All’inizio del nuovo anno. Quanto contano le risorse umane a scuola?
È da poco iniziato un nuovo anno scolastico e tutti gli osservatori guardano con attesa e curiosità alle tante proclamate novità.
Si stanno ancora concludendo, con procedure talvolta frettolose, poco partecipate e laboriose, i progetti finanziati coi fondi Pnrr, che dovrebbero apportare innovazioni profonde nelle attrezzature a disposizione delle scuole, negli ambienti di apprendimento, nella didattica, nel curricolo, nella formazione del personale. Altri temi agitano il già concitato avvio del nuovo anno, sembra tuttavia mancare una cura per le risorse umane, il personale docente in particolare, che costituisce l’elemento decisivo per l’innovazione scolastica. È decisivo perché, anche nell’era della rivoluzione tecnologica, dalla relazione didattica e dalla conduzione della classe dipende la formatività del sapere, la sua capacità di far crescere non solo competenze, ma anche atteggiamenti costruttivi, attitudini oggi indispensabili, valori, senso della comunità. Nella relazione educativa sono reperibili gli antidoti necessari per contrastare le tante forme di violenza e disagio che si manifestano in modi diversi e talvolta indecifrabili. Come promuovere questa attenzione, da cosa partire? Sicuramente un riconoscimento che abbia un fondamento contrattuale ed economico è necessario e ineludibile, per rilanciare la centralità della funzione docente e colmare il grave divario che colloca l’Italia agli ultimi posti fra i Paesi Ocse. Dopo di che, l’attenzione ai docenti si promuove attraverso la costruzione di una collegialità partecipata, in cui l’esperienza e la competenza dei singoli è accolta, valorizzata e posta a servizio delle collettività e i docenti sono posti nella condizione di contare e dire la loro sulle tante questioni fondamentali della vita della scuola, indicando una nuova agenda di priorità. È necessario sburocratizzare la professione, snellendo procedure e richieste che in questi anni hanno appesantito la funzione, demotivato i docenti, allontanandoli spesso dal cuore del loro compito. Questo significa anche e soprattutto restituire centralità, nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa, alla didattica, al curricolo, alla costruzione collegiale di contesti formativi efficaci e a misura di studente, nei quali non si ignorino le istanze profonde e attuali che nascono dalla società contemporanea.
Rocco Bello
già dirigente scolastico e membro del Comitato scientifico della Fondazione Bortignon