Lavoratori agricoli senza sostegni. Flai Cgil: “Il governo si è dimenticato di loro”

Dagli stagionali ai lavoratori degli agriturismi, sono in tanti quelli che rischiano di non avere ammortizzatori e sostegni. L’allarme di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Il 31 marzo un presidio a Roma e il 10 aprile manifestazioni davanti alle Prefetture. Mininni (Flai Cgil): “Non si sono mai fermati, non meritano questo trattamento”

Lavoratori agricoli senza sostegni. Flai Cgil: “Il governo si è dimenticato di loro”

Non si sono mai fermati (tranne alcuni specifici settori), neanche durante i lockdown più duri, hanno lavorato per garantire l’approvvigionamento di beni alimentai nei supermercati e per l’industria della trasformazione, ma il governo - Conte prima e Draghi poi - sembra essersi dimenticato di loro. Sono i lavoratori agricoli, da quelli stagionali ai più fragili, fino ai lavoratori degli agriturismi, per cui Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil chiedono maggiore attenzione e annunciano una mobilitazione con un presidio a Roma previsto per mercoledì 31 marzo, per proseguire poi il 10 aprile davanti a tutte le Prefetture d’Italia. “I lavoratori stagionali agricoli, essenziali in tutte le fasi della pandemia, sono stati dimenticati anche dal governo Draghi, discriminati ed esclusi dal diritto di ricevere un sostegno - spiega una nota congiunta -. Sono un milione le lavoratrici e i lavoratori che hanno perso giornate di lavoro a causa dell’emergenza sanitaria in corso; con loro il governo ha dimenticato anche gli stagionali degli agriturismi, da un anno senza lavoro e senza alcun sostegno al reddito. Le lavoratrici e i lavoratori agricoli sono essenziali sempre, non solo quando è stato chiesto loro di seguitare a lavorare, garantendo per mesi cibo sulle tavole di tutti. Oggi a questi lavoratori vanno garantiti diritti contrattuali, un reddito dignitoso e sostegni adeguati come ad altre categorie di lavoratori”. A spiegare a Redattore Sociale le ragioni di questa mobilitazione è Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil. “Il governo Draghi, così come accaduto anche con gli ultimi provvedimenti del governo Conte, ha completamente dimenticato i lavoratori agricoli - spiega Mininni -. Ci si è occupati di loro con i decreti che prevedevano i primi ristori, a marzo e aprile 2020, poi non c’è stata più alcuna voce che li ha interessati. Eppure anche i lavoratori agricoli hanno avuto problemi con la pandemia, tuttavia da aprile dello scorso anno non hanno ricevuto più alcun ristoro e le nostre richieste sono rimaste inascoltate”. Sono tanti e diversi i nodi da sciogliere che hanno spinto i sindacati a manifestare. “Con Fai e Uila abbiamo deciso di fare una piattaforma di rivendicazione perché il governo non risponde su questi temi - precisa Mininni -. La manifestazione è un grido di allarme per un settore che non merita questo trattamento, visto che è stato dichiarato essenziale. I produttori non si sono mai fermati durante la pandemia e non è possibile che vengano trattati in questo modo”. A chi, anche nel governo, torna a parlare di voucher in vista delle campagne di raccolta estive, Mininni chiarisce: “Sui voucher non si può proprio riaprire la partita. I voucher in agricoltura già esistono e non si può andare oltre quella normativa perché altrimenti apriremmo gli spazi alla precarietà, allo sfruttamento e al caporalato come già accaduto in passato. Mentre sulla questione dei contratti provinciali, noi chiediamo alle controparti agricole di sedersi subito ad un tavolo e di rinnovare questi contratti perché queste persone hanno sempre lavorato. Il rinnovo dei contratti gli spetta”. Sono tra i 6 e 700mila i lavoratori che resteranno senza ammortizzatori sociali del settore (cioè la disoccupazione agricola) se non dovesse cambiare qualcosa. Ad aver risentito in modo particolare gli effetti della pandemia sono i florovivaisti e gli agriturismi. Per questi ultimi, infatti, sebbene si possa pensare che i lavoratori rientrino nel settore del turismo, per la maggior parte di loro non è così. “I lavoratori degli agriturismi sono inquadrati in agricoltura - spiega Mininni -, tranne che per alcuni di loro che fanno parte di catene turistiche e che possono applicare un altro contratto”. Così nella maggior parte dei casi il