Parte l’onda green. Rapporto GreenItaly 2019: la crescita in Italia dell'economia green e le possibili conseguenze sul lavoro
Sono sempre di più le aziende che si ispirano a un modello di sviluppo sostenibile e rispettoso del creato.
Nel mondo della produzione italiana negli ultimi anni si è mosso qualcosa. Stanno cambiando alcuni valori che guidano gli obiettivi e di con loro cambiano le modalità, l’organizzazione e qualche strumento adoperato nel lavoro. Prende forma un’onda verde, sostenuta da industria e terziario, che acquisisce una certa consistenza. Questa spinta è impressa soprattutto dai giovani, che sono entrati nel mondo dell’impresa.
La forza dell’economia circolare italiana è rilevata dai dati del Rapporto GreenItaly 2019, pubblicato dalla Fondazione Symbola con Unioncamere: ci sono aziende e sono sempre un numero più alto che si ispirano a un modello di sviluppo sostenibile e rispettoso del creato. Sono oltre 430mila le imprese che hanno iniziato a ridurre l’impatto ambientale negli ultimi quattro anni o si stanno impegnando a farlo entro la conclusione del 2019. Si tratta di un’azienda su tre (agricoltura esclusa). Questo processo è dovuto anche dall’innovazione tecnologica: si pensi che, grazie alle nuove scoperte, il costo dell’energia fotovoltaica – come si osserva nel Rapporto – è diminuito in 10 anni dell’81%. Il nuovo modello prova a unire ricerca e bellezza industry 4.0 e artigianato. Il 79% di queste imprese ha sviluppato attività innovatrici, contro il 61% delle altre, il 36% ha avviato progetti di industria 4.0 contro il 18% delle aziende che si ispirano al modello classico.
Il numero dei lavoratori nella Green economy ha superato i 3 milioni, si tratta del 13,4% sul totale. In un anno la richiesta di queste professioni è cresciuta dello 0,5% (100mila posti di lavoro). Nel rapporto si afferma che sono le imprese guidate da under 35 a spronare l’attenzione alla sostenibilità ambientale: il 47% di loro ha fatto eco-investimenti, contro il 23% degli altri. Sulle invenzioni in sintonia con la natura l’Italia gode anche di un primato: i brevetti green sono 3500, il 10% dei brevetti europei.
Questi cambiamenti se da un lato stanno stimolando e stimoleranno in futuro la nascita di nuovi lavori, dall’altra richiederanno nuove o diverse professionalità rispetto al passato. L’introduzione di innovazioni e di nuovi modelli di sviluppo comportano anche la disponibilità dei lavoratori di cambiare. Bisogna, dunque, chiedersi quanto le persone siano pronte a imparare modalità nuove. Il rischio è forte, perché quelli che rimangono indietro correranno il pericolo di essere espulsi da un nuovo mondo del lavoro. Si aprono nuove prospettive, però sarà molto importante preparare le persone ad affrontare il cambiamento, in modo che nessuno rimanga indietro.