Gaza, Save the Children: Khan Younis è una città fantasma in cui i bambini vivono tra le macerie

Gli operatori dell’organizzazione sono tornati nella città per la prima volta dopo l’inizio del conflitto. La portavoce Myers: “Sono stata in molte zone di guerra, ma non mi sono mai trovata in una situazione come questa”

Gaza, Save the Children: Khan Younis è una città fantasma in cui i bambini vivono tra le macerie

I bambini vivono tra le macerie nelle strade completamente devastate di Khan Younis, la seconda città più grande di Gaza, riportano gli operatori di Save the Children, tornati in città per la prima volta dall'inizio della guerra, oltre 6 mesi fa. Prima degli attacchi del 7 ottobre e della guerra a Gaza, la città nella parte meridionale della Striscia aveva una popolazione di oltre 200 mila persone, tra cui circa 100 mila bambini.  Ora Khan Younis è una città fantasma – scrive Save the Children in una nota – con persone tentano gradualmente di tornano per proteggere ciò che resta delle loro proprietà o per recuperare gli effetti personali, mentre i bambini soli vagano per le strade in cerca di acqua e di altri rifornimenti. I media – si legge nella nota –hanno recentemente riferito che le immagini satellitari mostrano file di tende in un sito a ovest di Khan Younis.

“Mi sono sentita fisicamente male, il mio corpo ha reagito nel vedere questa brutalità assoluta, questo totale disprezzo per la vita umana”, dice Sacha Myers, portavoce di Save the Children, e operatrice umanitaria da oltre 14 anni, con alle spalle un’esperienza in decine di disastri, tra cui le il ciclone Idai in Mozambico e la riconquista di Mosul in Iraq. “Sono stata in molte zone di guerra e disastri, ma non mi sono mai trovata in una situazione in cui, a perdita d'occhio, ogni edificio è in macerie. In alcuni conflitti si vede la devastazione, ma ci sono aree risparmiate, edifici ancora in piedi. Qui, a 360 gradi, ogni singolo edificio è gravemente danneggiato o in macerie. E non solo in una o due strade, ma in decine di strade. La distruzione è ovunque. Mi ha colpito anche il numero di bambini soli – prosegue –. Si attraversa una strada che sembra vuota e all'improvviso si vedono bambini che escono dalle macerie. Erano tanti, trasportavano contenitori, credo d'acqua e non so da quanto tempo sono da soli, nelle strade distrutte. Si vedeva che i contenitori erano pesanti e difficili da trasportare per loro. È stato terribile vedere così tanti bambini senza nessuno, sapendo quanto sia pericoloso stare in quegli edifici crollati o semi-distrutti”.  

“Siamo tutti completamente sotto shock per il livello di devastazione.  E al contempo c’è una rabbia crescente in noi per quello che è successo e per l'entità dei danni – ha commentato Karyn Beattie, team leader di Save the Children a Gaza –. Come è possibile radere al suolo una città come questa? E vedere le scuole completamente distrutte, con i murales colorati sui lati, e sapere che i bambini sono stati uccisi all’interno. Come si può accettare tutto questo? Questi edifici sono la linfa vitale di una società. Sono le fondamenta di una comunità e di un Paese e parlano del suo futuro. I soldi e il tempo che ci vorranno per ricostruire... se le bombe smetteranno di cadere... saranno enormi. Una generazione di bambini, se sopravvive, non avrà dove imparare e dove andare”, conclude.

I recenti tentativi delle famiglie di rientrare nelle loro case a Khan Younis e più a nord di Gaza testimoniano le terribili condizioni in cui versa la popolazione in tutta la Striscia. Queste sono le aree più colpite dagli attacchi aerei, dove gli aiuti sono più limitati e i servizi di base inesistenti. Le parti in conflitto hanno l'obbligo legale di proteggere i civili, ovunque si trovino a Gaza. Save the Children sta valutando la fattibilità di istituire una clinica per l'assistenza sanitaria primaria a Deir Al Balah, nella zona centrale di Gaza e nelle zone costiere, preparandosi a qualsiasi potenziale spostamento di persone più a nord in futuro.  Nonostante le sfide significative, Save the Children rimane operativa nel nord di Gaza – avverte l’organizzazione – attraverso un partner locale che svolge attività ricreative con i bambini in 13 rifugi e ha condotto una campagna di sensibilizzazione sulle misure di protezione per i bambini non accompagnati e separati.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)