Che guaio vivere a nostra insaputa
Il filò: non c'è solo il caso clamoroso di Facebook. Dai colossi della rete alla politica, agire alle spalle dei cittadini sembra essere diventata prassi comune
Di Claudio Scajola resterà con ogni probabilità a futura memoria solo la frase “a mia insaputa”, che ancora spopola in maniera virale. Al tempo era parlamentare, e la frase gli uscì di bocca quando venne messo a processo per un appartamento con vista sul Colosseo del valore di quasi due milioni di euro, ma scucendone di tasca sua solo 600 mila. La differenza gli sarebbe stata regalata “a sua insaputa”, e questa è anche la conclusione del processo che l’ha poi assolto. La storia era diventata una barzelletta, ma oggi ci accorgiamo che è una caratteristica dei nostri tempi.
Qualche esempio.
In Italia 214 mila utenti di Facebook, su un totale di 87 milioni nel mondo, a loro insaputa sono stati tritati per gli scopi più vari utilizzando i loro profili, corredati da numeri telefonici e indirizzi e-mail. Il proprietario di Facebook, Zuckerberg, si sta sperticando di scuse, se non altro perché rischia una multa di trilioni di dollari dalle autorità americane, che in casi simili non sono solite chiudere un occhio.
Ci sono poi quelli che utilizzano Instagram, il social network che permette di scattare foto, applicare filtri, e condividerle in Rete. È pubblicizzato come “un modo semplice per catturare e condividere i momenti più belli della tua vita”, ma adesso si scopre che mette a rischio la salute mentale, provoca ansia e depressione. Naturalmente all’insaputa di quanti lo utilizzano, specialmente gli adolescenti che lo stanno eleggendo a social prediletto.
Ci sono poi le mamme e le nonne che continuano a mettere in Rete le foto dei loro bambini, non sapendo che quelle innocenti immagini possono essere utilizzate per gli scopi più turpi. Manco sanno che c’è la “Carta di Treviso” del lontano 1990, e naturalmente non sanno del “caso Serena Cruz” che l’ha generata.
Si potrebbe continuare con l’eredità ricevuta, che all’insaputa distrugge la pace tra fratelli e parenti; con la politica di questi giorni, che all’insaputa degli elettori mischia simboli e promesse. Fortuna che ci sono un sacco di preghiere con questa invocazione: “Signore, rendimi consapevole”.