Iraq: Nissan (direttore Caritas), “diritti si infrangono contro una dilagante corruzione”
“Dimostranti sono in piazza Tahrir a manifestare per chiedere la fine della corruzione e riforme. Molte strade risultano bloccate a Baghdad. La gente chiede lavoro per ripartire con una nuova vita. Tantissimi giovani. Ma i loro diritti si infrangono contro una corruzione dilagante”.
Dalla capitale irachena Nabil Nissan, da 11 anni direttore Caritas Iraq, racconta al Sir “questi giorni concitati di proteste che purtroppo hanno provocato morti e feriti”. Le proteste stanno dilagando un po’ in tutto il Paese, a Baghdad, Najaf, Bassora, Nassiriya, Kirkuk, Mosul. “Il vero male dell’Iraq oggi è la corruzione le cui conseguenze negative si riversano sulla vita di tutti i giorni della popolazione. La corruzione nega i diritti delle persone, crea povertà, blocca lo sviluppo”.
Tangenti e clientelismo: sono questi i nemici degli iracheni preoccupati anche “dall’instabilità politica, dalla presenza delle milizie paramilitari che hanno combattuto l’Isis, dalla mancanza di sicurezza”. Le sfide sono tante come testimoniano i numeri: “la disoccupazione è al 22% e riguarda in particolare i giovani, 1,7 milioni di sfollati interni, 3 milioni di disabili, 1,5 milioni di orfani, più di 1 milione di donne divorziate”.
Da parte nostra come Caritas Iraq facciamo del nostro meglio per dare il nostro contributo al Paese. Attualmente siamo presenti in tutto il Paese con 21 strutture da Zakho e Duhok al nord, scendendo nella Piana di Ninive (Alqosh, Qaraqosh e Tel Uskuf), fino a Baghdad, Falluja, Saqlawia. Ogni anno riusciamo ad assistere psicologicamente 2 mila madri traumatizzate dalla guerra e dall’Isis, forniamo assistenza sanitaria a oltre 12 mila persone, diamo aiuto sanitario a 3 mila famiglie, istruzione a 6 mila bambini. Abbiamo restaurato 2 mila abitazioni danneggiate, e donato 380 caravan per emergenza abitativa, distribuito 100 mila pacchi viveri raggiungendo oltre 200 mila beneficiari. Ci sono programmi dedicati agli sfollati interni e che vivono nei campi di Amryat Falluja, Falluja, Baghdad e Anbar”.
“Tante sfide che – conclude Nissan – l’Iraq potrebbe vincere con facilità perché il nostro è un paese ricco di risorse umane e materiali. Per questo bisogna essere ottimisti per il futuro”.