Comuni al referendum. Fondersi, per vivere meglio
Questa domenica molti comuni del Veneto sono chiamati al voto per confermare o respingere i progetti di fusione approvati dai consigli comunali. La fusione, a conti fatti, è una straordinaria opportunità: meglio non sprecarla .
Questa domenica molti comuni del Veneto sono chiamati al voto per confermare o respingere i progetti di fusione approvati dai consigli comunali. Non è la prima volta, ma è sicuramente la più significativa visto il numero di amministrazioni coinvolte. Questo giornale non ha l'abitudine di offrire indicazioni di voto, ma in questo caso - visto che non si tratta di elezioni politiche - ci permettiamo di farlo. La fusione, a conti fatti, è una straordinaria opportunità. Certo, i campanili vanno maneggiati con cura: una comunità ha bisogno di conservare la propria identità, ha bisogno di “riconoscersi” ed essere riconosciuta per non eclissarsi, ai propri occhi prima ancora che a quelli altrui. Ma i nostri municipi, la stessa fascia tricolore del sindaco rischiano oggi di essere ridotti solo a questo, a simboli svuotati dell’effettiva capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini e organizzare con efficacia la vita civile.
Sono i dati concreti a dirci, e non da oggi, che i piccoli comuni da soli non ce la fanno e che quasi 600 municipi sono troppi per una regione come il Veneto. Non è solo questione di soldi, anche se vent’anni di tagli ai bilanci dei comuni e al personale della pubblica amministrazione hanno ridotto al minimo le possibilità di azione. Ancor prima, è la complessità dei problemi che chiede un riassetto delle autonomie locali: che si tratti della gestione del territorio come dei servizi di base, per non parlare dei finanziamenti europei, lo slogan “piccolo è bello” non funziona più. E i trend demografici, su tutti lo spopolamento delle aree periferiche e l’invecchiamento generale della popolazione, certificano che di qui a pochi anni tenere in piedi scuole, verde pubblico, servizi sociali, perfino una biblioteca sarà un’impresa per i piccoli centri che già oggi faticano ad arrivare ai duemila abitanti. E a quel punto, quanti saranno costretti a spostarsi altrove?
Ecco perché serve il coraggio di guardare avanti e disegnare un possibile futuro diverso: unendo le forze, cercando dimensioni più idonee, approfittando delle risorse messe a disposizione dei comuni che nascono da una fusione. Offrire una vita migliore ai nostri figli, vale più della (giusta, comprensibile, condivisa) nostalgia di noi adulti.