Misure restrittive almeno fino a metà aprile. In Veneto è allarme case di riposo
Il Governo Conte prorogherà almeno fino al 17 aprile le misure di contenimento del virus che stanno rallentando il contagio. In Veneto - dove i numeri continuano a crescere - la maggior preoccupazione è per le case di riposo. La Regione prova a correre ai ripari con il personale dei centri diurni ora chiusi. Via libera dall'Aifa per l'utilizzo dell'Avigam e per la somministrazione degli altri farmaci sperimentali a domicilio.
Nel giorno in cui trapela la notizia della positività al Coronavirus del premier britannico Boris Johnson e del superamento della soglia dei 100 mila contagiati negli Stati Uniti – ora primo Paese nella triste classifica davanti a Italia e Cina – arriva di fatto anche la conferma che il “lockdown” italiano non finirà venerdì prossimo, 3 aprile, come previsto al momento nei decreti firmati dal Presidente del Consiglio Conte.
Tutto lascia pensare che Palazzo Chigi nel corso della prossima settimana prorogherà le misure restrittive per la cittadinanza almeno per altri quindici giorni, fino a venerdì 17 aprile. Quella del 2020 quindi sarà una Pasqua senza precedenti, niente pranzi in famiglia, niente scampagnate con gli amici a pasquetta. Ma soprattutto niente sacri riti, e quindi niente lavanda dei piedi il giovedì santo, niente processione e adorazione della Croce il venerdì, niente veglia il sabato santo. Proprio per questo la Diocesi di Padova - e in particolare il vescovo Claudio con gli altri vescovi triveneti -sta lavorando per fornire a parroci e comunità le indicazioni su come vivere la festa più importante dell’anno per i cristiani, senza potersi incontrare. Nel numero della Difesa di domenica 5 aprile, domenica delle Palme, queste indicazioni verranno rese note.
Ma quando potremo tornare alla normalità?
Nonostante il rallentamento del numero di casi positivi che si osserva da quattro giorni, non è ancora il momento di allentare l’attenzione. Il contenimento degli spostamenti e la chiusura di molte attività iniziano a dare qualche risultato, ma il mese decisivo sarà quello di maggio. Solo le piccole e micro imprese, le più colpite dall’emergenza Covid 19 potrebbero acquisire qualche margine di manovra in più ad aprile rispetto a ora: il Governo monitora da vicino la situazione.
C’è però un parametro che le massima autorità sanitarie del Paese stanno tenendo d’occhio. Il fattore si chiama R0 (erre zero) e quantifica il numero di persone che un singolo individuo positivo al virus potrebbe contagiare a sua volta. Oggi questo valore è di 2,5, due persone e mezza ogni malato. Prima di iniziare la discesa verso la normalità questo parametro deve scendere sotto l’1.
In Veneto è allarme case di riposo
La maggior preoccupazione arriva dalle casi di riposo. Il centro servizio anziani Scarmignan di Merlara è diventato ormai un simbolo della tragedia di questi luoghi i cui ospiti sono l’obiettivo principale del virus: anziani, spesso multipatologici o con patologie croniche, che possono essere infettati da parenti o dal personale che entra ed esce dalle strutture. Il tema è duplice, ha spiegato il presidente Zaia oggi (sabato 28 marzo) in conferenza stampa: garantire l’isolamento degli ospiti positivi a Covid 19 e garantire la sicurezza del personale in servizio, che in alcune realtà inizia a essere talmente scarso da non riuscire più a far fronte ai compiti previsti dall’assistenza.
Anche se la gestione delle case di riposo non è di immediata competenza regionale, ha detto ancora Zaia, «non gettare buttare la spugna». La prossima settimana, ha poi aggiunto l’assessore al Sociale e alla Sanità, Emanuela Lanzarin, vedremo se saranno trovati accordi con le realtà del privato sociale – Legacoop e Federsolidarietà – per inserire nuove figure a supporto del personale ordinario ovvero se sarà possibile dirottare sulle case di riposo tutto il personale attivo nei centri diurni e semiresidenziali che in questo momento sono chiusi.
I numeri regionali del contagio, parlano oggi di 7.930 positivi ai test, di cui quasi 2 mila ricoverati (344 in terapia intensiva). Sono 362 i veneti che non ce l’hanno fatta, mentre 655 sono stati dimessi.
Si tratta di dati frutto dei quasi 89 mila tamponi effettuati a oggi. Il piano urgente presentato lunedì, che ha proprio l’innalzamento della capacità di analizzare i tamponi il suo fulcro, comincia a prendere forma. A oggi sono 10 mila i tamponi che ogni giorno i laboratori sono in grado di valutare, ma nuove linee guida sono in arrivo per raggiungere quota 20 mila, nonostante, come ammesso dallo stesso presidente, i reagenti necessari per eseguire i test inizino a scarseggiare. Intanto è arrivata dall’Olanda la macchina in grado di analizzare in un giorno da sola 7 mila tamponi, ma sono disponibili anche 732 mila test rapidi, in grado di valutare in poco tempo la presenza di anticorpi da Coronavirus nel sangue: saranno utilizzati in via primaria proprio negli ospedali – a protezione dei sanitari – e nei centri servizi per anziani.
Via libera dall’Aifa infine per l’utilizzo del farmaco giapponese Avigan negli ospedali del Veneto e non solo: gli altri farmaci sperimentali utilizzati in queste settimane per combattere la diffusione del virus (clorochina, idrossiclorochina, lopinavir, favipiravir, metilprednisolone) potranno dalla prossima settimana essere somministrati ai pazienti sintomatici anche in via precoce a domicilio, per ridurre al massimo la loro ospedalizzazione.