Eredità senza amarezze. Una tassazione di successione blanda è “giusta” o “sbagliata”? I pareri

Ogni anno il Fisco italiano incassa poco più di un miliardo di euro dall'imposta di successione; un’inezia rispetto a quanto incamerano le casse francesi, spagnole, tedesche

Eredità senza amarezze. Una tassazione di successione blanda è “giusta” o “sbagliata”? I pareri

Chi non è particolarmente ricco, non paga tasse di successione in caso di eredità; chi è (sostanzialmente) ricco, non paga molte tasse di successione in caso di eredità, perché normalmente i grandi patrimoni ci pensano per tempo e sfruttano ogni possibilità di elusione – legale – della tassa di successione.

Morale della favola: ogni anno il Fisco italiano incassa poco più di un miliardo di euro dalla suddetta imposta; un’inezia rispetto a quanto incamerano le casse francesi, spagnole, tedesche. Questo perché le eredità fino ad un milione di euro (patrimonio non proprio alla portata di tutti…) sono esentasse, e questo per ogni erede diretto. E se ci sono mattoni dentro l’eredità, questi sono valutati al valore catastale, quasi sempre nettamente inferiore al valore di mercato dell’immobile. Insomma, per superare quella soglia ce ne vuole; comunque coniuge, figli e genitori pagheranno il 4% su quanto supera il famoso milione. Non proprio una spoliazione…

Non è faticosissimo rimanere dentro quelle soglie, con un po’ di tempo e di attenzione. Se gli immobili sono tanti e “validi”, è meglio trasferirne la proprietà o quote della stessa per tempo. Ci sono polizze vita che vantano la qualità di non concorrere a formare l’asse ereditario, i titoli di stato ed equiparati sono esenti dall’imposta e insomma la liquidità ha le sue opportunità per rimanere in ambito familiare e non nelle tasche del Fisco.

La questione è un’altra: una tassazione così blanda è “giusta” o “sbagliata”?

Se la cosa è valutata dagli esperti di scienza delle finanze, è sbagliatissima. Lo Stato italiano si priva di risorse notevoli, al contrario di altri Paesi europei; è sempre meglio tassare qualsivoglia cosa che non sia il lavoro (quindi rendite, consumi, ecc…). In linea di principio, la discussione si esaurirebbe così. In pratica, lo Stato italiano tassa pesantemente il lavoro – e non occorre essere grandi banchieri strapagati per venire spolpati – e allora chiude un occhio su altre voci. Che spesso costituiscono il frutto di anni di lavoro e di risparmi: anche questi ultimi ben tassati, sia quando sono investiti, sia quando giacciono nei conti correnti.

Non dimentichiamo poi che i mattoni pagano l’Imu, salvo quando siano “prima casa”. Insomma, dal 2000 in poi si è voluto rendere meno amaro l’addio al familiare defunto. Nemmeno gli eredi non familiari vengono torturati dal Fisco: non godono di franchigie, ma pagano solo l’8% su beni espressamente destinati a loro dal de cuius. C’è di peggio nella vita…

Infine, una situazione pratica che può risultare estremamente odiosa. Perdi il genitore, erediti un immobile di pregio, ti trovi a pagare fior di quattrini come tassa di successione. L’immobile sarà di pregio, ma non è liquidità. E così la disgrazia rischia di raddoppiare. È per queste ragioni che i tanti governi che si sono succeduti in un quarto di secolo, hanno deciso di lasciare le cose come stavano. E come sono tuttora.

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Fonte: Sir