Il papa e le unioni civili: altro giro, altra corsa

Dopo dieci giorni di silenzio, ecco la prima mossa del Vaticano sul caso delle parole di Francesco che hanno fatto il giro del mondo: è una lettera della Segreteria di Stato indirizzata ai nunzi apostolici nel mondo. Che smentisce e conferma al tempo stesso

Il papa e le unioni civili: altro giro, altra corsa

Dieci giorni dopo, eccoli arrivare. Li definiscono “elementi utili” per comprendere e sono stati messi nero su bianco dalla Segreteria di Stato vaticana. Dovrebbero servire a gettare luce su quelle dichiarazioni del papa, contenute nel documentario “Francesco” del regista Evgeny Afineevsky, che hanno suscitato – si legge nel testo – “diverse reazioni e interpretazioni”. Una nota che da un lato ricostruisce il contesto di quelle parole, evidenziando come il montaggio abbia totalmente decontestualizzato almeno una parte del ragionamento di Francesco, e al tempo stesso dall'altro lato conferma le parole (che fino all’uscita del documentario erano rimaste inedite) sulla “legge di convivenza civile” per garantire  "copertura legale", concludendo comunque che, in ogni caso, “Papa Francesco ha fatto riferimento ad alcune disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, riaffermata più volte negli anni”.

I chiarimenti della Segreteria di Stato ai Nunzi vaticani

Dopo la grande eco mediatica suscitata dall'uscita prima delle anticipazioni e poi dell’intero documentario, per giorni si era attesa una nota ufficiale della Santa Sede che fornisse una interpretazione “autentica” del pensiero del papa in materia. Attesa inutile, perché né la Sala Stampa né alcun altro organo ufficiale è in realtà intervenuto sul tema. Fino a quando non si è venuti a conoscenza del fatto che la strategia scelta Oltretevere passa per un testo di chiarimenti inviato dalla Segreteria di Stato a tutti i Nunzi apostolici, e tramite questi a tutti i vescovi del mondo.
La notizia arriva a cavallo fra ottobre e novembre sui social network, con il giornalista, scrittore e biografo papale Austen Ivereigh a veicolarla in modo decisivo: la missiva viene fatta risalire al 30 ottobre scorso. Di prima mano è l’intervento di Franco Coppola, arcivescovo e Nunzio apostolico in Messico, che pubblica il 31 ottobre sulla sua pagina Facebook il testo della missiva in lingua spagnola (egli stesso confermerà poi ad altre agenzie di stampa quanto aveva reso noto tramite i social).

La Segreteria di Stato, il papa e le unioni civili

La lettera proveniente dalla Segreteria di Stato si prefigge di offrire alcuni “elementi utili” per “favorire un’adeguata comprensione delle parole del Santo Padre”. In essa viene ricostruita la genesi dello spezzone inserito nel documentario, e in modo particolare viene precisato che in un’intervista (non è specificato, ma si tratta di quella ormai celebre del maggio 2019 a Televisa) “Papa Francesco ha risposto a due diverse domande in due momenti diversi” e queste risposte “sono state montate e pubblicate come un’unica risposta senza la giusta contestualizzazione”. Cosa che “ha generato confusione”.

Nei fatti viene ripresa e riproposta, e in qualche modo ufficializzata (ma non poteva essere altrimenti, considerato che il tutto appariva evidente), la ricostruzione della vicenda che alcuni organi di informazione, compreso Redattore Sociale (qui il nostro contributo) avevano avanzato già nell'immediatezza del caso, quando le parole del papa furono riprese in tutto il mondo con grande rilevanza. Vediamo nel dettaglio il testo inviato ai Nunzi apostolici.

PARTE PRIMA: LE PAROLE SU GENITORI E FIGLI OMOSESSUALI

La Segreteria di Stato sottolinea come la prima parte dell’intervento papale inserito nel documentario di Afineevsky, e cioè le parole “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo”. si riferissero esclusivamente alla necessità “che, all’interno della famiglia, il figlio o la figlia con orientamento omosessuale non dovrebbero essere discriminati”. Per “illuminare” meglio il pensiero del papa, la lettera riporta un intero paragrafo (il numero 250) dell’Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia “Amoris laetitia”, in cui papa Francesco affronta appunto questo tema. Vi si legge:

“Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”.

PARTE SECONDA: LA COPERTURA LEGALE

La lettera della Segreteria di Stato prosegue notando che “una domanda successiva era invece inerente a una legge locale di dieci anni fa in Argentina sui 'matrimoni ugualitari per coppie dello stesso sesso' e l’opposizione dell’allora Arcivescovo di Buenos Aires al riguardo. A tal proposito - dice sempre la lettera - Papa Francesco ha affermato che 'è un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale', aggiungendo che, nello stesso contesto, aveva parlato del diritto di queste persone ad avere una certa copertura legale: 'Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo'".

