"La terra sfregiata": cosa sta accadendo al nostro pianeta?
La conversazione tra il climatologo Luca Mercalli e lo scrittore Daniele sugli eventi estremi che continuano ad abbattersi sul nostro pianeta e le sottovalutazioni individuali e politiche che ci hanno portato a vivere la più drammatica condizione ambientale a cui il pianeta abbia mai assistito
"Il coronavirus segna il ritorno di una natura matrigna, da combattere a suon di tecnologia per tornare appena possibile a dominarla? O non è piuttosto l'ennesimo avvertimento di uno squilibrio ecologico globale?" La pandemia, dunque è solo una della manifestazioni di un cambiamento epocale prodotto nel mondo dall'azione dell'uomo. A spiegarcelo, attraverso un'intervista realizzata a Torino nel gennaio 2020 e ultimata nel maggio 2020, sono il climatologo Luca Mercalli e lo scrittore Daniele Pepino nel libro "La terra sfregiata - Conversazioni di vero e falso ambientalismo" curato per Edizioni GruppoAbele (2020).
Il dibattito si sviluppa all'interno di un viaggio tra mutamenti climatici, disastri ambientali e negazionismi irresponsabili per arrivare ad una conclusione chiara e coincisa: una crescita infinta non è possibile in un mondo finito. Le alluvioni, lo scioglimento dei ghiacciai e il progressivo aumento della temperatura hanno provocato una serie di effetti sulla salute e sulle condizioni di vita delle persone, che seppure non siano immediatamente percepibili come conseguenze del riscaldamento globale, in realtà vi sono strettamente collegate: "Un esempio - spiega Mercalli - è il caso della zanzara tigre, un insetto che arriva dal Vietnam e che diffonde quattro malattie tropicali che qui non avevamo".
Il legame indissolubile tra cambiamenti climatici e cambiamenti sociali è dunque sempre più evidente. "Mettiamoci poi le conseguenze sull'agricoltura. La carenza di acqua sul lungo periodo in momenti di questo genere con temperature elevate e mancanze di piogge può minacciare la produzione alimentare di un paese, oltre che la sua economia - continua Mercalli -. L'aumento del livello del mare e il rischio di defaillance alimentare porteranno a un aumento delle migrazioni dei popoli in giro per il mondo e quindi esporranno i paesi come l'Italia a un flusso migratorio incontrollabile, un flusso di gente che vuole semplicemente salvarsi".
I cambiamenti climatici in relazione alle variazioni di origine antropica delle temperature, sono noti da oltre quarant'anni. Il primo rapporto ufficiale a riguardo venne pubblicato nel 1979 negli Usa. In esso era già scritto tutto chiaramente: se l'utilizzo dei combustibili fossili continuerà in futuro si vedrà aumentare sempre di più il rischio legato al riscaldamento globale. Si è arrivati poi al 1992 con il Summit della Terra di Rio de Janeiro, la grande conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente, che ha segnato il punto di inizio del negoziato politico sul clima. "Dopo il 1992 - spiega Mercalli - tutti i paesi, ogni anno, si sono riuniti nelle famose Cop per trovare gli strumenti legislativi condivisi idonei a ridurre le emissioni di Co2. Ma sono stati negoziati molti deludenti". Le conferenze e gli accordi internazionali non hanno impedito il peggioramento dello stato di salute del pianeta. "L'urbanizzazione, la deterritorializzazione, l'onnipresenza della tecnologia e di tecnologie digitali che tendono a rendere tutto uguale e uniforme, ci hanno fatto perdere il contatto con l'ambiente di cui siamo parte, col susseguirsi delle stagioni - spiega Pepino -. Abbiamo costruito una seconda natura grazie alla quale pensiamo di poter quasi fare a meno della prima".
Il libro è in grado di metterci di fronte ad una situazione irreversibile: senza una svolta immediata e radicale nelle politiche e nei comportamenti individuali non c'è futuro per la sopravvivenza dell'uomo sul pianeta.
Annie Francisca