Le storie di Marghera
Gianfranco Bettin racconta “Cracking”, parabola di un'epoca. E il “pianeta” di Venezia approda al Festival del cinema
Risale al 23 luglio 1917 la convenzione per la nascita della Società Anonima Porto Industriale di Venezia. Poi con il Petrolkimico negli anni ’70 (e le sue produzioni di morte) fu la volta delle fabbriche con 40 mila lavoratori.
Marghera oggi è sospesa fra l’archeologia industriale, le bonifiche incompiute e il vetrocemento del Vega. Gianfranco Bettin la racconta attraverso Celeste Vanni, ex operaio con la passione per la montagna, in Cracking (Mondadori, pagine 192, euro 17). Intorno a lui, personaggi esemplari del grande quartiere senza più le tute blu e con tutte le contraddizioni della vita quotidiana sempre più sfibrata. Anche da criminalità, eco-mafie e droga.
Un romanzo che risuona anche come parabola di un’epoca, carotaggio di sociologia, visioni di periferia. Pagine con l’eco di autori del calibro di Bianciardi e Volponi senza mai dimenticare la storia di Gabriele Bortolozzo l’operaio che denuncia in un coraggioso esposto gli effetti della produzione di Cvm e Pvc.
E Bettin è anche co-autore del film documentario “Il pianeta in mare” che sarà proiettato fuori concorso all’edizione numero 76 del Festival del cinema di Venezia. «Illuminare ciò che accade a Marghera - la possibile conversione di un polo ferito a fondo dal vecchio modo di produrre e inquinare, l’intreccio di forza lavoro e ricerca tecno-scientifica per entrare finalmente nel nuovo secolo dell’industria e del lavoro - significa far parlare le persone, mostrando luoghi, macchine e frutti di un’impresa corale di cui il film restituisce il senso».