Via i decreti sicurezza e gli accordi con la Libia. Ecco i 5 punti dell’appello delle ong
Le organizzazioni della campagna "Io accolgo" chiedono un cambio di passo al nuovo esecutivo. Dalla reintroduzione della protezione umanitaria alle norme riguardante la residenza dei richiedenti asilo fino ai salvataggi in mare
ROMA - Reintrodurre la protezione umanitaria; abrogare la norma riguardante la residenza dei richiedenti asilo; ristabilire un sistema nazionale di accoglienza che promuova l’inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione; abrogare le norme riguardanti i divieti per le navi impegnate nei salvataggi in mare e infine annullare gli accordi con la Libia. Sono questi i cinque punti dell’appello lanciato oggi dalla campagna Io Accolgo, che racchiude le principali organizzazioni, attive nel campo dell’immigrazione e della tutela dei diritti umani.
In particolare, si chiede all’attuale esecutivo un cambio di passo rispetto al passato, superando sia recenti decreti sicurezza che gli accordi con la Libia. “Noi cittadini e cittadine, organizzazioni della società civile, enti e sindacati chiediamo al Parlamento e al Governo di abrogare al più presto le disposizioni in materia di asilo, immigrazione e cittadinanza contenute nei c.d. decreti Sicurezza (d.l. n. 113/18 convertito con legge n. 132/18) e Sicurezza-bis (d.l. n. 53/19 convertito con legge n.77/19) e di annullare gli accordi con la Libia, in quanto violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali, producono conseguenze negative sull’intera società italiana e ledono la nostra stessa umanità”, si legge nel testo dell’appello.
In particolare, si chiedono precisi interventi. Al primo punto c’è il ripristino della protezione umanitaria: “il d.l. n. 113/18 ha abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, che era rilasciato in presenza di seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali - sottolinea la campagna - Di conseguenza, decine di migliaia di persone che pure avrebbero diritto all’asilo ai sensi dell’art. 10 della Costituzione o che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità per gravi motivi di carattere umanitario, vivono oggi nel nostro Paese senza poter ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, condannate così all’emarginazione e allo sfruttamento. Tra questi, anche molti cittadini stranieri che avevano già trovato un inserimento lavorativo e che, in seguito alla perdita del permesso di soggiorno, non possono più essere impiegati regolarmente”.
Si chiede poi di abrogare la norma riguardante la residenza dei richiedenti asilo. In base a un’interpretazione restrittiva del decreto sicurezza, infatti, nella maggior parte dei Comuni italiani i richiedenti asilo non vengono più iscritti all’anagrafe. “L’impossibilità di ottenere la residenza determina enormi problemi nell’inserimento lavorativo e nell’accesso ai servizi, contribuendo a ostacolare l’inclusione sociale dei richiedenti asilo e il raggiungimento dell’autonomia - si legge nell’appello -. Per superare tali problemi, è a nostro avviso fondamentale abrogare la norma del decreto sicurezza riguardante l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo”.
Al terzo punto dell’appello c’è il ripristino di un sistema nazionale di accoglienza che promuova l’inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione. In seguito all’entrata in vigore del decreto sicurezza, i richiedenti asilo non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza gestito dai Comuni (ex-SPRAR), ma possono essere accolti unicamente nei Cas, strutture prefettizie spesso di grandi dimensioni e prive di servizi fondamentali come i corsi di italiano, l’orientamento lavorativo e la mediazione interculturale. “Viene così ostacolata l’inclusione sociale delle persone accolte e la loro positiva interazione con i territori - si legge nell’appello -. Dall’entrata in vigore del decreto, inoltre, migliaia di titolari di protezione umanitaria sono stati costretti a lasciare i centri d’accoglienza e abbandonati per strada. Il progressivo smantellamento del sistema di accoglienza ha infine comportato la perdita del posto di lavoro per migliaia di operatori e operatrici, senza un’adeguata copertura e accompagnamento degli ammortizzatori sociali. Per questi motivi riteniamo fondamentale reintrodurre il diritto all’inserimento nello Sprar dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione umanitaria.
Infine, l’ultima richiesta è sull’abrogazione delle norme riguardanti i divieti per le navi impegnate nei salvataggi. “Il decreto sicurezza bis ha introdotto una serie di norme finalizzate a impedire l’arrivo in Italia delle navi che trasportano cittadini stranieri soccorsi in mare - aggiungono i promotori -. Il risultato complessivo del decreto Sicurezza-bis, ostacolando l’operato delle navi umanitarie e scoraggiando le navi commerciali dall’intervenire nei salvataggi, è di aumentare le morti in mare. Per questi motivi riteniamo imprescindibile ed urgente abrogare le norme del decreto”.
Infine si chiede di annullare immediatamente gli accordi con il Governo libico e che, fatti salvi gli interventi di natura umanitaria, non vengano rifinanziati quelli di supporto alle autorità libiche nella gestione e controllo dei flussi migratori. “I migranti intercettati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica e riportati forzatamente in Libia vengono infatti sistematicamente rinchiusi nei centri di detenzione, in condizioni disumane, e sono sottoposti a torture, stupri e violenze - conclude l’appello -. Rinviare persone bisognose di protezione verso un Paese non sicuro, come dichiarato anche dall’Unhcr e dalla Commissione europea, viola la nostra Costituzione e il diritto internazionale ed è contrario ai valori fondamentali di umanità”.