Giustizia, ecco la riforma del ministro Nordio. Il confronto tra la voce del Governo e l'opinione dei magistrati
Il ministro Nordio ha portato in Consiglio dei ministri il disegno di legge che abolisce l’abuso d’ufficio, norma le intercettazioni e richiede tre giudici per l’arresto cautelativo
Giustizia, ora si fa sul serio. Il disegno di legge Nordio, che molto sta facendo discutere, votato all’unanimità giovedì 15 giugno in Consiglio dei ministri, è stato incardinato in Parlamento in questi giorni e sta per essere preso in esame dalle relative commissioni. Già si sa che si tratta solo della prima fase di una riforma più complessiva della Giustizia
italiana – che in autunno potrebbe vedere un’ulteriore stretta sulle intercettazioni – ma anche solo i principali snodi di questo intervento del Governo offrono molti spunti di riflessione. Il principale punto saliente è probabilmente l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, scelta che ha spaccato il Partito democratico, con i vertici contrari e gli amministratori locali favorevoli a una misura che elimina un ostacolo non certo piccolo per chi si trova ogni giorno ad apporre la propria firma per far progredire l’ente locale. Il secondo punto oggetto di polemica è la prima stretta relativa alle intercettazioni, che non potranno più essere riportate dagli organi di informazione se non citate da un giudice in sentenza e comunque mai se riferite a terze parti non oggetto del procedimento penale in corso. Ancora, si è discusso molto sulla necessità di un giudizio collegiale (e non più del solo Giudice per le indagini preliminare) per conferire a un indagato la carcerazione come misura cautelare. Infine, nel disegno di legge Nordio si prevede anche l’ampliamento del numero dei magistrati e in particolare l’assunzione di 250 nuovi giudici per far fronte alla carenza di personale che da anni oramai contribuisce alla lentezza della giustizia italiana. L’iter parlamentare e il parere del Consiglio superiore della magistratura daranno l’idea, nelle prossime settimane, se sul testo interverranno o meno modifiche significative.
La voce del Governo. Ostellari: «Offriamo più garanzie ai cittadini Abuso d’ufficio? Altri 18 reati tutelano la Pa»
Sottosegretario Ostellari, parlando di questa riforma ha detto che finalmente mette le persone al centro,
può spiegare questa lettura?
«Questo primo disegno di legge sulla Giustizia segna una via nuova rispetto agli ultimi anni, con maggiori garanzie per i cittadini che possono essere sia la parte offesa sia la parte sottoposta a procedimento penale. Se nel recente passato avevamo assistito all’approvazione di norme che avevano creato divisioni più che unito, contrapponendo del parti in campo, oggi diamo vita a un’operazione di buon senso per un futuro migliore di uno dei pilastri della democrazia, consapevoli che in Parlamento ci sarà discussione, ma anche che le basi del provvedimento sono solide».
L’abolizione del reato di abuso d’ufficio tuttavia potrebbe lasciare impuniti docenti universitari che manipolano concorsi e amministratori locali che vogliano favorire congiunti attraverso procedure di mobilità del personale.
«I dati parlano chiaro: nel 2021 su 4.200 iscrizioni nel registro degli indagati abbiamo avuto solo 18 condanne. Questo reato pesa sull’efficacia dei tribunali e, soprattutto, sul vissuto delle persone coinvolte senza portare risultati significativi. Ricordiamo infatti che spesso in Italia basta essere indagati per subire restrizioni, doversi dimettere, venire additati, con grandi titoli di giornale, salvo poi venire assolti a distanza di tempo nel silenzio totale».
E quando il reato c’è?
«Rischiamo di perdere qualche fattispecie illecita? Abbiamo 18 reati a protezione della Pubblica amministrazione, oltre a un ulteriore sistema di controllo formato dai Tar e dalla Corte dei conti. Di certo l’intento di questo ddl non è quello di permettere a chi ha una condotta illecita di farla franca. Anzi, meglio qualifichiamo il reato di traffico di influenze passando dalla pena di un anno a un anno e sei mesi».
Le restrizioni sulle intercettazioni limitano l’informazione?
«Non vedo alcun bavaglio all’informazione. Tutto quanto citato dal giudice in sentenza o in aula nel pubblico dibattimento sarà riferibile, ci interessa che non vengano pubblicate intercettazioni relative a persone non implicate nel processo, com’è accaduto spesso negli anni».
L’Anm ritiene insufficienti le 250 assunzioni previste e teme l’apertura di nuovi tribunali anziché l’efficientamento degli esistenti.
«Se il riferimento è a quello della Pedemontana, va detto che non sarebbe il ripristino di quello di Bassano, ma la nascita di una nuova giurisdizione con 500 mila abitanti, segnata dalla nuova Superstrada. È un’area a forte attrazione economica, in cui tutti gli enti e le categorie chiedono un presidio».
L’opinione dei magistrati. Blattner: «Alcune condotte illecite rimarranno impunite e servono più di 250 magistrati»
Dott. Blattner, come valuta nel suo insieme la riforma della Giustizia proposta dal ministro Nordio?
«Più che di una riforma, parlerei di un intervento normativo che apporta una serie di modifiche all’ordinamento, per certi aspetti non così rilevanti, di tipo garantista su altri profili».
Qual è la parte più garantista?
«Sicuramente viene introdotta una stretta importante sulla divulgazione dei contenuti delle intercettazioni, ma questo più che noi magistrati riguarda il lavoro dei giornalisti. Nulla di quanto intercettati potrà uscire, in particolare se riguardante terze persone non implicate nel processo, anche se si trattasse di informazioni rilevanti per l’opinione pubblica».
Quale opinione si è fatto sull’abolizione dell’abuso d’ufficio?
«Credo sia stata accolta l’istanza più volte presentata in questi anni dagli amministratori locali. Tuttavia, da magistrato non posso non rilevare che si apre uno spazio di impunità per tutta una serie di condotte illecite. L’esempio classico è quello di un concorso pubblico in cui un soggetto voglia favorire un parente, un amico o al limite anche l’amante: se questi non commette altri tipi di reati, come il falso, non è perseguibile».
Eppure su 4.200 iscritti nei vari registri degli indagati in Italia, nel 2021, solo in 18 casi si è arrivati a condanna.
«È vero, i numeri sono bassi, ma il reato era già stato molto circoscritto in precedenza, e questo è un tipico reato “spia”».
È la stessa espressione usata dal procuratore Gratteri a cui il ministro Nordio ha risposto che il reato c’è o non c’è, non esistono reati spia.
«L’esperienza ci insegna che se un soggetto commette abuso d’ufficio dietro c’è un interesse. L’abuso è solo un primo aspetto capace di accendere l’attenzione su tutto quanto sta alla base di quel reato».
Che cosa pensa del fatto che per chiedere l’arresto come misura cautelare occorrerà un collegio di tre giudici?
«Questo è un altro aspetto garantista di questo disegno di legge, che tuttavia non tiene conto del fatto che i tribunali, specialmente i più piccoli, non sono in grado di garantire questa procedura. Se un giudice compare nel collegio giudicante per la misura cautelare non potrà poi essere parte del dibattimento; è necessario aumentare le piante organiche, anziché immaginare di aprire nuovi tribunali».
La riforma Nordio prevede l’assunzione di 250 nuovi magistrati.
«Certo, ma avremmo bisogno di 500 nuovi giudici e non di un concorso ma di tre concorsi in un anno per portare l’efficacia dell’azione giudiziaria su livelli accettabili. Il fatto è che i magistrati costano».