘700. «I contributi della cultura islamica alla scienza moderna – afferma Giulio Peruzzi professore di storia della fisica, della scienza e della tecnica all’Università di Padova, tra i curatori della mostra sul vetro – sono innumerevoli: tra i più significativi ricordiamo che lo stesso termine “algoritmo” viene dalla cultura islamica così una parte importante degli sviluppi della matematica che fanno porte dell’algebra moderna».
Anche alcuni strumenti fondamentali come l'astrolabio, (il logo scelto per il progetto è una versione stilizzata di questo strumento) «oggetto emblematico del trasferimento di sapere dal mondo islamico all’Europa cristiana nel corso del medioevo – afferma la Talas –, nasce intorno al II° secolo a.c. in Siria, viene sviluppato nel mondo islamico ed entra nell'Europa cristiana intorno all’anno 1000, vivendo il suo “periodo d’oro” nel rinascimento». Anche la camera ottica, antenato della macchina fotografica, è stato uno strumento che sviluppato nel contesto islamico (nel 1039 l’erudito arabo Alhazan Ibn Al-Haitham la usò per osservare un’eclisse). Usato successivamente nel rinascimento in Europa per studiare i fenomeni celesti, è stata impiegata da Canaletto nel ‘700 per alcune delle vedute veneziane.