È donna il 52% degli adulti immigrati in Italia: in crescita negli ultimi 15 anni
La stima di Ismu: a gennaio 2020 sono due milioni e 235 mila le straniere adulte residente nel paese: presenza cresciuta del 141% dal 2005 al 2020. Focus sulla Lombardia
ROMA - La presenza di immigrate in Italia è cresciuta negli ultimi 15 anni di oltre il 140%; provengono soprattutto da Romania, Albania e Marocco. Al 1° gennaio 2020 le donne adulte straniere regolarmente residenti nel paese sono due milioni e 235 mila (contro i poco più di due milioni e 46mila uomini). Lo stima l’Ismu che diffonde i dati aggiornati (elaborazione Istat), in occasione della festa dell'8 marzo: è donna il 52,4% degli adulti immigrati, mentre prevale la componente maschile (51,9% del totale) si analizza la popolazione minorenne straniera.
Donne immigrate in aumento dal 2005. Dal 1° gennaio 2005 al 1° gennaio 2020 il numero di donne immigrate ha registrato un aumento del 141%, contro un incremento degli uomini del 112%. Una crescita, secondo gli osservatori, dovuta sia all'aumento dei ricongiungimenti familiari (per lo più femminili), sia all'allargamento ad Est dell’area di libera circolazione europea, che ha comportato l’incremento di nuovi flussi esteuropei: soprattutto, anche se non solo, di assistenti domiciliari e “badanti”.
Ucraina il primo paese di provenienza. Le donne immigrate provengano prevalentemente (nell’ordine) da Romania, Albania e Marocco, seguiti da Ucraina, Cina, Filippine, Moldova, India, Polonia, Perù, Sri Lanka, Nigeria, Egitto, Ecuador e Bangladesh. Secondo Ismu a inizio 2020 il collettivo che presenta la più alta percentuale di presenza femminile è quello ucraino (77,3%), seguito dal polacco (74,1%), moldovo (66,1%) e bulgaro (62,6%). Più sbilanciati al maschile sono invece tutti i gruppi nazionali asiatici o africani formati da srilankesi, marocchini, indiani, nigeriani, tunisini, egiziani e soprattutto pakistani, bangladeshi e senegalesi. Tra questi ultimi tre le incidenze femminili raggiungono solo rispettivamente il 30,4%, il 28,1% e il 25,4%.
Focus Lombardia. La maggior parte è coniugata (55,3%), più di una su quattro è nubile, mentre le divorziate e separate sono il 13,6% ( vedove il 4,7%). Due immigrate su tre hanno un titolo di studio di scuola secondaria superiore (per lo più ottenuto in patria) e più di una su cinque possiede una laurea. E’ la fotografia delle donne straniere in Lombardia scattata da Ismu, che ha elaborando i dati dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità: al 1° luglio 2019 quelle provenienti da Paesi a forte pressione migratoria sono 537 mila (contro 545 mila uomini), di cui 44 mila irregolari. Le donne immigrate rappresentano il 49,6% del totale della popolazione immigrata presente in Lombardia. Le attività lavorative maggiormente svolte sono quelle in ambito domestico (33,6%): nello specifico come assistenti domiciliari (14,2% delle lavoratrici provenienti da Paesi a forte pressione migratoria), domestiche a ore (12,4%), baby sitter (3,7%) o domestiche fisse (3,1%). Il 16,1% invece lavora nel settore della ristorazione o in quello alberghiero, il 10,1% esercita una professione intellettuale, il 6,1% ha un lavoro impiegatizio. Il 30,3% guadagna tra i 751 e i 1000 euro netti mensili, il 19,7% tra i 1.001 e i 1.250 euro netti al mese. Sono ancora tante le immigrate che percepiscono redditi molto bassi, ricorda Ismu: il 17,2% guadagna tra i 500 e i 750 euro e l’11,4% addirittura meno di 500 euro. Passando alle appartenenze religiose, il 57,7% delle donne provenienti da Paesi a forte pressione migratoria è cristiana, soprattutto di religione cattolica (28,5%) o ortodossa (22,7%). Le musulmane invece sono il 27,7%.