Vescovi francesi su legge bioetica: “Assurdo vivere il rispetto per il pianeta e poi cedere al potere distruttivo delle tecniche”
Hanno preso di nuovo la parola i vescovi francesi a 8 giorni dall’inizio del dibattitto parlamentare sulla revisione della legge sulla bioetica. Tra i temi più controversi il capitolo sull'accesso consentito a tutti, anche alle coppie omosessuali, alla riproduzione medicalmente assistita. “Costruire il mondo di domani chiede oggi un cambiamento di rotta”, ha detto il vescovo D’Ornellas. “Sarebbe assurdo vivere il rispetto per il pianeta e allo stesso tempo il potere distruttivo delle tecniche. Il cambiamento di rotta che è chiesto oggi, è quello della fraternità”
Vescovi di Francia scesi ancora in campo per ribadire pubblicamente la loro posizione riguardo alla legge sulla bioetica, a 8 giorni dall’inizio del dibattitto parlamentare. Perché sì, sono stati ricevuti dai responsabili politici come tutti i gruppi religiosi e le categorie sociali del Paese, “ma non siamo stati ascoltati”. E così la Conferenza episcopale francese ha organizzato ieri sera, in diretta tv su KTO e su tutte le reti sociali della Chiesa, una “soirée débat” al Collège des Bernardins di Parigi per fare il punto della situazione, chiarire i nodi, esprimere dubbi e perplessità, chiedere un cambiamento di rotta. Proprio qui, un anno fa in questa sala del Collège, fu accolto dai vescovi francesi il presidente della Repubblica Emmanuel Macron. Un incontro che segnò l’inizio di un rapporto riappacificato tra Chiesa e Stato sulla base della laicità. Macron si era raccomandato: “non restate sulla soglia”. Un invito chiaro a prendere posizione sui temi che stanno più a cuore alla Chiesa. Ma sulla questione bioetica, qualcosa non ha funzionato. “A cosa serve consultare le persone se poi la loro opinione è così disprezzata?”, si lamenta l’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit.
“Alle domande che abbiamo posto non è stata data risposta. Molti francesi sono contrari all’istituzione legale della filiazione senza padre. Ma ciò non provoca alcuna reazione da parte dei decisori”.
Approvato dal Consiglio di Stato e dal Consiglio dei ministri il 24 luglio, il progetto di revisione della legge francese sulla bioetica passa ora all’Assemblea nazionale. Tra i temi – eutanasia, anonimato dei donatori di sperma, chirurgia per neonati intersessuali – un capitolo solleva più discussioni di altri: consentire l’accesso alla riproduzione medicalmente assistita “a qualsiasi coppia formata da un uomo e una donna, o da due donne o qualsiasi donna non sposata”.
Una ventina di associazioni hanno già annunciato di scendere in piazza il 6 ottobre prossimo per manifestare contro la legge.
L’arcivescovo di Parigi approva l’iniziativa e sulle pagine di “Famille Chrétienne”, spiega: “la maggior parte dei cittadini ha per esprimersi solo il mezzo della manifestazione pubblica. Devono poter esprimere la loro opinione. Quindi questa iniziativa non solo è lecita, ma è anche utile”.
“Siamo qui stasera perché siamo preoccupati. Siamo preoccupati per la società francese e più in generale per la società occidentale”, ha esordito mons. Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, presidente dei vescovi francesi. “Comprendiamo la sofferenza delle donne omosessuali che aspirano ad avere un bambino così come la sofferenza degli uomini omosessuali. Avere un figlio è sicuramente un atto di amore incondizionato. Ma la bellezza dell’amore di un genitore verso un figlio non è sufficiente a giustificare una legge che lascia la procreazione alla manipolazione medicale. Noi diciamo che le nostre società si sbagliano se pensano di risolvere le sofferenze delle persone con tecniche mediche e giuridiche e quando trasformano la medicina che è fatta per curare e guarire, in una istituzione incaricata invece a rispondere alle nostre frustrazioni”.
Ma la parola della Chiesa è una parola che dice “sì”.
“Sì, innanzitutto – dice l’arcivescovo – alla bellezza della generazione umana, alla bellezza dell’unione coniugale degli sposi e del mistero della procreazione che è per noi il riflesso più evidente della relazione che Dio vuole avere con l’umanità. È un sì ai bambini che nascono. Ciascuno di loro per le promesse che portano, è un dono fatto all’umanità intera. È un sì anche alla scienza e alle sue scoperte e un sì alla tecnica che ci permette di utilizzare le sue potenzialità per costruire un mondo più fraterno di cui tutti gli esseri umani sono responsabili. Ed è proprio questo sì che ci obbliga oggi ad avvertire l’umanità delle derive rischiose che può intraprendere”.
“I have a dream”. Sono risuonate anche al Collège des Bernardins, le parole un tempo pronunciate da Martin Luther King. A ripeterle è mons. Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes, responsabile del gruppo di lavoro Chiesa e bioetica dei vescovi francesi. “Sogno una bioetica che non si lascia affascinare dal potere della tecnica e pone al centro il rispetto della dignità umana. Sogno una bioetica illuminata da uno sguardo maturo sulla persona presa nella unità indivisibile, inseparabile, corpo e anima. Sogno una bioetica innervata da uno sguardo profondo sull’uomo e non solo occupata a risolvere problemi parziali”.
“Costruire il mondo di domani chiede un cambiamento di rotta oggi”.
Un cambiamento che chiede di “rinunciare al nostro potere tecnologico per prenderci cura della terra e curare i più deboli”. “Sarebbe assurdo vivere il rispetto per il pianeta e al tempo stesso cedere al potere distruttivo delle tecniche che non protegge i più deboli. Il cambiamento di rotta che è chiesto oggi, è quello della fraternità. Fraternità con la terra e gli abitanti che la abitano. Fraternità tra gli esseri umani”.