Dall'Afghanistan all'Inghilterra, una tutrice racconta il suo lavoro con due ragazzi
Qadim e Ibrahim, due fratelli afghani arrivati a Palermo nel dicembre del 2020 oggi sono in Inghilterra. A raccontare la loro storia e la sua esperienza di accompagnamento come tutrice volontaria è Alessandra Puccio
Qadim e Ibrahim, due fratelli afghani arrivati a Palermo nel dicembre del 2020 oggi sono in Inghilterra. A raccontare parte della loro storia e la sua esperienza di accompagnamento come tutrice volontaria è Alessandra Puccio. Grazie all'incontro con Shapoor Safari: cuoco afghano e rifugiato politico scappato 20 anni fa dal suo Paese dopo il primo insediamento del governo talebano, si è riusciti a poco a poco a comunicare con i ragazzi conquistando soprattutto la loro fiducia. La loro permanenza a Palermo è durata fino a metà Maggio di quest'anno perché i due giovani sono riusciti a scappare dalla comunità di accoglienza per raggiungere l'Inghilterra.
"Sono tutrice da quattro anni, e questa per me è stata la quinta tutela che ho avuto. Il primo dicembre del 2020 ho avuto, infatti, la richiesta dal tribunale dei minori per l'assegnazione inizialmente solo di Qadim. Successivamente, ho chiesto di avere anche il fratello Ibrahim. I due fratelli avevano 12 e 13 anni - racconta Alessandra Puccio -. L'esperienza con loro, nonostante le difficoltà iniziali dovute alla lingua, è stata molto significativa. All'inizio comunicare con loro è stato difficile perché non c'erano mediatori culturali che parlassero l'afghano. Grazie, però, all'incontro con Shapoor che, in maniera informale, mi ha fatto da mediatore linguistico, siamo riusciti insieme, recandoci periodicamente nella comunità che li ospitava, ad accompagnarli nel loro percorso per capire come aiutarli. Superato il primo approccio di diffidenza iniziale, ho trovato due ragazzi molto intelligenti e molto determinati sugli obiettivi da raggiungere. Siamo, infatti, riusciti a iscriverli a scuola e a fargli fare un corso di italiano per stranieri. Con il tempo siamo riusciti pure a creare uno spazio di relazione e Shapoor ha pure cucinato in comunità per loro. sempre Shapoor ha voluto, perfino, organizzare una cena etnica a casa sua per metterli sempre di più a loro agio". "In questi mesi, abbiamo capito sempre di più che, il primo bisogno forte era quella di adoperarsi per avviare tutte le pratiche per favorire il ricongiungimento con i parenti presenti in Inghilterra. Abbiamo cercato anche con l'avvocato di aiutarli, pur sapendo che la loro intenzione era quella di andare via il più presto possibile dall'Italia. Considerato i lunghi tempi italiani per il disbrigo delle pratiche, pur essendo molto piccoli, questi ragazzi hanno deciso alla fine di scappare dalla comunità. Dopo un poco di tempo, tramite Shapoor che ha contatto un parente in Inghilterra, abbiamo saputo che, fortunatamente stanno bene e che, per il momento, si trovano in un centro di accoglienza inglese. Anche se sono andati via, abbiamo dato loro sicuramente un supporto importante. Se a Palermo dovessero arrivare altri giovani afghani così come di altre nazionalità continuerò a dare la mia disponibilità".
"Ho avuto altre esperienze come tutrice - aggiunge ancora Alessandra Puccio -. Ho avuto un ragazzo del Senegal con cui sono tuttora in contatto. Po ho seguito un altro ragazzo senegalese che oggi si trova in Francia. Sono stata, anche se per pochissimo tempo purtroppo, tutrice di quel minore della Costa D'avorio di 15 anni che è morto, poco dopo in ospedale dopo essere stato nella nave quarantena. Sulle responsabilità per la sua morte ci sono ancora indagini in corso. Credo che il nostro ruolo di tutori, sia di grande aiuto proprio per il sostegno sociale che si prova a dare a coloro che sono soli e disorientati. La figura del tutore è, pertanto, molto importante perché l'accompagnamento dei minori stranieri non può gravare tutto sugli operatori delle comunità che da soli non riescono a reggerne il peso".
Serena Termini