Lavoro e disabilità: con il collocamento mirato in Veneto coperti 82 posti su 100
A vent’anni dalla legge 68 che ha previsto per le aziende con oltre 15 dipendenti l’obbligo di assumere persone con disabilità o appartenenti alle categorie protette la Regione Veneto ha ottenuto risultati migliori rispetto al quadro nazionale.
Parola di Tiziano Treu, uno dei ‘padri di quella legge, ex ministro del lavoro e ora presidente del Cnel. “Merito dei servizi attivati e del contesto aziendale veneto”, ha specificato Treu, introducendo la conferenza regionale in Fiera a Vicenza “I vent’anni della legge 68. Traiettorie verso il futuro dall’inserimento lavorativo all’inclusione”. Una giornata di confronto nella quale gli assessorati al Lavoro e al Sociale della Regione Veneto hanno voluto fare il punto - insieme a Veneto Lavoro, alle categorie economiche, alle parti sociali e ai rappresentanti del mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale -su risultati e prospettive dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità o invalidità.
In Veneto le persone con disabilità o invalidità che hanno un posto di lavoro sono 37 mila, di cui tre quarti impiegati nel comparto privato e circa 9 mila nel pubblico. Gli iscritti alle liste di collocamento dei Centri per l’impiego del Veneto al 31 dicembre 2018 erano circa 29 mila, di cui circa due terzi con percentuali di invalidità superiori al 50 %. Ma il numero effettivo delle persone con disabilità in lista di attesa per una occupazione in realtà va depurato dai numeri ‘storici’ e rivisto al ribasso: secondo Veneto Lavoro le persone con disabilità ancora in cerca di lavoro sono circa 14 mila, e il taso di scopertura dei posti obbligati nelle aziende è in media del 18 % cento, circa la metà della percentuale nazionale. “C’è una cultura sociale e del lavoro che innerva il tessuto imprenditoriale veneto – osserva l’assessore al lavoro della Regine Veneto, Elena Donazzan – che aiuta a spiegare questa realtà positiva. Basti pensare che delle 17.772 aziende venete che nel 2018 hanno assunto persone con disabilità, 10.989 lo hanno fatto perché obbligate dalla legge, ma oltre 6 mila lo hanno fatto su base volontaria, arrivando a impiegare spontaneamente un migliaio di persone con problematiche fisiche psichiche o sensoriali”.
Altro punto di forza del collocamento ‘mirato’ in Veneto – ha ricordato Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro - sono le convenzioni con le cooperative sociali (5411 convenzioni di programma già firmate e 162 persone occupate nel corso del 2018) che consentono alle imprese di assolvere all’obbligo del collocamento affidando commesse a cooperative sociali di tipo B e aiutano le persone con disabilità di inserirsi in un ambito lavorativo più favorevole.
Conta, infine, la rete creata tra i servizi per il lavoro (i 39 Centri per impiego del Veneto) e i servizi per l‘inserimento lavorativo delle Ulss (i 9 Sil). “In Veneto - ha spiegato Fabrizio Garbin, direttore dei Servizi sociali della Regione Veneto, intervenendo a nome dell’assessore Manuela Lanzarin- sono 8271 le persone in carico ai Sil, il 60 per cento con disabilità gravi o medie e il 30 per cento con problematiche psichiatriche. Circa 3 mila frequentano tirocini di inclusione sociale e 1848 hanno seguito tirocini di inserimento o reinserimento lavorativo che hanno portato, nel corso del 2018, a 746 assunzioni in azienda”.
La stretta collaborazione tra servizi per il lavoro e servizi sociali, la sinergia anche nelle procedure tra i 400 operatori dei Cpi (da due anni entrati nel perimetro delle competenze regionali) e i 155 operatori dei Sil delle Ulss è la chiave di volta delle nuove traiettorie che il Veneto intente intraprendere per riuscire a garantire il diritto ad una occupazione a tutte le persone in età lavorativa, indipendentemente dal grado di disabilità o fragilità.
“Abbiamo voluto confrontarci a 360° con tutti gli attori del sistema veneto del lavoro e del welfare – tira le somme Donazzan – per costruire un data-base aggiornato sui bisogni occupazionali delle persone con disabilità e delle imprese e per mettere a sistema procedure standard efficaci in tutto il territorio regionale. La Regione Veneto negli ultimi tre anni ha investito 45 milioni di risorse Fse per un piano di azioni mirato volto a facilitare l’inclusione sociale e le opportunità di inserimento lavorativo dei disabili, con tassi di attivazione (vale a dire contratti di lavoro stipulati) che, nel caso dei tirocini aziendali, hanno superato il 60 per cento. Con il prossimo ciclo di programmazione dei fondi comunitari (2021-2027) dovremo fare ancora di più e meglio: il 25 per cento delle risorse Ue sarà vincolato a obiettivi di inclusione sociale. E il Veneto non si farà trovare impreparato”.
Intanto - annuncia l’assessore - dal prossimo mese di marzo nei Cpi dei sette capoluoghi del Veneto prenderà avvio un percorso formativo per ‘disability manager’ per promuovere in tutte le aziende, pubbliche e private, la cultura dell’inclusione e una figura che aiuti l’inserimento e la valorizzazione delle persone con fragilità, anche come opportunità di innovazione organizzativa ed economica per l’ azienda stessa.
“L’inserimento sociale e occupazionale delle persone più fragili è la sfida del futuro, soprattutto in tempi di crisi aziendali e di rallentamento dell’economia – conclude Donazzan - Stiamo investendo in scuola e formazione, perché solo il 2 per cento delle persone con disabilità in Veneto arriva a diplomarsi, e solo lo 0,6 per cento arriva alla laurea. Dobbiamo, inoltre, concentrarci sempre di più sul ‘Dopo di noi’, cioè sui percorsi di autonomia anche lavorativa per giovani e giovani-adulti, quando viene meno il supporto parentale a causa dell’età o della malattia”.
Fonte: Regione Veneto