Il regno “pigliatutto” di Interporto a Padova Est. E ora occhio al Mercato Agroalimentare

Dalla storica fusione con i Magazzini Generali all’incorporazione della Zip ormai in liquidazione, le “mire espansionistiche” guardano al Mercato Agroalimentare. Lo scorso 3 luglio Interporto ha tagliato il nastro dei 50 anni di attività, ma il dubbio è che i conti non tornano

Il regno “pigliatutto” di Interporto a Padova Est. E ora occhio al Mercato Agroalimentare

Avulso dallo spettacolo dell’Urbs Picta, nell’ombra dell’indifferenza per i margini, al lavoro nel monopolio delle merci. Il quadrante di Padova Est nell’altro secolo incarnava il fiore all’occhiello della città, mentre oggi sembra produrre cemento, inquinamento e desolazione.

La grande idea
Cesare Crescente, da sindaco del dopoguerra (1947-1970), immagina la “Milano del Veneto”. E nel 1956 fonda il Consorzio zona industriale Padova, che due anni dopo espropria sette milioni di metri quadri nei campi di Camin, San Lazzaro, San Gregorio e Granze. Con tanto di legge nazionale (numero 158 del 4 febbraio 1958) per poter sviluppare fabbriche in un decennio, grazie all’urbanistica del 1942 che non comporta vincoli sul verde pubblico e i parcheggi. La Zip tramonterà nell’epoca post-industriale: lo statuto garantiva l’estinzione istituzionale nel 2030, eppure già nel 2020 il Comune attiva la procedura di liquidazione.

Magazzini apripista
Trasferiti dalla zona Fiera in corso Stati Uniti, i Magazzini Generali rappresentavano l’originale garanzia di logistica pubblica. E insieme l’ufficio collocamento dei partiti della Prima Repubblica. Finché la gestione “sussidiaria” innesca consorzi di cooperative sempre più irregolari e perfino “spedizioni personalizzate” in Russia. Così il 25 novembre 2009 si firma l’atto di fusione con Interporto, al termine delle verifiche contabili e patrimoniali affidate allo studio Giordano. Il sindaco Flavio Zanonato, la presidente della Provincia Barbara Degani e il presidente della Camera di commercio Roberto Furlan affidano l’eredità dei Magazzini a Sergio Giordani che è al vertice di Interporto, dopo essere stato in Camera di Commercio e nella Zip e prima di occupare lo scranno più alto di Palazzo Moroni.

Lo scenario silente
Interporto ha già incorporato Magazzini Generali e sta “rigenerandosi” con la liquidazione della Zip. Nemmeno troppo dietro le quinte si va a completare una precisa strategia. Riguarda il Maap, il Mercato Agroalimentare: società consortile a responsabilità limitata per lo statuto del 1989, capitale sociale di 8 milioni di euro con la storica convivenza fra Comune e grossisti privati. Da ottobre il Maap ha un nuovo presidente, Mario Liccardo, classe 1943, ex assessore repubblicano, avvocato civilista, gran tifoso del Padova, animatore dell’associazione Amo Padova (sette consiglieri e tre assessori pro-sindaco). Liccardo occupa anche la poltrona di vice presidente del Cda di Interporto (dove siede anche Barbara Degani).

I conti non tornano…
Celebrato il 3 luglio nella cornice del Bo il traguardo del mezzo secolo, Interporto Spa appare destinato, dunque, a “regnare” indisturbato sul quadrante di Padova Est. Tutto bene? Non proprio, se si controlla. Certifica nero su bianco il collegio sindacale: «La società presenta una situazione finanziaria caratterizzata dalla presenza di un indebitamento importante a lungo termine, con scadenze entro i 12 mesi di rate di importo rilevante». I conti, infatti, non tornano. Con 36 milioni di euro di capitale sociale, l’ultimo bilancio indica debiti per complessivi 111 milioni 325 mila 254 euro, di cui 99,8 milioni verso le banche (compreso quello contratto con Banco Tre Venezie assorbito da Cherry Bank, specialista in crediti deteriorati). Interporto ha in pancia partecipazioni societarie devastanti: il fallimento di Attiva nel 2013 vale un euro, come la liquidazione di Zitac o il mega crac della Banca popolare di Vicenza. D’altro canto, si conteggiano 23 ipoteche a garanzia: dalle celle frigo al nuovo grande terminal di via Inghilterra fino al fabbricato Aspiag di Corso Stati Uniti. Il bilancio ufficiale di Interporto evidenzia 122,4 milioni di euro di mutui con Cassa di Risparmio di Bolzano, Mediocredito Trentino Alto Adige, Banca popolare Etica, Crédit Agricole Friuladria, Iccrea Banca impresa, Cassa depositi e prestiti, Banco Desio, Banco Bpm e Banca popolare di Sondrio. Il pacchetto azionario resta pubblico: 34 per cento Camera di commercio, 18 per cento Comune di Padova, 15 per cento Provincia di Padova, 7 per cento Consorzio Zip. Spulciando l’elenco dei soci sotto l’1 per cento spuntano Gl Events Italia Expo, Grassetto costruzioni, Unindustria, Ascom e Cavagnis Srl.

Lo snodo

Collocato nella parte meridionale della Zona industriale di Padova e collegato sia alla rete ferroviaria principale che alle autostrade A4-Venezia Milano e A13-Padova Bologna, l’Interporto si sviluppa su una superficie di 1.100.000 metri quadrati in proprietà, con 300 mila metri quadrati di magazzini in proprietà affittati alle imprese della logistica e del trasporto, e un’area ferroviaria e terminalistica di circa di 500 mila metri quadri. È considerato il polo più avanzato del panorama nazionale: da qui, ogni anno, partono e arrivano circa ottomila treni merci che collegano Padova ai principali porti italiani ed europei.

Il primo in Italia nel settore ad avere il fotovoltaico
fotovoltaico-interporto

L’Interporto si è dotato di un impianto fotovoltaico che fornisce energia autoprodotta al terminal intermodale, dove operano cinque gru elettriche su rotaia che caricano e scaricano i container dai treni. Primo impianto installato in un interporto in Italia, l’unicità è la presenza di un sistema di accumulo dell’energia in modo da disporre anche di notte o con condizioni meteo sfavorevoli.

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