Eurispes: Mattarella punto di riferimento, aumenta la fiducia nella Chiesa cattolica
Dal Rapporto emerge l’immagine di un Paese che “galleggia” lontano dalla politica e si è adattato a uno stato di “perenne crisi”, ma allo stesso tempo “continua a bruciare ricchezza”
Sono poco più di un quarto gli italiani che hanno fiducia nell’attuale governo (il 26,3%), ancora meno quelli che la ripongono nel Parlamento (il 25,4%). Ed entrambi i dati sono in calo rispetto all’anno scorso. Sugli stessi livelli, peraltro, si collocano anche i partiti politici nel loro insieme. Va molto meglio per la magistratura, nonostante gli scandali che hanno investito il Csm: la fiducia sale di quasi tre punti e si attesta al 49,3%. Ma l’unico che supera la maggioranza assoluta è il Presidente della Repubblica, che con il 54,9% si conferma anche quest’anno come un punto di riferimento e di tenuta dell’intero sistema.
Il sondaggio realizzato dall’Eurispes per il Rapporto Italia 2020 giustifica il titolo scelto dall’istituto di ricerca: “Uno Stato da ri-costituire”. “La frattura tra Sistema e Paese che abbiamo segnalato nei precedenti Rapporti – spiega il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – stenta a trovare elementi di ricomposizione e, anzi, si è allargata nel corso dei mesi e pone nuovi problemi che rendono ancora più complessa e incerta la prospettiva generale”. Tale frattura “produce numerosi danni anche sul piano economico e mette in discussione la stessa tenuta sociale del Paese”, così che diventa urgente “affrontare i nodi che sono all’origine di un disagio diffuso, che alimentano il pessimismo e il qualunquismo, che delegittimano la politica, che frenano la capacità di costruzione del futuro, che impediscono la possibilità di mettere a frutto le enormi potenzialità possedute dall’Italia”. La situazione è tanto grave da richiedere, secondo Fara, una terapia radicale: occorre “una nuova fase costituente” con “un’Assemblea che riformi la seconda parte della Costituzione” e disegni “una cornice di regole riformate condivise in cui tutti possano riconoscersi”.
Dal Rapporto – sintetizza l’Eurispes – emerge l’immagine di un Paese che “galleggia” lontano dalla politica e si è adattato a uno stato di “perenne crisi”, ma allo stesso tempo “continua a bruciare ricchezza”.
Un Paese che si è “incattivito”, che guarda con diffidenza agli immigrati e mostra inquietanti cedimenti sul versante dell’antisemitismo; che non genera figli ma “ama sempre di più la compagnia degli animali”.
Sulla questione migratoria spicca il calo drastico di coloro che ritengono gli immigrati un fattore di arricchimento culturale e un supporto alla crescita economica: in dieci anni sono scesi, rispettivamente, dal 59,1% al 42% e dal 60,4% al 46,9%. Eppure, lo ricorda proprio Fara nella presentazione del Rapporto, “i lavoratori immigrati in Italia producono il 9% del Pil”, “versano 14 miliardi annui di contributi sociali e ne ricevono solo 7 tra indennità di disoccupazione e pensioni”. Quanto all’antisemitismo, nel confronto con l’indagine condotta nel 2004 l’Eurispes segnala un forte aumento di coloro che, incredibilmente, sostengono che l’Olocausto non sia mai avvenuto: la loro quota è cresciuta dal 2,7% al 15,6%. Una minoranza, certo (e ci mancherebbe pure), ma non più limitata a una sparuta rappresentanza di estremisti paranoici. Difficile dar torto a quel 60,6% secondo cui i recenti episodi di antisemitismo sono “la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo”.
Nel Rapporto non mancano, tuttavia, i segnali positivi.
In particolare va sottolineato l’aumento della fiducia in tutta una serie di soggetti che, per quanto profondamente diversi tra loro per natura e consistenza, costituiscono una rete collettiva di tenuta del Paese e rappresentano anche una fondamentale risorsa per il futuro. Le associazioni di volontariato sono passate in un anno dal 64,2% al 70%; la Chiesa cattolica dal 49,3% al 53,4%; le altre confessioni religiose dal 29,8% al 40,2%; i sindacati dal 37,9% al 46,4%.