Tumore all'occhio, in Uganda cure e prevenzione per aiutare i bambini
Il retinoblastoma colpisce soprattutto in età pediatrica, alta la mortalità nel paesi del Sud del mondo se non si riceve una diagnosi precoce e cure tempestive. In Uganda Cbm sostiene l’unico programma nazionale di assistenza presso il Ruharo Eye Centre a Mbarara
MILANO - Nel mondo, ogni anno, si registrano 9.000 nuovi casi di retinoblastoma, il tumore dell’occhio. I più colpiti sono i bambini in età pediatrica che vivono nel Paesi del Sud del mondo, dove il 70% di loro muore perché non riceve una diagnosi precoce e cure tempestive. Numeri impressionanti, vite umane e una sola parola: tempestività. Per questo in Uganda, all’Ospedale Ruharo, Cbm sostiene l’unico programma nazionale di prevenzione e cura del retinoblastoma. “In Uganda - ha dichiarato Massimo Maggio, Direttore di Cbm Italia Onlus - il nostro obiettivo prioritario è ridurre la mortalità dei bambini colpiti da retinoblastoma salvando la loro vista e la loro vita. Non è facile, la tempestività in questi casi è fondamentale per evitare che la malattia si diffonda ulteriormente. Quando diagnosticato precocemente e trattato in modo efficace, il retinoblastoma infantile infatti è curabile”.
In Uganda, il 72% della popolazione vive nelle zone rurali più povere e isolate, dove non ci sono ospedali. Qui tantissimi bambini colpiti da retinoblastoma non ricevono, a causa della povertà e dell’isolamento, una diagnosi tempestiva e arrivano negli ospedali quando ormai è troppo tardi, quando il tumore è diventato incurabile. Presso il Ruharo Eye Centre a Mbarara, nella parte sud occidentale dell’Uganda, Cbm sostiene l’unico programma nazionale di prevenzione e cura del retinoblastoma, avviato nel 2006. Il programma favorisce l’accesso alle cure mediche fornendo ai bambini malati di retinoblastoma un trattamento completo: dall’identificazione al trattamento con chemioterapia o chirurgia; dalla riabilitazione con protesi oculari ai controlli di breve e lungo termine. Su 270 bambini trattati, dal 2006 al 2013, i risultati evidenziano la riduzione della mortalità del 37% e un innalzamento della percentuale di bambini che hanno mantenuto la vista dopo la terapia dal 15 al 77%.