La comunità cinese dell’Emilia-Romagna: “Aiutare è un dovere civico”
“L’Italia è la nostra seconda casa, ce la farà”. Parla il presidente Zheng Shisheng: “L’impatto sulle nostre attività è considerevole: dall’inizio di febbraio la maggior parte è chiusa. La situazione non sembra rosea, come per tutti gli imprenditori. Ma ci rimboccheremo le maniche”
“Sotto la guida del Consolato Generale, la nostra associazione partecipa attivamente alla prevenzione dell’epidemia, acquistando materiali di prevenzione da donare alle unità di primo soccorso e distribuendo maschere arrivate dalla Cina ai cittadini che ne hanno bisogno. Cerchiamo di informare al meglio la comunità residente in Italia sui comportamenti da adottare, abbiamo invitato i cinesi tornati da poco dalla Cina o che erano stati a contatto con possibili infetti a mettersi in auto-quarantena molto prima che il virus scoppiasse in Italia. Questo è anche il motivo per cui solo una piccola parte dei cinesi sono infetti. Cerchiamo di rimanere uniti per aiutarci e aiutare”. A parlare è Zheng Shisheng, presidente dell’Associazione culturale italo-cinese dell’Emilia-Romagna, consorzio sociale e produttivo radicato sul territorio dal 1971.
Nei giorni scorsi i 40 imprenditori che compongono il board, per lo più operanti nei settori dell’abbigliamento e del food, hanno acquistato 4200 mascherine chirurgiche, oltre a camici monouso e tute protettive, importandole direttamente dalle aziende cinesi del tessile abbigliamento situate nelle zone del Paese asiatico estranee al contagio, con lo scopo di approvvigionare gratuitamente i reparti di terapia intensiva degli ospedali Maggiore, Bellaria e Sant’Orsola di Bologna. Finora, l’associazione, che ha sede a Bologna ha stanziato quasi 12 mila euro per supportare il lavoro dei principali ospedali bolognesi: “Abbiamo anche donato mascherine a tutti i supermarket e rivenditori di generi alimentari di Bologna, per rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza igienico-sanitarie previste dai dpcm emanati dal Governo. Aiutare ed essere solidali è un dovere civico”.
Le stesse azioni, ma all’inverso, erano state messe in campo quando l’emergenza era circoscritta alla Cina: “Abbiamo subito partecipato al sostenimento del contenimento, la situazione era tragica. Noi e tutta la comunità cinese in Italia ci siamo attivati per inviare più donazioni possibili verso la Cina. Sono stati giorni molto laboriosi. Adesso la Cina sembra ripartire: siamo orgogliosi dei nostri compatrioti. Siamo anche più rassicurati, se ce l’ha fatta la Cina, anche l’Italia non sarà da meno. Amiamo l’Italia, anche se spesso siamo stati fraintesi o percepiti negativamente e, recentemente, siamo anche stati additati come bersagli di odio e di aggressioni xenofobe, avvenute verso nostri concittadini onesti e lavoratori. Comprendo che la paura posso far oltrepassare alcuni limiti, però noi consideriamo l’Italia come la nostra seconda casa, combatteremo l’epidemia insieme e sicuramente la sconfiggeremo. Ci sentiamo, mai come in questo momento, davvero vicini agli italiani”.
Come anticipato, il board dell’associazione è composto da imprenditori. Quanto questa situazione sta influendo sulle attività della comunità cinese emiliano-romagnola? “L’impatto sulle nostre attività è considerevole: dall’inizio di febbraio la maggior parte delle attività è chiusa e la situazione non sembra rosea, come per tutti gli imprenditori. Ma ci rimboccheremo le maniche. Penso che andrà tutto bene. Intanto vorrei ringraziare tutto il personale degli Istituti sanitari, che ogni giorno combatte in prima linea per tutti noi”.
Ambra Notari