Forum economico mondiale: il “grido” del Patriarca Bartolomeo, “non c’è posto per l’indifferenza; e non c’è tempo per l’indecisione”
“Siamo tutti sulla stessa barca! Non c’è posto per l’indifferenza; e non c’è tempo per l’indecisione. Molti dei leader politici e globali del nostro mondo sono tra noi. Li esortiamo ad essere più ambiziosi nella loro legislazione e più tenaci nella loro azione”.
È “il grido” che che ha lanciato martedì pomeriggio il Patriarca ecumenico Bartolomeo I intervenendo al Panel “Come salvare il pianeta”, nell’ambito del 50° World Economic Forum di Davos. Dopo Greta Thunberg, è il Patriarca a chiedere una maggiore azione politica a favore della terra. Un discorso forte dove Bartolomeo si fa anche portavoce dei giovani che in tutto il mondo sono scesi nelle piazze.
“Abbiamo sentito i fatti; siamo stati informati dalla scienza; abbiamo previsioni sul futuro. A differenza delle generazioni precedenti, non abbiamo scuse; non possiamo affermare che non lo sapevamo”, dice Bartolomeo. “Tuttavia, nonostante le informazioni a nostra disposizione, sta diventando abbondantemente chiaro che purtroppo si sta facendo troppo poco”. “Esiste un enorme divario e un’immensa distanza tra la testa, il cuore e le mani”. Il Patriarca chiede quindi all’establishment politico ed economico mondiale, riunito a Davos, di “colmare questa lacuna; avvicinare questa distanza”. C’è poco tempo: “Abbiamo messo alla prova la sostenibilità del nostro mondo e abbiamo esaurito le risorse del nostro pianeta; abbiamo sfruttato la terra e portato prematuramente le specie all’estinzione; quel che è peggio, abbiamo esposto i più vulnerabili tra noi alle conseguenze del nostro consumo spericolato di energia”.
Da qui l’invito all’azione. Rivolgendosi ai leader mondiali, dice: “vi incoraggio a prestare attenzione allo slancio e alle proteste in tutto il mondo, non solo per coloro che soffrono dell’impatto dei cambiamenti climatici, ma anche per i giovani che implorano il loro futuro e chiedono solidarietà tra le generazioni. Il loro mondo – il nostro mondo – non è negoziabile! Il mondo sta aspettando; il mondo sta guardando. Siamo responsabili della nostra azione inadeguata e incoerente. Siamo responsabili del ruolo che abbiamo avuto nella difficile situazione dei rifugiati e del contributo che stiamo dando alle calamità naturali. Per qualche misteriosa connessione che non sempre comprendiamo (e talvolta scegliamo di ignorare), la terra ci ricorda la nostra vocazione a proteggere lei e le sue risorse naturali, a preservare e sostenere le generazioni future. Saremo giudicati dall’urgenza con cui rispondiamo alla crisi ecologica della nostra epoca”.