Anche in questo caso, per spiegare meglio il tema, viene offerta un’ulteriore citazione del papa, questa:

«Il matrimonio è fra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall'esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».

Non si tratta stavolta, come nel caso precedente di Amoris Laetitia, di un documento ufficiale del Magistero papale, ma di quella che nella lettera viene indicata semplicemente come “un’altra intervista datata 2014”. Che nello specifico è quella concessa a Ferruccio de Bortoli in occasione del primo anniversario del pontificato, pubblicata il 5 marzo 2014 dal Corriere della Sera.

PARTE TERZA: LA DOTTRINA DELLA CHIESA

La lettera della segreteria di Stato, dopo aver riassunto dunque le due diverse origini degli spezzoni confluiti nel documentario e aver per ciascuno di essi riportato un’ulteriore citazione papale al fine di meglio illuminare la comprensione del testo, conclude con quella che appare essere l’unica vera nota interpretativa di tutta la missiva:

“È quindi evidente che Papa Francesco ha fatto riferimento a certe disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, riaffermata più volte negli anni”.

Fra conferma e smentita, questione di interpretazione

E così, dopo aver letto il chiarimento, non resta che prendere atto di alcune evidenze. La prima è che, in risposta ad uno dei casi mediatici più rilevanti degli ultimi tempi, fra quelli riguardanti il papa, si sia scelto da parte della Santa Sede di procedere – con le inevitabili ricadute anche sulla tempistica - attraverso il canale delle Nunziature apostoliche, che sono titolari del ruolo diplomatico presso ogni Stato e delle relazioni con i vescovi cattolici locali. Un caso mediatico planetario, che ha raggiunto istantaneamente milioni di persone in ogni paese del mondo, che viene spiegato attraverso una lettera indirizzata ai Nunzi e da questi riportata ai vescovi.

La seconda evidenza è che, da parte vaticana, si ritiene a tutt'oggi non opportuno pubblicare l’intera sequenza video nel quale il papa affrontava un anno e mezzo fa il tema delle “leggi di convivenza civile”: una parte che diciotto mesi fa era stata tagliata dalla versione che la Santa Sede consegnò all’emittente Televisa per la pubblicazione e che però nei mesi scorsi è stata messa a disposizione del regista Afineevsky che l’ha inserita nel suo documentario. Una decisione, quella di non pubblicare il video integrale originale, a suo modo curiosa, specialmente se pensiamo che per "illuminare" quelle poche parole finite nel documentario si è utilizzato poi un estratto di un'ulteriore, altra intervista, vecchia di sei anni.

La terza evidenza è che dalla Segreteria di Stato arriva l’invito, riguardo alla valutazione sul riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso, a scindere due piani distinti: da un lato la dottrina della Chiesa, “molte volte riaffermata nel corso degli anni”, e dall’altro il riferimento a “determinate disposizioni statali” che si pongono sul livello della legislazione civile.

La quarta evidenza, già nota e nel frattempo rafforzata da tutti i numerosi dettagli e dalle ulteriori ricostruzioni che nell'arco delle ultime due settimane sono state offerte rispetto al dibattito che si sviluppò in Argentina nel 2010 sul riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e nello specifico sulla posizione assunta allora dall'arcivescovo di Buenos Aires, è che Jorge Mario Bergoglio si approccia con attenzione al tema della regolamentazione civile delle unioni fra persone omosessuali: una disponibilità pubblicamente espressa che, in quanto proveniente da un papa, indica certamente un elemento di profonda novità, che tale rimane evidentemente anche in assenza di un qualsivoglia cambiamento dal punto di vista dottrinale.

Al tempo stesso, però, va notato nuovamente come non sia affatto indifferente il dettaglio tecnico giuridico: Bergoglio fa infatti riferimento a norme di “convivenza civile” o a “patti di coesistenza” che nella concretezza giuridica possono dare vita a forme anche molto diverse di riconoscimento legale (anche solo per restare alla recente storia italiana, i “Pacs” non erano i “Dico” del 2007 e non sono le “unioni civili” entrate in vigore nel 2016). Un ambito, dunque, che ha una sua propria complessità specifica, di cui il papa è peraltro chiaramente consapevole e dentro al quale, quando lo affronta, si muove con circospezione, accennando alla necessità di valutare nel dettaglio le singole forme giuridiche atte a fornire “copertura legale”. Insomma, per quello che può valere nel concreto, dopo tanto parlare e spiegare non abbiamo ancora - e forse non avremo mai - una visione davvero dettagliata e completa del come e in quali precisi termini giuridici papa Jorge Mario Bergoglio valuti le normative civili riguardanti le unioni fra persone dello stesso sesso.

Stefano Caredda

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)