È il perdono che fa la differenza. La Pasqua del beato Livatino nelle parole del ministro Nordio
È sempre curioso assistere alle lamentele di chi – avendo un ruolo e pensando di svolgerlo al meglio, con umiltà, senza porsi in primo piano, con abnegazione – rivendica la considerazione, l’elogio o anche il premio da parte di un suo superiore, di un responsabile, di chi rappresenta l’istituzione o l’autorità.
La sostanza è: «Io che mi do da fare, anzi, che faccio per tre, vengo dato/a per scontato/a, o non vengo riconosciuto come dovrei, mentre il/la mia collega che rende al minimo o non compie il suo dovere riceve molti di più».L’esempio si rifà al mondo del lavoro, ma la stessa dinamica si concretizza in ogni campo: a scuola, sia tra gli studenti sia tra i docenti; nello sport, dove in pochi aspirano ai ruoli di mediano o di gregario; al volontariato, dove fare il bene spesso porta comunque a sparlare degli altri che lo fanno...