Raid Usa in Iraq, “atto irresponsabile". Appello a governi e forze di pace
Un Ponte per chiede ai governi e al movimento per la pace di mobilitarsi contro il pericolo della guerra. “Se l'escalation non si fermerà, l'Iraq precipiterà in un bagno di sangue”
Roma - “Ciò che si temeva sta forse per succedere. Il conflitto che Stati Uniti e Iran stanno consumando sul corpo martoriato del popolo iracheno si sta trasformando in conflitto militare. L'azione militare all'aeroporto internazionale di Baghdad - che ha portato all'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani e di altre sette persone - è un atto irresponsabile tanto più grave perché realizzato da un paese che è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Si tratta di un atto, la rappresaglia e l’omicidio mirato, considerato dal diritto internazionale come un crimine di guerra. Un crimine che si aggiunge al sostegno dato negli scorsi decenni prima a Saddam nella lunga guerra contro l’Iran, poi alla guerra contro l’Iraq, all'embargo, al caos e alla distruzione determinata nel paese dall'occupazione Usa”. E' il commento di "Un ponte per", associazione per la solidarietà internazionale, che ricostruisce così il casus belli: "il lancio di razzi su una postazione militare statunitense forse da parte di milizie filo iraniane, ma comunque non rivendicato e la cui origine non è stata individuata".
"Se questa escalation non si fermerà, l'Iraq precipiterà nuovamente in un bagno di sangue e verrà spazzata via la coraggiosa e generosa rivolta dei/lle giovani iracheni/e che da due mesi occupano le piazze di tutto il paese per chiedere la fine della corruzione, del sistema delle quote settarie introdotto dall'occupazione statunitense e la fine delle interferenze iraniane nella vita politica irachena”, sottolinea l'associazione che parla di "una avventura che, se non fermata subito, rischia d’infiammare l’intera regione del Medio Oriente, allargandosi a macchia d’olio anche nel Mediterraneo”.
L’associazione chiede al governo italiano e a quelli dell’Unione Europea di condannare quanto accaduto e di dissociarsi apertamente da questa scelta di guerra. “L’intera comunità internazionale deve operare per fermare l’escalation e chiedere alle forze armate straniere di lasciare l’Iraq”. Un appello anche al movimento per la pace a “mobilitarsi contro il pericolo della guerra e a manifestare la propria solidarietà al popolo iracheno, sulla cui pelle si sta giocando questa sporca partita”.
“Noi – conclude la nota - siamo a fianco del popolo iracheno, vera vittima di questa dinamica perversa, ed in particolare di quei/lle giovani che si battono per un futuro libero e indipendente del proprio paese e diciamo a tutti: fermatevi, ritirate le vostre truppe e i vostri consiglieri militari, lasciate che gli iracheni e le irachene possano determinare liberamente il proprio futuro”.