Nave Diciotti. Rozera (Unicef): “Una tortura senza senso. Europa assuma impegni concreti”
L'Unicef Italia è presente a bordo della nave della guardia costiera Diciotti, ferma da due giorni al porto di Catania con 117 migranti a bordo, con un team congiunto insieme ad Intersos. Intervista al direttore generale Paolo Rozera, che annuncia l'imminente possibilità di sbarco almeno per i 30 minori
C’è “una forte speranza” che i 30 minori (di cui 28 non accompagnati) presenti sulla nave Diciotti “scendano in giornata” perché secondo la legge Zampa “sono in territorio italiano e sono minori, quindi devono scendere e seguire un iter specifico”. Lo annuncia al Sir Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è presente con due persone in un team congiunto con Intersos sulla nave Diciotti della Guardia costiera italiana, ferma da due giorni nel porto di Catania con 177 persone a bordo salvate nei giorni scorsi. Numerosi sono stati in queste ore gli appelli perché si faccia rispettare la legge italiana e le convenzioni internazionali in tema di protezione dell’infanzia, tra cui l’Autorità Nazionale per l’Infanzia e Adolescenza, i magistrati per i minori e il Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute. Sono state aperte anche indagini dalla procura di Agrigento e dalla Procura di Catania. L’Unicef non è presente con proprie navi nel Mediterraneo ma ha fatto la scelta “di stare a bordo delle navi della Guardia costiera per dare una primissima assistenza psicologica ai bambini e alle mamme”.
La situazione della nave Diciotti è ancora di stallo o ci sono novità?
Forse qualcosa si smuove per i minori, perché la nave è in territorio italiano e questo è incontrovertibile. Abbiamo la legge 47 per i minori non accompagnati che riconosce molteplici diritti, tra cui essere accolti in strutture idonee, avere un tutore, il permesso di soggiorno.
Questi minori devono andare il prima possibile in strutture idonee, altrimenti continuano a permanere in condizioni di disagio.
Tra l’altro la maggior parte sono eritrei, quindi possono beneficiare della relocation in altri Paesi europei perché previsto dalle Convenzioni.
C’è la speranza che i minori riescano a scendere dalla nave in giornata?
C’è una forte speranza che scendano perché la legge dice che sono in territorio italiano e sono minori, quindi devono scendere e seguire un iter specifico. Il nostro auspicio è che si risolva con urgenza almeno la questione dei minori perché è contro le leggi italiane.
E per tutti gli altri, gli adulti?
Per gli adulti l’Europa deve rispondere al più presto. In attesa di questa risposta vanno fatti scendere dalla nave, non ha più senso tenerli su una nave in territorio italiano. E’ una tortura senza senso.
Meglio portarli in un centro e aspettare lì la decisione dell’Europa.
La chiusura dei porti: è possibile fare ogni volta un braccio di ferro così estenuante sulla pelle degli ultimi?
Da quando ha iniziato il suo mandato il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha voluto usare il pugno duro perché vuole che l’Europa si muova. E’ un dato incontrovertibile che l’Europa ci abbia abbastanza abbandonato. Ci sono stati in seguito degli atteggiamenti per far vedere che si sta muovendo e sta facendo qualcosa. Ma si stanno ottenendo con i toni forti e i toni forti portano a situazioni inusuali che andrebbero evitate.
Tra l’altro pare che ci sia stato un altro salvataggio da parte di una nave militare maltese che ha recuperato 100 persone. Sicuramente ora inizierà un altro tiro e molla con Malta.
Cosa chiedete all’Europa?
Finora all’Europa ha fatto comodo che se ne occupasse l’Italia e di questo noi siamo stati onorati, ma ora deve prendere degli impegni concreti per affrontare un problema che è europeo e non italiano.
Ma soprattutto questo braccio di ferro non va fatto sulla pelle dei migranti e in particolare degli ultimi, dei minori, che sono i più indifesi e hanno già passato parecchie vicissitudini prima di poter salire su un barcone.
Però finora l’impegno degli altri Paesi europei è stato molto estemporaneo.
Si assolutamente. Finora l’unico impegno che hanno preso è legato alla buona volontà degli Stati, poche volte e a singhiozzo, mentre gli arrivi continuano. C’è bisogno di un impegno più globale. Io credo che questo impegno va richiesto da tutti. Per me è sbagliato fotografare la situazione come una battaglia di Salvini contro l’Europa. Non è questo che ci interessa, ci interessa che sia una battaglia a favore di esseri umani che vanno via da questi territori per necessità. A questo deve rispondere l’Europa, perché in Africa siamo andati tutti a raccogliere quando serviva, adesso non possiamo più chiudere le porte.
State facendo pressione presso i governi?
Si stiamo facendo azioni di pressione presso i governi, con il nostro partner Intersos anche sulla procura della Repubblica per i minori di Catania. Inoltre stiamo lavorando a livello europeo su altri Paesi. Andrò in Grecia dal 28 agosto al 1 settembre: qui i diritti dei bambini vengono calpestati in maniera vergognosa, a Lesbo e in altre situazioni di cui nessuno parla. Noi vogliamo far capire che questo non è un problema italiano ma europeo. Vogliamo far capire che da quando è stata chiusa la rotta balcanica sono rimaste bloccate persone che vivono quasi allo stato bestiale.
Sono situazioni pesanti di cui nessuno parla.