Consenso e verità. Mons. Gallagher (Vaticano) su democrazia e cristianesimo
I Papi a partire da Leone XIII, ricorda mons. Gallagher, si sono spesi per invitare i cristiani e le comunità cristiane ad assumere responsabilità di pensiero, di proposta e di azione.
“Non possiamo rassegnarci a un’idea di democrazia a bassa intensità, a livelli di povertà come quelli che ancora abbiamo, alla mancanza di definizione di un progetto strategico di sviluppo e di partecipazione internazionale a una fisionomia della nostra cultura politica che gioca al tutto per o al niente”.
Il pensiero tratto da un saggio dell’allora card. Bergoglio è al centro della relazione tenuta recentemente dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, a un seminario della Pontificia Università Gregoriana. Titolo dell’intervento apparso integralmente su L’Osservatore Romano del 28 marzo u.s. è: “Democrazia e cristianesimo: l’insegnamento del Papi”. Due intere pagine del giornale sono state messe a disposizione per ospitare il testo che a partire da un percorso storico è giunto a porre la questione di fondo: come i cristiani si pongono oggi di fronte alla crisi della democrazia?
Basta, come sta accadendo, denunciare la fragilità i rischi che la democrazia sta correndo, è giustificata la rassegnazione al suo declino?
I Papi a partire da Leone XIII, ricorda mons. Gallagher, si sono spesi per invitare i cristiani e le comunità cristiane ad assumere responsabilità di pensiero, di proposta e di azione perché il tema della democrazia quale cantiere per costruire il bene comune non venisse posta ai margini della testimonianza e dell’annuncio del Vangelo.
Il Concilio Vaticano II ha contribuito in misura determinante a formare una coscienza cristiana attenta ai bisogni e alle attese di una società segnata da diseguaglianze e individualismi che corrodono le fondamenta del vivere sociale e della democrazia. E il Sinodo voluto da papa Francesco sta riprendendo questo percorso.
Mons. Gallagher ricorre al termine “architettura della democrazia”, cara a Giorgio La Pira, per precisare che “la democrazia non si presenta come una forma di governo o come un sistema costituzionale ma come una dottrina che fissa a ogni governo il proprio scopo, cioè il governo del popolo e per il popolo nell’interesse dell’intera comunità. Così non dobbiamo sorprenderci di sentire chiamate democrazie molte forme di governo…”.
Ciò che conta è “il nesso vitale tra consenso e verità”. Mons. Gallagher cita l’enciclica Centesimus annus di Giovanni Paolo II (1991) scritta a cento anni dalla Rerum Novarum di Leone XIII: “Una democrazia senza valori si converte facilmente in totalitarismo aperto oppure subdolo come dimostra la storia”.
Continua mons. Gallagher: “non possiamo concepire la democrazia se non sul presupposto della persona, dell’uguaglianza di tutti gli uomini e della loro fraternità”.
È a questo punto che viene chiamata in campo la responsabilità dei cristiani perché soprattutto a loro è richiesto di rafforzare il nesso tra consenso e verità.
Davanti a guerre, ingiustizie, diseguaglianze e indifferenze tutto questo sembra infatti dissolversi. Per evitarlo occorre riscoprire e ridare vigore alle radici cristiane delle tre parole: persona, uguaglianza, fraternità.
C’è un percorso culturale da rilanciare tenendo conto anche dell’irruzione della cultura digitale, c’è un risveglio della coscienza da suscitare perché la democrazia ritrovi sé stessa e si consolidi nell’incontro tra la verità e il consenso.