Neonato trovato morto a Merano: Casini (Mpv), “frutto di solitudine e disperazione della mamma. Pubblicizzare culle per la vita”
“Una vicenda drammatica, particolarmente dolorosa, sia perché un neonato ha perduto la vita in modo tragico, sia perché accanto a questo bambino c’è una mamma che si è trovata in una profondissima solitudine. Gesti come questo non si spiegano se non con un momento di disperazione, di buio che fa perdere qualsiasi coordinata. Potrebbero essere evitati grazie alle molte iniziative avviate su tutto il territorio per offrire risposte alle donne che vivono maternità difficili, ma che purtroppo non si conoscono”.
Marina Casini, presidente del Movimento per la vita, commenta al Sir il ritrovamento di un neonato privo di vita in fondo a una scarpata nei pressi di Merano (Bolzano). “Dovremmo tutti essere più informati e consapevoli – avverte -: in Italia esiste una rete di aiuti costituita da Centro alla vita, ce ne sono in ogni regione. Quelli censiti del Mpv – ma ve ne sono anche altri – sono 342 su tutto il territorio nazionale, isole comprese, abbinati spesso a case di accoglienza, ma chi ne è informato? Per le mamme che decidessero di non riconoscere e di non tenere con sé il proprio bambino esiste inoltre su tutto il territorio nazionale la possibilità di partorire in forma anonima, in qualunque ospedale pubblico ricevendo assistenza per la salute della mamma e del nascituro, eppure chi ne è a conoscenza? Il parto in anonimato, in casi come probabilmente è stato quello di questo neonato trovato nella scarpata, sarebbe stato una risposta d’amore anziché di tragico abbandono. La terza risposta sono le culle termiche, le ‘culle per la vita’ dove collocare il neonato in forma anonima. Ce sono 62 in tutta Italia”.
Ma perché queste iniziative non vengono pubblicizzate? “Temo che la scarsa informazione su queste opzioni – risponde Casini – sia dovuta ad una cultura che cerca di silenziare, di negare il bambino in fase prenatale, il nascituro, e di conseguenza non favorisce la conoscenza di strumenti che potrebbero evitare infanticidi e tragici abbandoni. Una mentalità che si inserisce nell’ambito di quella che si potrebbe definire ‘congiura contro la vita’ o ‘cultura dello scarto’, secondo le espressioni dei nostri pontefici, che non volendo guardare il bambino non nato silenzia tutte le realtà che se ne occupano”. Per la presidente del Mpv “sarebbe auspicabile invece una campagna televisiva, oppure, ad esempio, pubblicità nei televisorini delle stazioni della metro o sulle riviste distribuite gratuitamente, o su pannelli sulle fiancate degli autobus. Solo a Roma ci sono cinque Centri alla vita; noi tentiamo di fare questa pubblicità ma spesso troviamo difficoltà e ostacoli”.