Marius, padre di un piccolo principe. Il funerale di Laurent Barthèlèmy, morto assiderato cercando un futuro migliore
Il diario del viaggio di Marius Ani, papà di Laurent, dalla Costa d’Avorio a Parigi, è raccontato su Facebook dalla Comunità di Sant’Egidio.
“Grazie, mon ami, ti chiamavo sempre così. Ti chiedo di perdonarmi per quello che ho fatto e per quello che non ho saputo fare. Perdonami se non sono stato all’altezza delle mie responsabilità”.
Quaranta giorni ha atteso Marius Ani per riabbracciare suo figlio. Anche se quell’abbraccio è stato solo col cuore. E questo non a causa delle limitazioni imposte in questi giorni dal diffondersi del coronavirus.
Come ogni mattina Laurent Barthèlèmy era uscito di casa per andare a scuola. Le raccomandazioni della mamma e un cenno di saluto al papà, pronto anche lui ad andare a scuola, dove insegna matematica. Come sempre. Mai Marius avrebbe potuto immaginare, però, che quella mattina non era come tutte le altre. Lo ha capito solo all’imbrunire, quando non ha visto suo figlio rientrare a casa. È uscito allora a cercarlo, per ore e ore, mostrando a chi incontrava la sua foto, chiedendo notizie di lui, senza sosta e, purtroppo, senza risultato. Passano alcuni giorni e arriva la notizia. Prince è stato ritrovato lontano, a migliaia di chilometri da casa.
“Se mi avesse parlato del suo sogno, se si fosse confidato con me”. Marius non si dà pace e nel suo cuore si affollano i se e i perché. Ma questo non è il momento delle domande, è il tempo di partire. Con l’aiuto di tante persone, molte delle quali a lui sconosciute, Marius si mette in viaggio per riportare a casa il suo “Prince”. Gli procurano un giaccone e dei maglioni. Ad Abidjan, dove vive, fa sempre caldo. Non si può dire lo stesso per la città dove deve arrivare.
Il diario del viaggio di Marius Ani, dalla Costa d’Avorio a Parigi, è raccontato su Facebook dalla Comunità di Sant’Egidio.
“Sei piccolo ma, ovunque tu sia, sono certo che sei in compagnia dei grandi uomini”. Marius è arrivato a Parigi da poco. Le sue parole sono raccolte in un post del 19 febbraio.
“Laurent chiedeva al padre cos’era l’Institut Pasteur, – scrive la Comunità di Sant’Egidio – voleva fare lo scienziato, voleva farsi raccontare la storia di Nelson Mandela, di Winston Churchill e di altri grandi uomini. Voleva vedere l’Europa”. Ed è così che la mattina del 7 gennaio, invece di andare a scuola nel quartiere popolare di Abidjan, si mette in cammino e raggiunge l’aeroporto della capitale ivoriana, che dista una trentina di chilometri da casa sua. Dopo aver a lungo osservato i grandi aerei partire per destinazioni lontane, supera la recinzione, arriva in pista e, senza farsi notare, attorno alle 23 corre ad afferrare il carrello di atterraggio dell’aereo che sta per partire per Parigi. Lo troveranno la mattina dopo. Assiderato. La sua storia fa subito il giro del mondo. Scuote i cuori e le coscienze finché – purtroppo – viene fagocitata dalla cronaca, che dà spazio al racconto di una nuova tragedia “della speranza”. L’ennesima.
Sono parole cariche di tenerezza quelle con cui, giovedì 20 febbraio, Valérie Régnier della Comunità di Sant’Egidio introduce il momento di preghiera organizzato a Parigi con i giovani per la Pace per dare l’ultimo saluto a Laurent.
“Il sogno di Laurent Barthélémy di andare in Francia, in Europa, era un sogno di pace, unità, futuro, come per tanti bambini africani”, scrive la Comunità il 22 febbraio.
In tanti, venerdì 28 febbraio, si sono ritrovati ad Abidjan, per pregare insieme alla famiglia e alla Comunità attorno alla bara di Laurent. Tanti i ragazzi, amici e compagni di scuola del ragazzino morto nella speranza di raggiungere il suo sogno. Poi la salma è partita alla volta del suo villaggio, vicino alla città di Gagnoa, nell’interno del Paese. Laurent è stato sepolto il 29 febbraio, il giorno “che non c’è”, che è fuori dal calendario, fuori dal tempo. Il giorno che profuma di eternità.
Sulla lapide Marius ha deciso di scrivere solo Prince, il soprannome che il figlio, un mese prima di fuggire, gli aveva chiesto di inserire nei suoi documenti.
Ed ora sarà Marius a continuare il viaggio del suo “piccolo principe”. Racconterà la sua storia ai ragazzi di Abidjan, all’interno della campagna dal titolo “Non sprecare la tua vita”, con cui la Comunità di Sant’Egidio intende sensibilizzare i giovani sui rischi dell’immigrazione clandestina.