cuoco, il receptionist, le persone che servono in sala e i camerieri “sono operai agricoli”, spiega Mininni. Come è facile immaginare, per i lavoratori degli agriturismi, il 2020 è stato un anno nero e le conseguenze non riguardano soltanto le chiusure dello scorso anno, ma anche la possibilità di ricevere un sostegno nel 2021. “Tutti gli agriturismi nel 2020 sono stati completamente fermi e i lavoratori degli agriturismi non hanno potuto prendere nemmeno il loro ammortizzatore sociale normale, cioè la disoccupazione agricola, perché per ottenerla occorre avere contributi versati per 102 giornate nel biennio precedente. Se non hai mai lavorato nel 2020 è quasi impossibile da ricevere. Non si capisce come, al pari dei lavoratori del turismo, anche gli agriturismi non siano stati contemplati negli interventi a tutela del turismo in generale. Un settore completamente trascurato, ma che interessa tantissime persone”. Per loro, i sindacati chiedono il “trascinamento delle giornate” di lavoro svolte nel 2019 anche nel 2020. “Non vogliamo niente di più - spiega Mininni -. Se nel 2019 hanno fatto un certo numero di giornate, queste giornate devono essere automaticamente riconosciute anche nel 2020, per avere la possibilità di poter prendere la stessa disoccupazione agricola dello scorso anno, ottenuta perché avevano alle spalle il biennio 2019-2018”. C’è poi il tema lavoratori fragili in agricoltura, cioè quei lavoratori che, per via di alcune patologie o per l’età, vengono dichiarati fragili dalla normativa sul Covid-19. “In agricoltura è un tema importante e vogliamo richiamare l’attenzione del governo alle sue responsabilità - spiega Mininni -. Per questo settore, infatti, non è stato sottoscritto il protocollo nazionale sulla sicurezza. Molti lavoratori fragili hanno dovuto abbandonare il lavoro e anche queste persone hanno perso delle giornate”. La pandemia, inoltre, ha fatto riemergere anche un’altra questione su cui la Flai Cgil chiede da tempo un intervento del governo e riguarda i lavoratori delle imprese cooperative di trasformazione industriale di prodotti agricoli (legge 240/84) che da tempo sono senza la Naspi. “Questo piccolo settore conta circa 15mila lavoratori - spiega Mininni -. Nel caso di licenziamenti queste persone non potrebbero ottenere la Naspi. Al governo abbiamo chiesto di estendere la Naspi anche a questo settore che per quanto piccolo è molto importante dal punto di vista produttivo, perché alcuni comparti sono solo ed esclusivamente con lavoratori in questa condizione, ad esempio il settore avicolo”. Anche i lavoratori della pesca, sono nelle stesse condizioni. “In questa mobilitazione - spiega Mininni - chiediamo anche il riconoscimento della cassa integrazione per i lavoratori della pesca perché purtroppo è uno dei pochissimi settori in Italia che non ha ammortizzatori sociali strutturati”.  Ci sono anche questioni che riguardano l’Europa tra quelle su cui i sindacati chiedono un intervento deciso da parte del governo. “Il ministro dell’Agricoltura, Patuanelli, ha preso un impegno nelle riunioni dell’Agrifish (il vertice dei ministri dell'agricoltura e della pesca dell’Ue che si svolge a Bruxelles, ndr) sulla clausola sociale - spiega Mininni -, cioè subordinare la possibilità dell’erogazione dei contributi della Pac, degli aiuti economici dell’Europa alle aziende agricole, all’applicazione dei contratti e delle leggi sul lavoro. È una misura preventiva contro lo sfruttamento e il caporalato. Noi riteniamo che i soldi dei cittadini europei non possano essere destinati ad aziende che sfruttano i lavoratori”.  Infine, c’è anche il tema della sostenibilità su cui la Flai Cgil chiede al governo un impegno concreto in Europa. “Come Flai, abbiamo chiesto al ministro Patuanelli che la Pac (la politica agricola comune, ndr) recepisca i temi del Green Deal e della strategia Farm to Fork per dare finalmente vita ad un’economia circolare, ad una sostenibilità ambientale e soprattutto si faccia carico del tema dei cambiamenti climatici - conclude Mininni -. Riteniamo che sia giungo il momento per coniugare il tema dell’ambiente con quello dei diritti sociali. Come Flai chiediamo al governo italiano che sostenga questa posizione in Europa per avere una Pac più compatibile con l’ambiente”.(ga)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)