Il 2018 del Servizio civile: numeri positivi, ma è mancato il salto di qualità

Un anno di sociale. Il passaggio elettorale e la macchinosa attuazione della nuova normativa hanno portato all'impasse. Il 2018 ha fatto registrare comunque il bando più corposo di sempre (53.363 posti), mentre a 20 anni dall’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza ha regnato il dibattito politico sull’obbligatorietà

Il 2018 del Servizio civile: numeri positivi, ma è mancato il salto di qualità

ROMA - Con l’approvazione della sua riforma in chiave “universale”, ci si aspettava che il 2018 sarebbe stato l’anno del definitivo salto di qualità per il servizio civile. Il passaggio elettorale, con il conseguente cambio di Governo, e una macchinosa (finora) attuazione della nuova normativa, hanno portato invece ad una nuova impasse per questo istituto, a cui nelle ultime settimane si sono aggiunte anche alcune preoccupazioni sul suo futuro.

L’anno appena trascorso segna comunque alcuni risultati positivi: con i suoi 53.363 posti, il Bando nazionale scaduto lo scorso 28 settembre è quello più alto di sempre nella storia ultra quindicinale del servizio civile nazionale. Esso, oltre a riservare 192 posti per giovani stranieri titolari di protezione internazionale o umanitaria, vedeva per la prima volta finanziati anche 151 progetti “sperimentali” per 1.236 giovani, che hanno introdotto  alcune novità della riforma del servizio civile universale. Si trattava, nello specifico, della flessibilità della durata del progetto e dell’orario di servizio, di un periodo di tutoraggio, fino a tre mesi, finalizzato a facilitare l’accesso al mercato del lavoro dei volontari o, in alternativa, di un periodo di servizio in un altro Paese dell’Unione Europea e di misure che favoriscono la partecipazione dei giovani con minori opportunità. A quei posti ne vanno aggiunti inoltre ulteriori 4.668 usciti, distribuiti in altri tre bandi, portando così il totale nell’anno a 58.031, il più alto di sempre.
Sul versante della normativa, l’approvazione a maggio del Decreto legislativo “correttivo” n. 43/2018 e il pronunciamento a luglio della Corte Costituzionale (sentenza n. 171/2018) contro i ricorsi presentati dalle Regioni Lombardia e Veneto sul D.Lgs. n. 40/2017, hanno messo un punto fermo sulla riforma del servizio civile universale avviata con la legge delega legge 106/2016 e portato il Dipartimento ad emanare le nuove Circolari sull’Accreditamento e sulla Progettazione. Tra le novità più rilevanti viene stabilito che “l’iscrizione degli enti ai previgenti albi di Servizio civile cessa di avere efficacia decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto correttivo”, indicando così per il 4 maggio 2019 il definitivo passaggio degli enti all’Albo del servizio civile universale.

Ma a 20 anni dall’approvazione della legge 230/98 sull’obiezione di coscienza al servizio militare (8 luglio), il dibattito politico sia prima che dopo le elezioni, è stato incentrato soprattutto sulle proposte di ritorno al servizio civile obbligatorio. Quest’ultimo infatti risultava sia nel programma elettorale sia del Partito Democratico, che proponeva “un mese di Servizio civile obbligatorio in sinergia tra scuola e Terzo settore, a fianco della piena attuazione del Servizio civile universale”, sia della Lega che ipotizzava “sei mesi di servizio civile o militare obbligatorio, da integrare al percorso scolastico”. Una volta al Governo è stato rilanciato dal vicepremier Matteo Salvini: "Io sono per incrementare il servizio civile e personalmente - questa è una posizione personale che non c'è nel contratto e non impegna il Governo - sono anche favorevole alla reintroduzione del servizio militare, non solo al mantenimento del servizio civile”, ha dichiarato il 7 giugno. “Leva militare e servizio civile obbligatori? La leva obbligatoria costerebbe miliardi. Già esiste il servizio civile universale volontario istituito dal governo PD”, gli aveva replicato il senatore Edoardo Patriarca (PD), che poi aveva aggiunto: “Serve ripartire da qui e non far tornare indietro di vent'anni come Salvini vorrebbe. Il servizio civile universale è una risorsa del nostro paese, dunque non possiamo metterlo in discussione, perché oramai è stata messa in moto una macchina che coinvolgerà migliaia di ragazzi. Per loro è una grande opportunità di donarsi agli altri e di formazione”.

L’idea di Salvini ha trovato una prima concretizzazione in due proposte di Legge statale di iniziativa regionale prima del Veneto e poi del Friuli Venezia Giulia, entrambe a guida leghista, che puntano proprio all’istituzione del servizio civile o militare obbligatorio, “un periodo di otto mesi, dopo che con la legge n. 331 del 2000 è stata sospesa in Italia la leva obbligatoria”.

Il 2018 è – come detto - anche l’anno dell’avvicendamento politico, con il passaggio a luglio delle deleghe "in materia di pari opportunità e politiche giovanili e servizio civile universale" dall’on. Luigi Bobba (PD) al nuovo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, on. Vicenzo Spadafora (M5S), che poi nominerà la nuova Capodipartimento Valeria Vaccaro, proveniente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, al posto di Calogero Mauceri. Nelle sue prime dichiarazioni Spadafora ha specificato come siano due gli obiettivi principali per migliorare il servizio civile: “in primo luogo è necessario migliorare il coordinamento tra livello centrale e regionale, per mettere a sistema tutto il potenziale. In secondo luogo invece, va rafforzato il monitoraggio sulle attività, attraverso un’indagine tra i ragazzi più articolata basata su sistemi di valutazione autonomi. In questo modo tutti i ragazzi saranno protagonisti e non più spettatori di ciò che li riguarda”.

L’anno che sta per finire ha visto a giugno anche la conclusione della prima sperimentazione in Italia dei Corpi civili di Pace, che ha coinvolto 102 giovani (sui 500 previsti in tre anni), impegnati in 19 progetti di solidarietà, cooperazione e sviluppo principalmente all’estero, in Paesi che hanno subito in passato le violenze della guerra, e in Italia in territori specifici, come ad esempio la Terra dei fuochi.

E mentre nel 2018 sono caduti i 70 anni dalla prima obiezione di coscienza di Pietro Pinna e i 50 anni dalla morte, il 19 ottobre 1968, di Aldo Capitini, filosofo antifascista e fondatore del Movimento Nonviolento in Italia, la prima Legge di Bilancio del nuovo Governo è tornata a mettere in discussione il futuro del servizio civile. In extremis, tramite il maxi emendamento approvato con la fiducia, vengono stanziati 50 milioni di euro in più rispetto a quelli originariamente previsti per il Fondo nazionale del servizio civile. Per il 2019 il servizio civile dovrebbe così poter contare complessivamente su un fondo di 198,1 milioni di euro, con un potenziale di circa 35mila posti messi a bando, ancora lontani però – come hanno denunciato più volte gli enti - dai 53mila di quest’anno.  (FSp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)