Mattarella: “Pace e prosperità possono nascere solo dal dialogo, non dal conflitto”
Dialogo, confronto e ricerca del compromesso. E poi multilateralismo, Europa, diritti umani. Questi i temi che il Capo dello Stato ha affrontato incontrando ambasciatori e Corpo diplomatico al Quirinale per gli auguri in vista delle prossime festività natalizie
“Nessuna sfida può essere affrontata e vinta da singoli Paesi”. Il presidente Sergio Mattarella parla ad ambasciatori e Corpo diplomatico in occasione degli auguri per le prossime festività natalizie ma il messaggio, come altre volte, sembra rivolto anche alla politica italiana.
Al termine di un anno di ricorrenze rilevanti per l’Italia e il mondo – il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, il settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’ottantesimo del varo delle leggi razziali da parte del regime fascista – il Capo dello Stato guarda al passato per indicare la rotta che l’Italia e il mondo devono seguire per affrontare le sfide che “si misurano ormai su una scala autenticamente globale”.
“La memoria ci soccorre; e ci esorta a evitare gli errori del passato. Un passato di responsabilità, individuali e collettive”, ricorda Mattarella, secondo cui “un futuro di pace e di prosperità – ed è la lezione della memoria – può nascere soltanto dalla convinta consapevolezza che il dialogo e non il conflitto rappresenta lo strumento per affermare valori, principi, interessi di ciascuna comunità nel contesto della più vasta comunità dei popoli”.
È in questo orizzonte che ci si deve muovere, partendo innanzitutto dai diritti umani, la cui “promozione attiva, attenta, costante – alla quale ci richiamano sia il dettato Costituzionale sia la Dichiarazione universale – rappresenta uno strumento necessario non soltanto per la prevenzione di nuovi conflitti, ma anche nella costruzione di società pacifiche, stabili e inclusive, unica base solida per una prosperità condivisa”. Con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ammonisce Mattarella, “l’umanità cercò di porre a difesa di se stessa un argine, attraverso un testo sempre attuale, che giorno per giorno sollecita le Istituzioni di tutti i Paesi e la coscienza dei cittadini a darvi attuazione”.
E c’è una casa, per noi italiani, che dovremmo continuare a costruire, invece che minare: “L’Europa è, prima di tutto, una comunità di valori, basata sul rispetto della dignità umana, sulla democrazia, sull’uguaglianza e sulla prevalenza del diritto. Valori che hanno contraddistinto tutti i passaggi della storia del progetto di integrazione continentale, specialmente quelli più delicati”. “L’impegno e l’energia che i Paesi dell’Unione hanno profuso in questi decenni – ha evidenziato il Capo dello Stato – hanno accresciuto la qualità della vita dei cittadini europei. Ne hanno accresciuto i diritti e rafforzato le tutele, hanno rimosso barriere, assicurando libertà di movimento e di stabilimento, di fare impresa”. “Alcuni limiti riscontrabili nell’esperienza dell’Unione europea – ha osservato – non offuscano, in alcun modo, il risultato offerto ai suoi popoli e all’intera comunità internazionale. La stabilità diffusa, la crescita nell’adesione a valori di pacificazione e di sviluppo, ne hanno fatto uno dei baricentri in più scenari e in più teatri, oltre che un modello al quale guardano con interesse esperienze di integrazione in Africa, in America Latina, in Asia”, ha ribadito il presidente. “Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio, mettendo a repentaglio l’orizzonte di progresso dell’intero pianeta”, ha ammonito Mattarella, aggiungendo che “l’architettura istituzionale e funzionale dell’Unione necessita certamente di completamenti, miglioramenti e adattamenti: di questo processo l’Italia intende continuare a essere protagonista. L’importante è che a prevalere non siano cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici, della cui azione l’unico risultato diverrebbe la paralisi”.
Dialogo, confronto e ricerca del compromesso, tornano più volte nel discorso di Mattarella, secondo cui nell’ambito europeo e del Mediterraneo “principi come la sovranità e l’integrità territoriale, il libero scambio e la libertà di navigazione, non possono essere oggetto di controversia”. Di fronte alle tante crisi, ha domandato il presidente “siamo convinti che occorra lavorare per prevenire le dispute e le difficoltà o si intende, invece, alimentarle?”. Netta la risposta: “non si può affrontare il cambiamento climatico, osteggiare l’inquinamento, o governare il fenomeno migratorio da soli”, “non si può garantire sicurezza alle popolazioni se non se ne rispettano i diritti umani”, così come serve un’azione comune per “combattere la subdola pervasività del crimine transnazionale o del terrorismo”. A tal proposito, il presidente della Repubblica ha voluto ricordare anche “l’uccisione a Strasburgo di cinque persone e, tra esse, anche del nostro giovane connazionale Antonio Megalizzi”.
Alla luce di queste sfide, in alcuni casi trasformate in tragedie, bisogna agire facendo squadra.
“Un mondo dominato dall’unilateralismo è un mondo senza amici e non può che condurre a diffidenze crescenti, a frizioni e a nuovi conflitti. Conflitti che rischiano, in considerazione della marcata e irreversibile interdipendenza fra Paesi e Continenti, di colpire tutti in maniera inaccettabile. È una deriva che va fermata”.
Occorre fare ricorso “al multilateralismo – che vede nella composizione degli interessi e nel rispetto delle procedure la sua ragion d’essere”. Anche perché l’unica alternativa è “l’unilateralismo, che si illude di poter vivere in splendido isolamento, nell’assenza di regole e nell’affermazione – o nel tentativo di affermazione – di interessi esclusivi”.
Di fronte “a sfide trasversali e a interrogativi di amplissima portata, alcuni di improcrastinabile urgenza” Mattarella invita ad “un impegno costante e corale, per evitare che fenomeni, di per sé positivi, si risolvano in una indebita compressione di diritti, ciascuno dei quali rappresenta una straordinaria conquista di civiltà”.