Incendio a Lesbo. Msf: “Non chiamatelo incidente, è il risultato di una politica inumana”

Due persone sono morte (una mamma e il suo bambino). Sull’isola 13 mila persone, in un campo progettato per tremila: “Condizioni disumane, persone vanno evacuate. Siamo sconvolti”

Incendio a Lesbo. Msf: “Non chiamatelo incidente, è il risultato di una politica inumana”

ROMA - Una tragedia annunciata, una tragedia che si poteva evitare. Tommaso Santo, capo missione di Medici senza frontiere, rifiuta di parlare di “incidente” per l’incendio divampato ieri nel campo profughi di Moria, costato la vita a una donna e a un bambino. Sull’isola di Lesbo,  attualmente vivono tredicimila persone che da mesi non vengono più trasferite sulla terra ferma. Intanto gli sbarchi continuano incessanti. Secondo i dati di Unhcr, sul totale dei 73mila arrivi via mare in Europa, è infatti la penisola ellenica a detenere il record con oltre 41mila sbarchi dall’inizio dell’anno al 23 settembre 2019. Seguono la Spagna con 21.972 e l’Italia con 7.489.
“L’evento di ieri è il risultato diretto di una politica brutale che lascia intrappolate 13 mila persone, in un campo costruito per tremila - sottolinea Santo -. Il numero dei migranti continua a crescere in queste ore. Nelle ultime settimane il governo greco non è riuscito a trasferire le persone in un posto sicuro sulla terraferma. Per questo - aggiunge - non possiamo definire le vittime di ieri come vittime di un incidente. Nel campo le condizioni sono disperate sia per quanto riguarda la sicurezza che per la situazione igienico -sanitaria”. L’equipe medica di Msf in questo momento sta supportando uomini, donne e bambini coinvolti nell’incendio di ieri. “Finora abbiamo assistito 21 persone: 8 tra questi pazienti sono stati trasferiti al vicino ospedale - aggiunge il capomissione - stiamo fornendo in queste ore supporto psicologico a tutti coloro che ne hanno bisogno”.

Nel campo, i bambini sono circa il 40 per cento del totale, circa mille sono i minori non accompagnati. “Siamo sconvolti dall’incendio scoppiato ieri nel campo di Moria. Le nostre équipe mediche hanno assistito fino a tarda notte le vittime degli scontri esplosi tra polizia e migranti subito dopo l’incendio - sottolinea Marco Sandrone, capo progetto di MSF a Lesbo, dove l’organizzazione gestisce la clinica pediatrica e attività per la salute mentale a Mitilene. “Questa mattina il nostro team di psicologi è in azione per assistere le persone che ieri hanno vissuto ore di paura, in particolar modo i bambini che oggi rappresentano circa il 40 percento del totale della popolazione, con circa 1000 minori non accompagnati - aggiunge -I nostri medici e psicologi vedono ogni giorno pazienti che dovrebbero essere evacuati urgentemente, per essere accolti in strutture mediche attrezzate. E invece sono costretti a sopravvivere in condizioni impietose nel campo di Moria, in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, dove le loro condizioni mediche e psicologiche si deteriorano inevitabilmente giorno dopo giorno. Nel campo ci sono ad oggi quasi 1.000 minori non accompagnati che vivono in questa estenuante attesa di conoscere il proprio destino. È chiaro come la responsabilità di questa situazione sia di natura politica. Chiediamo l’evacuazione immediata per i più vulnerabili affinché siano trasferiti in strutture adeguate dove possono accedere alle cure mediche di cui hanno bisogno”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)