Siria: le minacce dell’Isis non fermano i cristiani di Qamishli. Natale in ricordo del martire padre Hanna ucciso poco più di un mese fa
A Qamishli, nel nord-est al confine con la Turchia e vicino all'Iraq, la comunità cristiana locale si prepara a vivere il Natale tra speranza e paura di nuovi attentati dell'Isis. Il ricordo di padre Ibrahim (Hovsep) Hanna, parroco armeno-cattolico di san Giuseppe, ucciso poco più di un mese fa, dall'Isis. "Non cambieremo i nostri programmi - dice padre Antonio Ayvazian, vicario episcopale della comunità armeno-cattolica - non possiamo avere paura se Dio è con noi".
Sarà un Natale nel segno di padre Ibrahim (Hovsep) Hanna, parroco armeno-cattolico di san Giuseppe a Qamishli (provincia siriana di Hassake), freddato, con il padre Ibrahim Bidu Hanna, l’11 novembre scorso da due miliziani dell’Isis, mentre in auto si stava recando nel villaggio di Zar, a est di Deir ez-Zor, nella regione controllata dalle forze curdo-siriane.
Nella città di Qamishli, nel nord-est al confine con la Turchia e vicino all’Iraq, la comunità cristiana locale si prepara a vivere il Natale tra speranza e paura di nuovi attentati. Gli scontri provocati dall’operazione militare “Fonte di pace”, avviata dai turchi lo scorso 9 ottobre – con l’obiettivo di neutralizzare le forze curde siriane presenti sul territorio – sembrano, almeno in apparenza, essersi placati dopo gli accordi siglati dai presidenti Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin il 22 ottobre a Sochi. Ma la tensione resta alta.
Nel nome del martire. Padre Antonio Ayvazian, è il vicario episcopale della comunità armeno-cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del Nord: “è passato poco più di un mese dal battesimo di sangue di Ibrahim (Hovsep) Hanna e di suo padre, e questo Natale non può non essere vissuto senza rendere omaggio ai nostri martiri. Il loro sangue farà germogliare frutti di fede, di amore, di pace e di bene per tutti”.
Due, in particolare le iniziative messe in campo dalla comunità armeno-cattolica locale, “un recital per ricordare la figura di padre Ibrahim Hanna e un presepe”. Quest’ultimo, spiega il vicario episcopale, “è stato allestito dal figlio del nostro sacerdote ucciso, che si prepara al sacerdozio, Hovik Hovsep Bedoyan, proprio sulla tomba del padre.
C’è un legame stretto tra la nascita, dunque la vita, la morte e la resurrezione. È questo passaggio che dona senso alla vita di un cristiano. Padre Ibrahim lo ha testimoniato con la sua morte. La Natività sulla tomba del sacerdote indica come la vita rinasce sul sangue dei martiri”.
Una città in festa. Il programma natalizio prevede, come tradizione, le feste con i bambini, “Oggi pomeriggio – afferma padre Antonio – abbiamo organizzato la festa dei bambini con Babbo Natale che distribuirà doni a tutti. Musica, cibo, danze e giochi allieteranno i bambini e le loro famiglie. Tutti avranno un dono da portare a casa. Ci ritroveremo poi in chiesa per la messa di Mezzanotte”. Ma non saranno solo i cristiani a fare festa, “tutta la popolazione – precisa il vicario – partecipa al Natale. La municipalità provvede e contribuisce con luminarie al clima natalizio. Non c’è un angolo buio in città. Questo è molto bello perché, nonostante la guerra, i siriani hanno il desiderio di condividere le loro feste senza distinzioni etniche e religiose. La Siria è un Paese tollerante dove tutti possono esprimere la propria fede liberamente. Gesù porta gioia nonostante i drammi che viviamo da 9 anni, da quando cioè è cominciata la guerra”.
Le minacce dell’Isis. “Dire che non abbiamo paura è dire una bugia”, ammette padre Antonio che rivela: “Siamo a conoscenza che l’Isis starebbe preparando attentati con autobombe da far esplodere durante le messe di Natale, davanti le nostre chiese. I nostri fedeli hanno timore che ciò possa avvenire veramente e per questo abbiamo chiesto alle Autorità di adottare delle misure per prevenire ogni genere di attacco, cominciando dal chiudere alcune strade”.
“Da parte nostra – rimarca il vicario – noi non cambieremo i nostri programmi e pertanto celebreremo nella chiesa di san Giuseppe la Messa di mezzanotte, a partire dalle 23, in modo tale da unirci spiritualmente a tutta la Chiesa universale. Non possiamo avere paura se Dio è con noi.
Durante la Settimana Santa facciamo la processione con il Cristo morto per le strade della città, con la quale diamo la nostra testimonianza di fede. Faremo così anche a Natale. Siamo orgogliosi di appartenere a Gesù”. Sentirsi uniti alla Chiesa universale “ci consola e ci incoraggia” dice padre Ayvazian che chiede un regalo per questo Natale “a tutti i fratelli italiani”: “Vi chiediamo di pregare per la Siria, avete un cuore sensibile verso tutta l’umanità. In questo Natale vi chiediamo di rivolgere un pensiero alla Siria, al suo popolo e ai cristiani che la popolano”.