Riforma cittadinanza. Brescia (M5S) assicura: “Testo entro febbraio, la legge va fatta”

Il presidente della Commissione affari costituzionali si dice certo che la riforma vedrà finalmente la luce. Si lavora a un testo condiviso, il principio è quello dello ius culturae. Del Rio (Pd): “I diritti non devono far paura”. Domani a Roma i rappresentanti della maggioranza incontrano le associazioni dei ragazzi di seconda generazione

Riforma cittadinanza. Brescia (M5S) assicura: “Testo entro febbraio, la legge va fatta”

ROMA - Si lavora per finire le audizioni ed arrivare a un testo condiviso su una proposta unitaria entro febbraio. Lontano dalle polemiche politiche e mediatiche il percorso per una riforma della legge sulla cittadinanza va avanti. Ad assicurarlo è il presidente della Commissioni affari costituzionali e relatore della legge, Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 stelle. “Abbiamo incardinato in commissione le proposte di legge di riforma: quella della collega Boldrini e quella  di iniziativa popolare. A queste sono, poi, state abbinate due nuove proposte: quella di Polverini, più circoscritta allo ius culturae, e quella di Orfini, che è una sorta di via di mezzo - spiega Brescia a Redattore Sociale -. In commissione stiamo andando avanti con molta fatica, siamo oberati da tanti provvedimenti, ma stiamo portando avanti le audizioni che  vorremmo arrivare a concludere nel mese di gennaio, per poi avere a febbraio un testo base. Io sono il relatore della proposta - aggiunge -, ho assunto il ruolo dopo che Speranza è diventato ministro. E lo ho assunto anche come garanzia di fare un lavoro equilibrato sulla proposta”. 

Brescia assicura che i tempi saranno stretti: tra gennaio e febbraio si dovrebbe arrivare al testo. “Ora c’è la legge di bilancio, poi avremo il conflitto di interessi, che è molto delicato - aggiunge - poi ci dedicheremo a quello”. Nelle ultime settimane, però ha fatto molto discutere la posizione di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e capo politico del Movimento 5 stelle, secondo cui la riforma della cittadinanza non sarebbe una priorità, in questo momento, per il paese. “Io credo che se questa riforma non la facciamo noi ora, in questa legislatura, la questione sarà rimandata a chissà quando - assicura Brescia -. Penso che si debba invece ragionare serenamente su questa misura che dà dignità a persone che sono già a tutti gli effetti cittadini italiani e a cui serve soltanto quel riconoscimento formale, che hanno difficoltà ad ottenere. Complicazioni che potrebbero essere cancellate da una riforma di buon senso”.

Il principio su cui ci si orienterà è quello dello ius culturae, cioè il riconoscimento della cittadinanza sarà legato non solo al livello di integrazione della famiglia, ma anche al percorso scolastico del richiedente. “Nessuno potrà dire che stiamo regalando la cittadinanza. Se un ragazzo ha fatto un percorso di studi ed è figlio di cittadini regolarmente residenti da almeno 5 anni in Italia - conclude -. Alcuni diranno che è solo un piccolo passo in avanti, mi sento di dire che sarà un passo in avanti comunque significativo”. 

Anche per Graziano Del Rio, capogruppo del Partito democratico alla Camera, ora non ci sono più scuse. Da sempre sostenitore della riforma (prima da sindaco poi da parlamentare) ribadisce che è una questione di diritti e che i “diritti non devono far paura”. “Siamo arrivati a pochissime miglia dall’approvazione nella scorsa legislatura, poi non ci furono i numeri in Senato. Adesso bisogna riprovare facendo maturare la proposta in Parlamento perché almeno sullo ius culturae si crei una maggioranza - afferma. Quando il paese ha promosso i diritti delle persone escluse, come sono questi ragazzi, ha sempre guadagnato e fatto passi avanti in termini di democrazia. Quello che si fa fatica a capire è che le comunità sono più sicure se le persone se ne sentono parte. In italia purtroppo il dibattito si è sviluppato intorno alla paura della diversità”. “Noi abbiamo depositato entrambe le proposte di legge, quella che riprende lo ius soli temperato e quella che parla di ius culturae, se vi fosse la possibilità di convergere su questo aspetto. Sono convinto da quando cominciammo la campagna con l’Italia sono anch’io nel 2011, che questo è un tema che gli italiano possono capire: non possono aver paura del bambino che va a scuola con i loro figli”.  Per Del Rio, infine, è vero che nel paese possono esserci diverse priorità ma non è detto che non ci si possa occupare di più temi: “non è detto che debba occuparsene il Governo, se ne occuperà il Parlamento, che ha il compito di occuparsi di diritti e di rafforzare il senso di cittadinanza nelle comunità”.

Domani i rappresentanti della maggioranza si confronteranno sul tema con le associazioni, in un incontro pubblico organizzato presso la sede della rappresentanza europea in Italia, in via 4 novembre. in cui saranno presentati i risultati del progetto Arts Together“Notiamo l’assenza di segnali concreti di discontinuità con le politiche del Governo Conte 1 sulla questione migratoria, oggi però c’è la possibilità in Parlamento di un cambiamento reale per la vita di un milione di persone, ragazzi e ragazze che vivono in Italia da anni anni e che oggi sono maltrattati dal paese - sottolinea Filippo Miraglia di Arci nazionale -. La  maggioranza deve assumersi la responsabilità di questa riforma. Le Condizioni sono dettate dalla volontà politica, la nostra battaglia va avanti. E’ stata incardinata la nostra proposta di riforma di iniziativa popolare, noi crediamo che il tema oggi non sia ius soli o ius culturae, ma capire realmente se lo Stato vuole che famiglie si sentano casa loro o se vuole invece alimentare il disagio e i conflitti facendole sentire estranee. Da oggi ripartiamo col confronto tra parlamentari e associazioni e nelle prossime settimane rilanceremo la mobilitazione di tutti”.

Eleonora Camilli

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)