Crisi energetica e aumento dei prezzi. L'intervento dei Vescovi europei guarda al carrello della spesa
Perentoria è la dichiarazione divulgata ieri, 7 novembre, dal Segretariato della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) su ciò che sta accadendo nel Vecchio Continente.
La crisi attuale è sotto gli occhi di tutti sia a livello nazionale che continentale, trascinata dall’impennata dei costi soprattutto dell’energia, e di conseguenza di tanti altri beni essenziali. Aumenti che non sembrano destinati a diminuire nel breve periodo e diversi studi paventano si possa manifestare presto in una recessione economica per diversi stati. Queste difficoltà nel nostro paese si traducono per molte famiglie nell’impossibilità di pagare le bollette intaccando il cosiddetto “carrello della spesa” e di tante aziende che sono costrette a chiudere. La guerra in Ucraina sembra essere la maggiore responsabile di questa situazione.
Nella comunicazione ufficiale la Chiesa europea esprime tutta la sua preoccupazione e profonda tristezza innanzitutto per il conflitto in corso, «per le orribili sofferenze umane inflitte ai nostri fratelli e sorelle in Ucraina, dalla brutale aggressione militare voluta dalle autorità russe» e un accorato appello affinché gli aggressori sospendano immediatamente le ostilità e le parti si aprano ad un negoziato su «proposte serie». L’attenzione dei presuli si focalizza sulle popolazioni europee, soprattutto sui più vulnerabili, che stanno affrontando l’aumento dei prezzi dell’energia: «In questo contesto accogliamo con favore il costante impegno dei responsabili politici europei e nazionali nel presentare iniziative volte a garantire l'accessibilità all’energia, sicura e sostenibile, e a mitigare l' impatto dell’incremento dei costi dell' elettricità sugli individui, sulle famiglie e sulle imprese» e soprattutto ad avere «prezzi ragionevoli per le persone più colpite». Questo «senza perdere di vista gli obiettivi a lungo termine di una transizione energetica giusta e sostenibile».
Il documento afferma poi la necessità di «migliorare la responsabilità pubblica del settore energetico attraverso un' equa distribuzione delle risorse energetiche, evitando la monopolizzazione da parte di uno stato, di un gruppo d’interesse o di un' impresa». I vescovi, ponendo sempre l’accento sull’attuale centralità della questione energetica dicono dell’importanza di «dare priorità all' efficienza energetica e identificare gli obiettivi per i quali è possibile una riduzione responsabile del suo consumo» perché «una corretta gestione dell' energia diventa un fattore chiave sia per la giustizia che per la pace». Nella parte finale della dichiarazione lo sguardo dei responsabili si allarga, parlando della necessità nei confronti «delle nazioni più povere del mondo che soffrono di un aumento dei livelli di insicurezza alimentare e di povertà estrema, a causa degli alti prezzi delle materie prime dovuti agli effetti a catena della guerra in Ucraina». È necessaria una solidarietà collettiva in quanto «siamo reciprocamente connessi e dipendiamo gli uni dagli altri, non solo come singoli individui e come famiglie, ma anche come società e come comunità internazionale». Nonché personale là dove «ognuno di noi è chiamato a contribuire all' espressione concreta di questa solidarietà» conclude il testo.